La chiusura del punto nascita del Sacro Cuore è una scelta strategica di programmazione regionale finalizzata a mantenere aperti i punti nascita pubblici. Infatti con il calo generale delle nascita anche Castrovillari dovrebbe chiudere avendo fatto nel 2023 meno di 400 parti per cui solo chiudendo il sacro cuore si può sperare di avere nati a Castrovillari e Cetraro. Ma tutto questo costringerà le donne a partorire non a Cosenza.
Sicuramente sarà necessario con urgenza adeguare la dotazione organica della Area materno infantile dell’AO di Cosenza che già da tempo è in grave sofferenza. Sarebbe fondamentale evitare inutili allarmismi e programmare questa chiusura del Sacro Cuore con tempi certi e certamente in almeno due tre anni.
Adesso è necessario e opportuno dare sicurezza e garanzie alle tante donne che avevano programmato di partorire al Sacro Cuore. Come al solito il dipartimento Salute della Regione Calabria adotta provvedimenti senza confronto e valutazione degli effetti sui pazienti ma facendo solo un ragionamento economico statistico al di fuori della realtà e dei bisogni dei cittadini.
Non è questo un modo per favorire la natalità in un momento storico di grave inverno demografico. Il Sacro Cuore è una struttura a cui la città di Cosenza è fortemente legata e non è giustificabile chiudere un punto nascita di 1.100 nati per sperare di salvare i punti nascita già chiusi o che dovrebbero chiudere essendo sotto i 500 nati . E poi la presenza a Cosenza del punto nascita Sacro Cuore offre notevoli garanzie di sicurezza non presenti in altri punti nascita per la vicinanza con l’ospedale HUB sia per la madre che per il neonato.
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