CATANZARO «Una situazione allarmante, lo abbiamo segnalato da ultimo, insieme al presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, al ministro e al Capo Dipartimento». Lo ha detto il Garante regionale dei detenuti, Luca Muglia, a margine di un convegno a Catanzaro, tracciando una sorta di “fotografia” della situazione delle carceri in Calabria. «È una situazione allarmante – ha aggiunto Muglia – sia rispetto al sovraffollamento – abbiamo circa 350 detenuti in più nei 12 istituti penitenziari – sia rispetto anche agli eventi critici, agli atti di autolesionismo. Abbiamo avuto 4 suicidi, 150 tentativi di suicidi nel 2023. I dati sono questi, la mancanza di educatori, un educatore ogni 100 detenuti, sono problematiche che aggravano le situazioni di vulnerabilità delle persone detenute».
Diversa invece per Muglia la situazione con riferimento alla giustizia minorile: «Noi abbiamo avuto un ampliamento della sezione dell’istituto penale minorile che è stata allargata a 36 posti. E’ stato potenziato l’organico di polizia penitenziaria, cosa che si attendeva da anni. Quello che manca sono gli educatori. Continuiamo ad avere un solo educatore rispetto a 36 minori giovani e adulti e questo è assolutamente insufficiente, lo abbiamo segnalato e speriamo che la situazione muti. Dopodiché l’altro problema è la mancanza di comunità specialistiche per minori, per problematiche di natura psicologica o psichiatrica e questa è un’altra urgenza che è stata attenzionata alla Regione Calabria. Dopodiché – ha rilevato il Garante regionale dei detenuti – abbiamo però tutta una serie di prassi virtuose, la Calabria sulla giustizia minorile è sempre stata all’avanguardia. Quello su cui bisogna prestare particolare attenzione è la tutela delle garanzie, atteso comunque l’inasprimento che è l’effetto del Decreto Caivano e quindi la necessità di garantire ancora di più i diritti umani fondamentali ai minorenni e ai giovani adulti. Probabilmente paghiamo lo scotto di non essere intervenuti in tempi non sospetti, quando non c’era l’urgenza e l’emergenza. Averlo fatto in un momento emotivo particolare – ha concluso Muglia – ha costretto il legislatore a intervenire in maniera repressiva, cosa che sui minori non è mai auspicabile». (c. a.)
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