«Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore a Meloni». Questo l’annuncio di Vittorio Sgarbi, al centro della bufera al Ministero della Cultura, con le segnalazioni del ministro Gennaro Sangiuliano sui compensi ricevuti dal critico d’arte. Sullo sfondo c’è anche la vicenda giudiziaria, con l’inchiesta – attualmente in mano alla procura di Macerata – legata al quadro di Rutilio Manetti rubato nel 2013, che ha avuto una deriva mediatica, dopo le urla e gli insulti l’intervista volgari che Sgarbi ha rivolto al giornalista Manuele Bonaccorsi di Report.
«Ho dato le dimissioni da sottosegretario, dopo avere preso atto della mia asserita incompatibilità a parlare d’arte, a fare conferenze, a presentare mostre e artisti. Io non lo ritengo incompatibile, ma prendo atto che quella incompatibilità è stata identificata, come se presentare libri o fare conferenze fosse incompatibile con l’essere sottosegretario. Io preferisco essere libero di parlare di Michelangelo o di Dante e non fare il sottosegretario». Lo ha detto Vittorio Sgarbi, a margine dell’evento La Ripartenza a Milano, confermando, quindi, le proprie dimissioni da sottosegretario alla Cultura. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, «non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre, quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime».
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