BRUXELLES L’annuncio della candidatura di Charles Michel alle Europee e delle sue dimissioni anticipate dalla carica di presidente del Consiglio Ue ha dato il via alle trattative sugli incarichi di vertice a Bruxelles, dove l’ex primo ministro italiano Mario Draghi viene indicato da alcuni come uno dei principali contendenti. Il 76enne ex presidente della Banca Centrale Europea a cui viene attribuito il merito di aver salvato la moneta unica viene considerato come una possibile opzione alla successione all’ex premier belga, secondo funzionari e diplomatici europei citati dal Financial Times.
È probabile che emergano anche altri possibili candidati per il ruolo ora esercitato da Michel, ed è difficile prevedere la sequenza delle trattative e delle successive intese sui posti di vertice dell’Ue, legati anche all’esito delle elezioni di giugno, sottolineano le fonti citate dal giornale. D’altra parte, proseguono, fonti vicine a Draghi lasciano intendere che l’ex premier non stia operando per farsi assegnare alcun incarico di leadership a Bruxelles.
Ma le illazioni che lo riguardano, prosegue il giornale, basate sulla storia, l’esperienza e la statura di una delle figure più importanti dell’Ue, sottolineano il desiderio in molte capitali di arrivare alla scelta di un successore a Michel ben prima della sua probabile partenza a metà luglio.
L’urgenza è in parte motivata dalle norme Ue che consentirebbero al leader euroscettico ungherese Viktor Orbán di assumere l’incarico se nessun candidato dovesse essere scelto prima delle dimissioni del presidente del Consiglio europeo: l’Ungheria avrà la presidenza di turno semestrale dell’Ue a partire dal 1° luglio. I nuovi membri eletti del Parlamento europeo entreranno in carica entro la metà di luglio, data ultima oltre la quale Michel non potrebbe restare presidente. I leader dell’Ue hanno anche la possibilità di insediare un candidato ad interim per escludere Orbán. Draghi, tuttavia, difficilmente accetterà questo ruolo a titolo temporaneo, commenta un funzionario citato dal Financial Times.
Altri nomi considerati possibili per la carica includono gli attuali primi ministri spagnolo Pedro Sánchez e danese Mette Frederiksen. A differenza di Draghi, entrambi i leader sono affiliati ai grandi partiti politici europei, un fattore importante nelle nomine nell’Ue. La non appartenenza partitica di Draghi “lo ostacolerà”, secondo un diplomatico citato dal Financial Times.
Gli stati membri dell’Europa centrale e orientale si lamentano inoltre da tempo del fatto che troppo spesso i posti più importanti vengano assegnati a cittadini di paesi dell’Europa occidentale. Le opinioni schiette di Draghi su politiche che includono l’integrazione fiscale potrebbero infine irritare paesi come la Germania che tradizionalmente hanno una visione diversa, secondo un funzionario dell’Ue informato sulle ‘discussioni’ in corso.
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