La scia di sangue sulle strade calabresi. «Pochi controlli, leggi inutili se non vengono applicate»
L’incidente mortale a Rosarno è solo l’ultimo caso. L’avvocato Musicco: «La scarsa manutenzione incide sul 30% dei sinistri»

COSENZA Una lunga scia di sangue macchia le strade calabresi, da Reggio Calabria a Cosenza le principali arterie e le strade secondarie sono teatro di incidenti mortali. Un numero elevatissimo di sinistri che non accenna a diminuire. A poco o nulla servono gli inasprimenti delle pene per chi si macchia del reato di omicidio stradale, troppo pochi invece i controlli su guidatori e vetture. L’emergenza è continua, le famiglie continuano a piangere i loro cari.
Solo poche ore fa, l’ennesimo tragico incidente costato la vita a due giovani di Rosarno, un terzo invece è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Reggio Calabria. «Dinanzi ad una tragedia non possiamo che fare le condoglianze alle famiglie delle vittime, un evento simile va sicuramente commentato con il dolore», dice al Corriere della Calabria il presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali (Avisl) onlus, l’avvocato Domenico Musicco.
«Troppo pochi i controlli»
«Purtroppo questi incidenti si verificano spesso in tutta Italia e le cause principali sono l’alta velocità, la distrazione, l’uso di alcolici o di altre sostanze», ma il vero problema è legato soprattutto ai pochi controlli. «Noi siamo al diciassettesimo posto in Europa per numero di morti, siamo tra i paesi meno virtuosi da questo punto di vista». Musicco torna sull’incidente mortale di Rosarno. «Chi guidava era senza patente e anche non assicurato, quindi in una situazione di totale illegalità. Spiace dirlo perché parliamo di due giovani vittime, ma si pensi anche al povero ragazzo che combatte tra la vita e la morte, seduto nel sedile posteriore del veicolo. Anche lui è una vittima, rischia la vita».
Non si muore solo sulla Ss 106
Non si muore solo sulla Ss 106, la “strada della morte”. Interventi e ammodernamenti dovrebbero riguardare tante altre arterie della Calabria piegate da ritardi strutturali e limiti nella percorrenza. «Esatto, il livello di incidenti stradali dovuti ad errata o poco sufficiente manutenzione delle strade segnate da carenze strutturali rappresenta il 30% del totale dei sinistri».

Il nodo delle infrastrutture, dunque, è da considerare «una concausa o causa di incidenti». Il presidente si mostra assolutamente favorevole all’utilizzo di autovelox per limitare la velocità di percorrenza ma «spesso vengono installati lungo strade che non necessiterebbero di quello strumento, mentre altre restano sprovviste». «L’autovelox non serve – continua – per far rallentare ed evitare la multa ma è uno strumento di prevenzione».
Le pene severe e (in)utili?
Altro tema di strettissima attualità legato agli incidenti mortali è quello sulla pena comminata in caso di “omicidio stradale”. Ha fatto discutere, sollevando roventi polemiche, il caso di Matteo Di Pietro, youtuber resosi responsabile di un sinistro che ha causato la morte anche di un bimbo di 5 anni a Casalpalocco. Il giovane ha patteggiato una pena a 4 anni e non andrà in carcere. «Tutti i problemi si pensava fossero risolti con l’istituzione del reato di omicidio stradale nel 2016, io sono stato uno dei promotori della legge, ma nonostante la norma introdotta le pene rimangono spesso troppo basse e non non adeguate alla gravità dei fatti commessi», dice Musicco. «La pena doveva essere e deve essere considerata una lezione, un percorso rieducativo per il colpevole invece le condanne vengono tenute sotto di un certo limite. Tutto questo non giova – dice il presidente – a chi commette il reato e tantomeno alle famiglie delle vittime che non si sentono tutelate dallo Stato».
Le soluzioni
L’introduzione di un nuovo reato, la certezza di pene giuste, l’aumento dei controlli, ma anche una necessaria prevenzione. Sono queste le variabili incisive sull’indice di mortalità dei sinistri. «L’incidente è il fatto, prima viene la prevenzione» – sottolinea Musicco. Che aggiunge: «l’educazione obbligatoria nelle scuole, annunciata dal ministro Salvini, non è mai stata adottata così come non sono state adottate le riforme che erano in programma. Tutte le leggi e gli inasprimenti di pena non servono a nulla se non vengono applicati».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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