«Nel 2024 celebreremo il quarantesimo anniversario della posa della prima pietra per la costruzione dell’Ospedale Auberge dell’Amour Redempteure di Dangbo, in Benin, dove attualmente mi trovo assieme a miei amici e compagni di sempre: il dottor Carlo Costarella e l’architetto Conni Aieta»: inizia così una sorta di “diario di bordo” di don Ennio Stamile.
«Un lungo cammino di carità, solidarietà, condivisione, integrazione tra diverse culture, che segna una tappa importante, dal sapore biblico – scrive -. Nel Sacro Testo, infatti, quaranta è una cifra simbolica assai significativa, sia per il popolo che Dio si è scelto, che per il singolo credente. Più che un tempo cronologico, scandito dal susseguirsi di giorni, mesi e anni, indica, piuttosto, un tempo teo-antropologico: tempo dell’attesa e della prova, tempo per vedere le opere di Dio e, contestualmente, tempo per decidere di assumersi le proprie responsabilità; oppure tornare indietro verso “le cipolle d’Egitto”, cioè preferire la schiavitù. In questi quarant’anni, la diocesi di San Marco Argentano-Scalea, unitamente a quella di Porto Novo, ha potuto riconoscere, attraverso il segno della cura dei più poveri, la misteriosa presenza di Gesù Cristo, che nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, letto domenica scorsa nella solennità di Cristo Re, ancora oggi ci ripete: “ero malato e siete venuti a visitarmi”. San Giovanni Paolo II, ci ricorda che la pericope contenuta in Matteo 25,31-46, “non è un semplice invito alla carità, ma è una pagina di cristologia che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo. Su questa pagina, non meno che sul versante dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo” (Novo millennio inerente, 49)».
Stamile spiega che «nell’attenzione e nel servizio ai poveri, agli ultimi, non solo rendiamo culto a Dio, ma ne sperimentiamo la presenza e rimaniamo fedeli ad un invito che non lascia spazio a distrazioni e omissioni; ne va della nostra identità di credenti, appartenenti alla Chiesa, popolo santo di Dio. In questo lungo periodo abbiamo riconosciuto la presenza dello Spirito Santo, che ha ispirato il compianto Mons. Augusto Lauro, affinché l’educazione alla legalità della Caritas diocesana avvenisse attraverso il Benin. Lo stesso Mons. Lauro ha voluto rivolgere il suo ultimo saluto anche all’Ospedale di Dangbo, disponendo nelle sue volontà testamentarie, che la somma di denaro rimasta in deposito dopo la sua morte, fosse devoluta proprio a questa opera che lo ha visto protagonista, assieme all’allora Vescovo di Porto Novo Mensah e al dottor Carlo Costarella, che ancora oggi, attraverso l’Associazione San Benedetto Abate, segue da vicino con numerosi viaggi in Benin, questa importante opera. Detta Associazione di volontariato, che ha sede dal 2013 anche in Benin, da qualche anno, su indicazione del vescovo emerito Mons. Bonanno, segue, per la Caritas diocesana, anche il predetto Ospedale. Quest’anno, mediante i fondi messi a disposizione della nostra Diocesi, è stato costruito un centro dialisi e sono state realizzate numerose opere di ristrutturazione dei primi due padiglioni per i necessari ed urgenti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, imposti dalla Commissione sanitaria disposta dal Ministero della Sanità beninese. Detta Commissione, nella sua ultima visita ispettiva, ha anche predisposto una serie di accorgimenti tecnici al nuovo centro dialisi che, con le solite difficoltà burocratiche, abbiamo realizzato in questa missione. Se si vuole toccare con mano l’effetto della politica dittatoriale in merito alla sanità, basta venire qui in Bénin».
Don Ennio ricorda poi che «l’attuale presidente Patrice Talon, eletto “democraticamente” con suffragio bulgaro, ha ben pensato di tagliare i fondi dedicati ai nefropatici, riservandone una quota solo per i militari ed i funzionari statali, questi soli posso accedere alle cure gratuitamente, mentre gli altri si debbono arrangiare. Sono davvero pochi coloro che possono permettersi il lusso di pagare 65.000 CFA, circa 100,00 € a dialisi, molti iniziano e poi sono costretti a rinunciare, andando inevitabilmente incontro alla morte. La politica sanitaria è uno di quegli ambiti dove maggiormente si misura una vera democrazia, attenta alle istanze di chi di ha realmente bisogno».
«La nostra regione in questo ambito ha subito e subisce le conseguenze di una politica sanitaria a dir poco disastrosa. Malgrado tutto ciò riesce ad esprimere ottimi professionisti apprezzati nel mondo e volontari encomiabili. Non ci stancheremo mai di ringraziare l’Asmev Calabria, i nefrologi Roberto Pititto e Aldo Foscaldi, per avere messo a disposizione competenza, professionalità e dedizione incondizionata perché il centro si realizzasse, anche mediante il corso di preparazione professionale ai due infermieri che vi lavoreranno. Un grazie speciale al tecnico Francesco Zappone (a sinistra nella foto di copertina con Roberto Pititto, suor Opportune e Aldo Foscaldi), anch’egli volontario Asmev, che dall’Eritrea è volato in Benin per supportarci in questi giorni dal punto di vista strettamente tecnico operativo di messa in funzione dei quattro reni artificiali, due macchine d’osmosi, nonché del nuovo pozzo, revisione dell’impianto ed altro. È bello che professionisti della nostra Terra – Francesco è originario di Roggiano Gravina – siano apprezzati anche a Cotonou, capitale economica del Paese, nel più grande centro dialisi del Benin, per la sua opera di assistenza qualificata e gratuita. Il 2024 sarà un’occasione davvero preziosa, per riflettere sui problemi che ancora oggi il Continente africano soffre, sfruttato, come sempre, dalle nuove forme di dittatura economica. Buon cammino di Avvento a tutti», conclude don Ennio Stamile. (redazione@corrierecal.it)
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