VIBO VALENTIA «Una giornata storica che ancora ci emoziona». Sono passati 4 anni dalla Vigilia di Natale in cui circa 5000 mila vibonesi camminarono dal duomo di San Leoluca fino al comando provinciale dei Carabinieri. Una marcia, organizzata dal coordinamento provinciale di Libera, per ringraziare le forze dell’ordine e «dare un segnale a tutta la città» all’indomani dell’operazione Rinascita-Scott. «Già prima della manifestazione – spiega al Corriere della Calabria il referente regionale Giuseppe Borrello – c’erano state nell’immediato scene di gratitudine tra caffè offerti e stelle di Natale donate all’arma, noi abbiamo sentito la necessità di organizzare un momento per tutta la comunità». Borrello, che proprio a Vibo ha iniziato il suo percorso all’interno dell’associazione, ricorda con orgoglio quella giornata. «In pochi giorni abbiamo preparato tutto, ma essendo il 24 dicembre non ci aspettavamo molta presenza». Invece la risposta della comunità è stata forte. «Una partecipazione straordinaria, data dalla voglia delle persone di ribaltare gli stereotipi che vedono i calabresi rassegnati e indifferenti».
Un percorso simbolico per ringraziare il grande lavoro delle forze dell’ordine. «Ci siamo fermati prima davanti la procura per salutare il procuratore Camillo Falvo, che aveva svolto un lavoro straordinario. La seconda tappa è stata invece la prefettura» ricorda Borrello. L’arrivo, tra gli applausi e gli occhi lucidi delle persone, di fronte il comando provinciale dei Carabinieri. «Ancora oggi ricordiamo con emozione quei momenti». Se la marcia si è conclusa quel giorno, il percorso però continua. «C’è sicuramente la necessità di dare continuità ai valori che hanno ispirato quella giornata». Nel frattempo, il processo è iniziato, si è svolto ed è arrivata la prima sentenza, lo scorso 20 novembre. A quello giudiziario che procede spedito, precisa Borrello, «va affiancato un processo culturale».
«Sicuramente a livello sociale sono cambiate molte cose» continua il referente regionale di Libera. «Se prima avevamo difficoltà ad entrare nelle scuole, oggi abbiamo difficoltà a stare dietro a quelle che sono tante richieste». Così come per i beni confiscati «verso i quali c’è maggiore sensibilità da parte delle amministrazioni». Merito, soprattutto, secondo Borrello, di uno Stato che è tornato a essere forte e credibile agli occhi dei cittadini. «Per anni a Vibo Valentia è prevalso un senso di impunità, adesso la situazione è diversa: ci sono sempre più denunce e più collaboratori di giustizia». Cambiamenti che hanno effetto anche sui cittadini. «Il muro di omertà inizia a sgretolarsi, adesso serve una contro-narrazione contro lo stereotipo di una regione rassegnata e abbandonata. Un’altra Calabria non solo è possibile, ma esiste ed è sempre esistita» conclude Borrello.
«Un fiume di gente che ha mostrato il volto bello della Calabria». Maria Joel Conocchiella, referente provinciale di Libera a Vibo Valentia, ricorda quel giorno con le stesse emozioni del suo predecessore. «Quella risposta corale e così partecipata – spiega al Corriere della Calabria – ha alimentato la nostra voglia di fare, è stata combustibile per il nostro impegno». La gente, spiega Conocchiella, «è scesa in piazza perché stanca della presenza asfissiante della ‘ndrangheta, della violenza, dei soprusi, di metodi e condotte criminali che negando i diritti basilari e lo sviluppo sociale, culturale ed economico, relegano la nostra provincia agli ultimi posti di molte classifiche». Quel giorno, però, si respirava un’aria diversa. «Stanchezza e indignazione si sono trasformate in senso di responsabilità, nella bellezza dell’incontro e del riconoscimento di essere una comunità in cammino». Proprio per questo la marcia del 24 «ha una valenza simbolica enorme, è un atto politico forte che manda un messaggio chiaro».
Se la marcia ha rappresentato «un momento importante per un’intera regione», lo è stata altrettanto la sentenza di primo grado arrivata lo scorso novembre «con pesanti condanne per l’ala più violenta». «Un lavoro enorme della magistratura requirente e giudicante a riprova di uno Stato presente e credibile» ha aggiunto Conocchiella. Il processo ha scoperchiato «dinamiche criminali che per tempo hanno impunemente pervaso la città». Ma quel periodo, dichiara la referente di Libera, è finito. «È cambiato l’animus delle persone nel relazionarsi alla criminalità, come lo stesso Luigi Mancuso fa notare in un’intercettazione». Un processo di riscatto «in atto e che non può essere arrestato». Nonostante i cambiamenti, la situazione resta complessa. «Non bisogna certo illudersi, anche perché il rischio della normalizzazione è sempre presente e quello che emerge dalle diverse operazioni permette di tratteggiare un quadro che rimane comunque allarmante. Ma viviamo una stagione importante nella lotta contro la ‘ndrangheta. La vera spallata sarà data dalla gente comune e da tutti quei “no” che speriamo, possano diventare presto l’unica vera normalità». Se in passato regnavano pessimismo e rassegnazione, oggi si intravede la luce. «Le Rivoltelle, quattro giovani donne calabresi – conclude Conocchiella – cantano: “E sarà bellissimo fermarsi e poter gridare, sarà un futuro eccezionale” ». (redazione@corrierecal.it)
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