LAMEZIA TERME La sensazione è che questa sia davvero la volta buona. Roba che solo a scriverlo viene quasi da fare gli scongiuri. La “questione rom” di Lamezia Terme, quella che per intenderci investe la città e la politica da alcuni decenni, negli ultimi mesi è stata inserita tra le priorità nell’agenda del governatore Occhiuto, ma non solo. Il livello di collaborazione tra le diverse figure istituzionali ha raggiunto un livello finora mai visto, nonostante negli anni si siano consumati fiumi di proclami, progetti e speranze. Con i risultati poco edificanti sotto gli occhi di tutti: una baraccopoli a cielo aperto – la più grande del Sud Italia – dove a regnare è il degrado e la lotta continua per la sopravvivenza di decine di nuclei familiari.
Gli incontri nelle ultime settimane si sono moltiplicati, i ritmi si sono fatti più serrati coinvolgendo politica e istituzioni in una forma di collaborazione essenziale. Presente, ovviamente, il primo cittadino lametino Paolo Mascaro e soprattutto il nuovo commissario, il generale dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Vadalà. E poi il prefetto di Catanzaro Enrico Ricci, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro oltre che il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto ma anche il Procuratore di Lamezia, Salvatore Curcio. Numeri alla mano, da dicembre 2023 ad oggi sono stati almeno cinque gli incontri ufficiali, ancora di più quelli “informali” o “bilaterali” con un obiettivo comune, condiviso e imprescindibile: la delocalizzazione e la bonifica dell’area attuale dove sorge il campo rom di Scordovillo.
C’è un maggiore e più convinto ottimismo perché, a dispetto di quanto avvenuto finora, sui giornali e in tv non c’è stata neanche l’ombra di slogan e frasi preconfezionate ma, al contrario, una discrezione condivisa e rispettata, tranne che per qualche legittima indiscrezione. Sul piatto ci sono fondi e progetti concreti e già nella prossima settimana dovrebbe arrivare qualche primo provvedimento concreto. Sul tavolo ci sono 8 milioni di euro, quelli cioè previsti dal Pnrr nell’investimento «Bonifica del “suolo dei siti orfani”».
Il piano concertato è quello di dividere l’intera operazione in due fasi distinte ma essenzialmente indivisibili. Nella prima, si prevede di spostare letteralmente i 96 nuclei familiari presenti a Scordovillo mentre nella seconda bisognerà bonificare l’area e procedere a quella che è la rigenerazione urbana complessiva, più o meno nelle stessa area, realizzando unità abitative ma superando quell’ottica già sperimentata ad esempio nello stesso campo rom e a “Ciampa di Cavallo”, con infrastrutture viarie e stradali nonché quelle sociali.
Un progetto definitivo che, a quanto pare, necessiterebbe di almeno 3 anni per la realizzazione definitiva. C’è però il primo grande scoglio da superare, ed è proprio la prima fase: gestire, cioè, 96 nuclei familiari per 411 abitanti del campo, per i quali bisogna trovare una soluzione temporanea. Ed è a proprio a questo scopo che gli incontri istituzioni si stanno moltiplicando in questi giorni, fino a quello che sarebbe avvenuto ieri mattina tra Regione Calabria e Comune di Lamezia Terme. Anche perché far fronte alle soluzioni tocca alla Regione Calabria e in ballo ci sono diversi milioni di euro per la fase post-bonifica. Filtra ottimismo, dunque, legato ad una maggiore consapevolezza dell’emergenza non più rinviabile. Tradotto: o ora o mai più.
Quella del campo rom di Scordovillo è una situazione emergenziale di cui si discute e si dibatte ciclicamente da quasi mezzo secolo, senza mai giungere ad una soluzione alternativa e, soprattutto, definitiva. Poco più di un anno fa, ai microfoni del Corriere della Calabria, era stato proprio il sindaco Mascaro a mostrarsi ottimista, ipotizzando una serie di incontri e interlocuzioni. I reportage all’interno del campo rom e all’esterno non si contano e tutte le volte le nostre telecamere hanno documenta l’insostenibile degrado di un’area enorme, a due passi dell’ospedale, deturpata da inquinamento e incendi e da uno stato di «criminalità diffusa», come ha più volte hanno ricordato anche i procuratori Curcio e Gratteri nelle vare operazioni che negli anni si sono succedute ciclicamente.
Fatti i dovuti e sacrosanti scongiuri, per il campo rom di Scordovillo questa volta ci siamo davvero. In gioco c’è la credibilità di istituzioni e politica. (g.curcio@corrierecal.it)
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