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Gap culturale e inerzia: la «pericolosa deriva» della pubblica amministrazione in Calabria

La Corte dei Conti elenca i casi paradigmatici di disfunzioni pubbliche: dai doppi pagamenti in sanità alla lievitazione dei costi nelle opere

Pubblicato il: 24/02/2024 – 9:45
Gap culturale e inerzia: la «pericolosa deriva» della pubblica amministrazione in Calabria

CATANZARO Un “vulnus” che è anzitutto culturale. Nella relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti della Calabria si pone l’accento sui limiti di una pubblica amministrazione «permeabile alle connivenze» e troppo incline alla de-responsabilizzazione. «A distanza di un ventennio dall’introduzione a regime di un sistema multilivello di controlli modulato su tipologie e finalità diverse e disegnato dal legislatore in modo da ricomprendere ogni passaggio dell’attività svolta dagli uffici- scrive il procuratore contabile Palma – appare ad oggi scarsa la capacità di risposta ed autodeterminazione dei responsabili, e recessiva la cultura del fare e della necessità di conseguire risultati di chi opera nella pubblica amministrazione. Le istruttorie concluse e, ancor più, quelle in corso fotografano una realtà in cui la verifica dell’andamento dell’azione gestionale e del progredire dell’iniziativa istituzionale, l’accertamento concomitante di patologie dell’azione realizzata e l’adozione di misure volte a correggere l’azione non appartengono alla cultura di chi amministra, in cui i report che conseguono al monitoraggio non vengono fruiti per correggere e in cui è manifesta la decisa resistenza dei responsabili ad intervenire per l’adozione di atti a sanatoria degli errori e/o delle inefficienze».  

procuratore della Corte dei Conti Palma
Il procuratore della Corte dei Conti della Calabria Romeo Ermenegildo Palma

«Una deriva pericolosa»

Per Palma «si tratta di una deriva pericolosa che incide sulla stessa credibilità delle Istituzioni». Il procuratore della Corte dei Conti cita diversi casi che indicano questa “deriva”: «1. le irregolarità̀ in materia di pagamenti a strutture private accreditate a erogare prestazioni e al paradosso che nell’era dell’informatizzazione e dell’intelligenza artificiale si sia accertato che le stesse prestazioni sono state pagate due volte; 2. in un contesto sovranazionale di crisi energetica, l’incuria nella realizzazione di impianti solari termici nei presidi ospedalieri di diverse aziende sanitarie provinciali, impianti mai entrati in funzione rinvenuti in stato di abbandono e, in alcuni casi, danneggiati da azioni vandaliche 3. la conduzione del patrimonio immobiliare preso in locazione da terzi, il mancato rispetto della normativa in materia di spending review (e di revisione percentuale al ribasso degli importi dei canoni per fitti passivi) e la prosecuzione di rapporti di locazione in assenza dei necessari contratti in forma scritta (spesso instaurati in periodi anteriori a trenta anni) pur in presenza del  diniego al rinnovo espresso dall’Agenzia del Demanio per la mancata conformità dei canoni ai prezzi medi di mercato;  4. la proroga del servizio mensa degenti operata con diversi provvedimenti alla stessa ditta per circa 15 anni, peraltro, senza la riduzione del corrispettivo come previsto dalla normativa sulla spending review e avendo anche accertato che sono stati anche attribuiti incrementi tariffari ragguagliati alle variazioni degli indici Istat in assenza di uno specifico obbligo sancito dalla legge o stabilito in via convenzionale». Infine – scrive il procuratore regionale della Corte dei Conti – «non meno indicativa è l’analisi condotta in materia di lavori pubblici laddove – in ordine ad un’opera in carico all’Anas per la quale sono stati sforati ampiamente i cronoprogrammi di realizzazione e che ha visto lievitare il costo iniziale da 123 Meuro agli attuali e non definitivi 200 Meuro – si è contestato ai direttori dei lavori ed ai Rup che hanno seguito l’esecuzione dei lavori di avere adottato numerosi atti di variante e proroghe non necessarie volte ad incrementare i costi dell’opera». (c. a.)

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