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l’intervista del Corriere della calabria

Violenza sulle donne, il protocollo Zeus a Cosenza. «Meno recidiva, ma troppi giovani»

Sono 15 gli ammonimenti della questura di Cosenza e altrettanti coloro che con successo hanno scelto di interrompere la spirale dei soprusi

Pubblicato il: 18/03/2024 – 10:28
di Fabio Benincasa
Violenza sulle donne, il protocollo Zeus a Cosenza. «Meno recidiva, ma troppi giovani»

COSENZA Poco più di un anno fa, in Questura a Cosenza è stato siglato il “Protocollo Zeus“. L’obiettivo ambizioso posto sul documento a firma dell’ex questore Michele Spina e della dottoressa Mariacristina Ciambrone presidente dell’Associazione Italiana Mediatori Penali A.I.Me.Pe rappresenta il primo vero passo di un percorso rivoluzionario di recupero dei “maltrattanti”, uomini ma anche donne protagonisti di violenze nei confronti dei rispettivi partner. Un progetto che mira a ridurre le alte percentuali dei dati riferiti agli episodi di violenza domestica e volto a promuovere il recupero dei soggetti responsabili di reati di stalking e violenza, evitando episodi di recidiva. Il maltrattante possono scegliere di aderire (non è obbligatorio) al protocollo “Zeus”. Ai responsabili di violenza vengono proposti idonei percorsi – supportati da un’equipe di lavoro multidisciplinare composta da figure come criminologi, avvocati, psicoterapeuti, educatori e mediatori – per raggiungere la piena consapevolezza della gravità delle azioni commesse. A distanza di un anno, abbiamo chiesto alla presidente Ciambrone un primo e parziale bilancio.

cristina_ciambrone
 Mariacristina Ciambrone

Il bilancio è positivo?

«Il 9 febbraio 2023 abbiamo siglato il protocollo Zeus e i dati sono abbastanza incoraggianti, la Questura nell’arco di un anno ha inviato circa 15 ammonimenti nei confronti di altrettanti soggetti che hanno aderito al percorso e quindi al protocollo Zeus. Ma bisogna tenere conto anche dei consigli che alcuni maltrattanti ricevono direttamente dal giudice o dagli avvocati e sono numerosi coloro che hanno scelto di seguire questo percorso. Parliamo di persone che hanno commesso reati di maltrattamenti, stalking, atti persecutori».

Quali sono i risultati al termine del percorso intrapreso dai maltrattanti?

«Abbiamo visto in loro un reale cambiamento, molti continuano ad aderire agli incontri, nonostante abbiano terminato il rispettivo percorso, e molti hanno scritto anche delle lettere indirizzate alla nostra associazione per mettere nero su bianco la volontà di cogliere questo reale cambiamento, la voglia di mettersi in gioco, in discussione, di aver compreso realmente il disvalore delle loro azioni, lavorando su ogni aspetto, sia quello della responsabilizzazione ma anche di gestione delle proprie emozioni».

Il percorso prosegue?

«Come dicevo, molti continuano a partecipare attivamente agli incontri, alcuni invece continuano il loro percorso all’esterno affidandosi a dei professionisti: psicologo, psicoterapeuta, per non ricadere nello stesso errore».

Chi sono i maltrattanti?

«Ci sono molti giovani, veramente tanti, questo dato terrei a sottolinearlo. Non c’è un gruppo omogeneo, i giovani sono completamente diversi: si va dal disoccupato al ragazzo di buona famiglia, dagli studenti ai giovani lavoratori. Pensavamo di avere delle difficoltà nel gestire un gruppo così diverso ma invece anche tra loro c’è stato un prezioso supporto. Lo ricordo, noi lavoriamo con i circoli riparativi di sostegno e responsabilità, il gruppo crea coesione, garantisce un importate aiuto».

La sinergia con la Questura di Cosenza

«Mi permetta di concludere ringraziando il Questore di Cosenza, Giuseppe Cannizzaro. Il protocollo è stato ratificato con il precedente Questore, Michele Maria Spina, e anche il dottore Cannizzaro ha mostrato vicinanza e supporto al nostro lavoro dimostrando di credere nella validità del protocollo. Il suo apporto è fondamentale e prezioso».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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