LAMEZIA TERME Una cattura attesa da quasi tre anni, all’indomani del blitz “Molo 13”, eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo Scico di Roma e coordinato dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro, all’epoca guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Gli inquirenti sono riusciti a chiudere il cerchio attorno a Leonardo Ferro, classe 1985, di Reggio Calabria, destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che aveva raggiunto venti indagati, tutti considerati uomini della cosca di ‘ndrangheta dei Gallace di Guardavalle. Gli inquirenti erano riusciti a individuare in Costa Rica un server che, attraverso un software denominato Pgp, consentiva alle organizzazioni criminali di comunicare senza essere intercettati, senza che nessuno si potesse inserire tra chiamante e chiamato.
Leonardo Ferro, noto anche come il “reggino” o “Kojak” è stato rintracciato a Santiago de Los Caballeros, nella Repubblica Dominicana. Fatali, così come è emerso, le intercettazioni sul telefono della moglie. Nelle conversazioni telefoniche, infatti, si è appreso che il latitante avrebbe accompagnato la figlia primogenita alla scuola dell’infanzia denominata “Peldaños”, tra l’altro già precedentemente individuata nel corso delle indagini. Personale della OCN-Interpol, unitamente all’Esperto per la Sicurezza, hanno dunque provveduto all’appostamento e al suo arresto.
Il 39enne è accusato di traffico di droga internazionale aggravato dalla quantità ingente di sostanze stupefacenti. Già perché quello di Ferro è un profilo di assoluto rilievo, delineato nell’inchiesta della Distrettuale. Sono diverse le intercettazioni captate in cui Ferro si ritrova a conversare con i broker per organizzare lo smercio di cocaina in Italia. Tra tutti quelle con Francesco Riitano, condannato quest’estate a 21 anni, 6 mesi e 10 giorni di reclusione dai giudici del Tribunale di Catanzaro, e Mario Palamara, anche lui condannato ma a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
A Ferro, in particolare, è stato contestato l’acquisto e l’importazione di un carico di cocaina pari a 454 kg. Secondo l’accusa, infatti, è lui che avrebbe curato le operazioni di spedizione della sostanza, trasportata a bordo di una imbarcazione e suddivisa in numerosi borsoni, sovrintendendo al trasporto per assicurarne il buon esito, sollecitato proprio da Riitano, predisponendo i mezzi, “boe” e radiotrasmittenti, necessari al recupero dello stupefacente, secondo la tecnica abituale del rilascio in mare dei borsoni contenenti la cocaina. Un’ipotesi che si fonda, come scriveva il gip nell’ordinanza del 2021, sulle conversazioni captate dal 27 al 30 maggio del 2016 sugli apparati utilizzati da Leonardo Ferro, Francesco Riitano e Mario Palamara. Ferro, in particolare, auspicava che la società “Citropical” si occupasse, in via esclusiva, della commercializzazione di banane. Una circostanza che, secondo lui, avrebbe reso meno probabili i controlli delle forze dell’ordine.
«Si amico, 500 e 500 in Olanda (…) non lo fate rilassare… mi fa uscire pazzo a comprare materiale e poi si rilassa e non manda niente (…) Questa va con 2.500 più o meno non completo 3.000 non faccio in tempo amico un trasporto e in ritardo e non faccio in tempo a impaccarlo tutto…». Erano questi i dettagli forniti da Ferro a Riitano in ordine ad un carico di droga, giunto in Olanda, dal valore di un milione di euro. «Amico se ci sono casse in posizione facciamo Valenzia fine sett già stiamo organizzando per avere i 400 pronti», così i due concludevano un’altra chat alle prime ore del 28 maggio del 2016. Ancora più emblematica la conversazione e lo scambio di informazioni tra Riitano e lo stesso Ferro. Per gli inquirenti un chiaro riferimento a un carico di sostanza stupefacente. «Qui sulla barca ho 454 pacchi. 23 borsoni 22 da 20 e una da 14 pacchi… tutte da 20 solo una è differente che è da 14 pacchi!» scrive Ferro. «Ok amico. Ma pia sulla barca quanto ci sono?» risponde Riitano alle 7, «320 primo. Secondo 1000. Oggi 540 più a bordo qua ho 454» risponde ancora Ferro. L’ultimo aggiornamento è delle 7.30 e a scrivere è proprio Leonardo Ferro: «Ho finitoli! Ho montato 320 il primo giorno, 1000 ieri. Oggi primo viaggio 540 e fa seconda 454!!! Tutte borse da 20 e solo una da 14. Tutto perfetto, domani solo manca mandare delle boe e una radio in più!». (g.curcio@corrierecal.it)
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