BOLOGNA Paolo Bellini, in aula, lo aveva ribadito ancora una volta: «Non ho niente a che fare con la strage di Bologna». L’ex “killer di ‘ndrangheta” – imputato nel processo sulla strage del 2 agosto 1980 insieme a Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia – aveva reso dichiarazioni spontanee nel corso del procedimento dinanzi la Corte d’Assise d’Appello che mira a far luce su uno degli eventi più tragici del nostro Paese. Il processo prosegue e ormai si avvia alle battute finali. Nel corso dell’ultima udienza, la Corte ha deciso di respingere tutte le istanze presentate dalla difesa di Bellini e di Segatel.
Una delle richieste più importanti avavzata dal collegio difensivo riguardava una nuova perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. Gli avvocati avevano chiesto l’acquisizione di una copia analogica del filmato per accertare l’orario di un orologio da polso indossato da una donna che compare pochi passi dietro la sagoma anonima identificata come Bellini. Per i giudici l’imputato «è stato ripreso sicuramente prima delle 11.05». Disco rosso della Corte anche alla richiesta di una perizia antropometrica, priva di «alcuna affidabilità». I giudici hanno negato anche un accertamento su un dettaglio fisico e ritenuto importante ai fini della identificazione da parte degli avvocati di Bellini. Nel video l’uomo ripreso presenterebbe una fossetta giugulare ma non sarebbe utile «ai fini della sua identificazione» perché «dopo oltre 40 anni le sue caratteristiche fisiche sono cambiate». Altro no dei giudici riguarda la possibilità di risentire e dunque «riconvocare Maurizia, Marina e Michele Bonini». Il prossimo 8 maggio al via la requisitoria.
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