CATANZARO Un museo di archeologia subacquea giace nel profondo degli abissi dei mari calabresi, si arricchisce – ogni giorno – di nuove scoperte compiute quasi esclusivamente da sub appassionati e inserite nella mappa dei beni di età moderna e contemporanea. Un esempio? Il relitto del Pasubio tra i più affascinanti, affondato da un sommergibile britannico nel 1943 al largo di Roccella Jonica, nel reggino. Ed ancora, Fort Missanabie: il relitto del cargo armato inglese, silurato nel maggio del 1944. Il mercantile inglese lungo 137 metri, giace a circa 80 metri di profondità, spezzato in due tronconi. La metà di poppa è in assetto di navigazione mentre la metà di prua è capovolta. Tutto il relitto è circondato da fittissimi banchi di Anthias e di pesce azzurro. Un tesoro nascosto e sconosciuto ai più, un patrimonio a largo delle coste italiane al centro di un progetto di valorizzazione delle aree marine protette. «L’idea è di sviluppare il turismo subacqueo migliorando l’esperienza di fruizione dei siti archeologici sommersi – racconta a Il Messaggero la soprintendente Barbara Davidde – I beni culturali subacquei scelti sono accomunati dall’esigenza di essere resi noti alla comunità». La mente corre veloce ai preziosi relitti “custoditi” nei fondali di Punta Falcone in Sardegna o a Capo
Rizzuto. E allora perché non rendere visitabili e fruibili i siti attraverso tour anche multimediali? Offrendo la possibilità concreta di una esperienza straordinaria, organizzando esplorazioni con immersioni. Basti pensare alla (ri)scoperta della statua di “San Francesco degli Abissi”, tornata da qualche anno al suo naturale splendore. L’opera di pulizia, ben visibile dalle istantanee raffiguranti il “prima ed il dopo”, è stata realizzata – negli scorsi anni – dal professore Piero Greco e dagli speleologi subacquei Domenico Garritano di Fuscaldo, Paolo Mauro di Verzino e Consuelo Marano di Grimaldi facenti parte del Gruppo Subacqueo Paolano. Un’altra meraviglia di Calabria.
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