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Il Pd calabrese davvero vuole sacrificare la nuova generazione alla realpolitik degli highlander democratici?

Dal PD in preda al caos a Cosenza, allo sviluppo tecnologico in Calabria lento come una tartaruga, alla grande dimenticata italica di Paolo Rumiz. I voti della settimana

Pubblicato il: 25/11/2023 – 7:00
di Paride Leporace
Il Pd calabrese davvero vuole sacrificare la nuova generazione alla realpolitik degli highlander democratici?

Il senatore Nicola Irto, che secondo consuetudine è anche segretario regionale del Pd (in Prima repubblica la regola era diversa), si è visto consegnare la richiesta dal Nazareno di rimandare la direzione regionale indetta per riassettare la federazione di Cosenza in preda ad un caos dopo l’autosospensione del segretario provinciale Vittorio Pecoraro (un talento da giovane politico con incarichi anche internazionali) ma anche del vicesegretario Mario Lettieri e di Giuseppe Mazzuca. Irto al Corriere di Calabria ha dichiarato che la conferenza programmatica di gennaio sarà panacea di ogni guasto e che la federazione di Cosenza troverà una sintesi. Caro Irto abbia coraggio a saper scegliere in questo scontro tra vecchi e giovani. Da una parte abbiamo Franco Iacucci, il quale in una recente intervista si definisce dalemiano adoperando una categoria che neanche D’Alema oggi userebbe, Domenico Bevacqua che ha tra i suoi unici meriti quello di aver raccolto 6000 voti non avendo mai lasciato segni tangibili nel dibattito pubblico, e lo zar Nicola Adamo, maestro di tattica, il quale dovrebbe adoperarsi a tirar su una nuova classe dirigente della sinistra calabrese invece di continuare a capire come tenere in scacco organismi e decisioni. Dall’altra parte si adoperano a cambiare lo stato delle cose oltre agli autosospesi già citati anche Salvatore Monaco, sindaco di Spezzano, Francesca Dorato, consigliere comunale a Castrovillari, Michele Leonetti, Andrea Novembrino, l’avvocato Salvatore Giorno capace nell’analisi politica, il giovanissimo sindaco di San Mango d’Aquino, Gianmarco Cimino. E fermo qui l’elenco che contempla numerose donne e uomini in tutta la Calabria che interpretano al meglio il nuovo corso della segretaria Elly Schlein e che si rischia di allontanare dall’impegno constatando essi che la loro fatica della politica mai nulla produce. Anche la vicenda di Maria Pia Funaro, defenestrata vicesindaco di Cosenza, non ha trovato neppure l’attenzione di un tweet della federazione regionale, figurarsi un dibattito.
Segretario Irto lei è uno splendido quarantenne di morettiana definizione. Davvero vuole sacrificare la nuova generazione del Pd alla realpolitik degli highlander democratici? Mi permetta di ricordarle l’intramontabile verso di Vladimir Majakovskij che recita: “Non richiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada”. Senatore Irto non si chiuda nelle stanze del Palazzo. Non sprechi l’occasione di dar fiducia e possibilità ai giovani del suo Pd.

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Come in un gioco dell’Oca l’avvocato, Giancarlo Pittelli, fresco condannato a 11 anni in primo grado a Rinascita Scott, torna agli arresti domiciliari per altro faldone legato ad una bancarotta fraudolenta e alla proprietà di un terreno di Stalettì. Pittelli, categoria colletti bianchi, trova un nuovo pesante inciampo giudiziario. Per l’ex esponente di Fratelli d’Italia (dopo una lunga militanza berlusconiana) era stato chiesto l’arresto in carcere, altre 7 persone sono indagate a piede libero. In attesa di leggere la prosa giudiziaria, sul punto ricordo a me stesso e ai lettori che questa vicenda del terreno di Stalettì era entrata in Rinascita Scott con un verbale del collaboratore di giustizia Nicola Femia che aveva riferito della proposta avuta dal suo avvocato difensore di partecipare ad un investimento di un insediamento turistico. Quei fatti sono datati tra il 2011 e il 2012. Le cronache dell’epoca scrissero anche di altre due inchieste su questo terreno a riprova di una cornucopia giudiziaria nata da quelle parti. Complesso incastrare la vicenda, al momento. Risalta, invece, che Giancarlo Pittelli è al suo quarto arresto nel giro di pochi anni insieme a tre scarcerazioni. A fronte del triangolo – arresto, scarcerazione, nuovo arresto – il saggio Enzo Biagi scriveva: “Come dire che si può sbagliare tre volte. Ma qual è quella buona?”. L’eretico Leonardo Sciascia alla questione opponeva uno dei suoi paradossi illuministici suggerendo che al magistrato vincitore di concorso si appioppasse una sorta di tirocinio che lo obbligasse a trascorrere tre giorni in carcere insieme a detenuti. E per non far apparire questa riflessione una difesa solitaria dell’avvocato Pittelli allargo un cono di luce ai circa 100 assolti da Rinascita Scott. Un numero che racconta persone, alcune di esse hanno scontato lunghi anni di carcere duro e preventivo che sarà risarcito con “ingiusta detenzione”. L’attenzione mediatica, la mia compresa, dell’assolto al pari del condannato va al nome dell’eccellente, del colletto bianco. E invece il gran numero di innocenti del maxiprocesso riguarda chi entra ed esce dal carcere. Anche loro sono uomini come Gianluca Callipo. Un tempo qualcuno si sarebbe preoccupato del pregiudizio classista oggi dimenticato. Me ne preoccupo allora in solitudine con i miei lettori osservando che Lombroso ancora abita le nostre teste, e che anche nei media come nei tribunali non tutti gli uomini assolti sono sempre uguali.

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Nel comune di Altilia, nel Savuto cosentino, arriva la connessione Internet veloce che permetterà di aver un accesso alla Rete più rapido. Altilia è anche il nome di una fortunata start up calabrese che Fortune qualche mese fa ha collocato tra le migliori d’Italia per innovazione e applicazione di Intelligenza artificiale. Ma fermi con l’entusiasmo. Nella Calabria che discute di cultura digitale e ritiene di essere l’avanguardia del mondo, lo sviluppo tecnologico è lento come una tartaruga.
La nostra regione è la penultima d’Europa per numero di abitanti che non ha mai adoperato una connessione Internet. Peggio di noi solo la regione di Kentriki Ellade in Grecia. Quasi il 19 per cento della popolazione tra i 16 e i 74 anni non ha mai mandato o ricevuto una mail o consultato un sito. La questione a cascata si riflette anche per i servizi di home banking con un terzo della popolazione calabra che non ha mai adoperato questo servizio per analfabetismo digitale e prevalenza di sommerso contante. Record negativo anche nel commercio online in cui siamo anche qui maglia nera europea.
E’ evidente che i sogni telematici degli anni Novanta in Calabria non hanno dato i frutti che si annunciavano. Sembra di stare nella trama dell’ultimo film di Maccio Capatonda “Il migliore dei mondi”, simpatica trama distopica in cui il progresso tecnologico è fermo agli anni Novanta.
Se ne prenda atto nei numerosi convegni dedicati al tema. In Calabria il digital/divide è questione meridionale contemporanea.

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Una risposta però arriva da Paolo Rumiz che nel suo ultimo libro “Una voce dal profondo” dedicandosi a viaggiare nella faglia dei terremoti italiani si sofferma per ben tre capitoli sulla Calabria definendola “la grande dimenticata italica”. Particolare non sfuggito al Venerdì di Repubblica che chiede conto di tale prevalenza sentendosi rispondere dallo scrittore viaggiatore: “Perché, da nordico, mi sento in debito con questo termitaio di eremi da dove è passata gran parte della cristiana civiltà arrivata dall’Egitto. Un passato glorioso che non giustifica certe brutture, però apprezzo la loro risposta all’inefficienza dello Stato che li ha costretti a sviluppare una solidarietà reciproca, quello che il mio amico Marco Ciriello chiama Welfare del Sud che al Nord non c’è più”. Quindi, i molti calabresi che non hanno un computer in casa, probabilmente si rivolgono ad un vicino che li aiuta in un indispensabile servizio a distanza.
Grazie a Rumiz per averci illuminato.

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