L’ultima intimidazione ad un amministratore pubblico in Calabria è avvenuta ad Amantea poche ore fa in una città dove il fuoco incendiario contro terzi è di casa. Monica Sabatino, ex sindaco nel 2017, si era recata a vedere una partita di pallavolo in una palestra comunale quando gli “anonimi” hanno versato del liquido infiammabile sopra una ruota. Danni pochi ma resta il gesto. Movente oscuro, inquirenti al lavoro per identificare i responsabili. Finirà nel rapporto di Avviso pubblico dell’anno prossimo “Amministratori sotto tiro”. I 315 casi nazionali del 2013 sono stati presentati questa settimana a Roma nel dossier che s’interessa di censire minacce e attentati contro sindaci, amministratori locali e dipendenti dell’amministrazione pubblica. Per la terza volta nella storia del rapporto la Calabria è la regione più colpita d’Italia, come era avvenuto nel 2016 e nel 2010. Il dato più innovativo segnala che la provincia di Cosenza è quella più colpita in Calabria (30 atti di intimidazione in 15 diversi comuni). Un tempo si diceva provincia “babba” ora punta avanzato nello scontro violento con le istituzioni. Non è un dato nuovo. Se andiamo sullo storico accertiamo che la provincia di Cosenza è il territorio calabrese più colpito dal 2010 con 252 episodi censiti, secondo posto italiano dopo Napoli negli ultimi 13 anni.
Politici e addetti ai lavori non si sono tramutati in Addolorati calabresi che in processione piangono la Madonna del Rosario con i piedi nudi piegati dalla terra. Dobbiamo soltanto riportare le parole addolorate del viceministro all’Interno, la catanzarese Wanda Ferro, presente alla conferenza stampa, la quale ha ricordato gli eroi nascosti in piccole comunità, che non devono «mai sentirsi soli»: per evitare che crescano rassegnazione e sfiducia nello Stato. Ma il dato rimane poco raccontato. Stiamo al 2023.
Dieci per cento dei comuni cosentini colpiti. A gennaio hanno incendiato l’abitazione estiva del sindaco di Crosia, Antonio Russo. I media difficilmente riescono a comprendere cause specifiche, gli articoli segnalano il fatto, poi le solidarietà e le dichiarazioni di prammatica. E proseguiamo nel tour intimidatorio con il proiettile di grosso calibro depositato nella cassetta della posta di un assessore di Casali del Manco, il biglietto affisso sulla facciata del municipio di Paola con minacce al sindaco, i sette colpi di pistola contro il negozio di generi alimentari del sindaco di San Demetrio Corone, l’incendio all’abitazione di una funzionaria del comune di San Giovanni in Fiore amministrato da Rosaria Succurro e l’auto incendiata ad una consigliera di Bisignano. È una guerra nascosta e silenziosa che si combatte sotto i nostri occhi. Spesso in paesi in cui non conoscevamo la presenza mafiosa. Amministratori e funzionari sono nel mirino. A volte possono essere anche rancori personali, come nel caso di Carolei con il sindaco aggredito da un cittadino in cerca di aiuto, ma il problema è evidente, soprattutto in provincia di Cosenza dove operano 7 ‘ndrine territoriali che compongono un’unica confederazione con “unitario assetto strutturale” come annota la Dia nazionale.
Corigliano Rossano è una grande città assediata da questa guerra quasi invisibile, eppure è la città più colpita dalle intimidazioni a livello nazionale. Da quelle parti hanno colpito Calabria Verde, l’azienda regionale dei forestali, quando a febbraio del 2023 è stata trovata una molotov inesplosa in un’automobile di servizio dell’Ente. Un chiaro messaggio. L’assessore comunali alle politiche ambientali ha ricevuto una telefonata con minacce per lui, il sindaco Stasi e il resto dell’amministrazione. Registriamo anche un arresto nei confronti di un signore indiziato per aver pesantemente intimidito un funzionario comunale che aveva emesso e firmato la decadenza di una concessione demaniale. Ma non finisce qui, considerato il novembre nero di Corigliano-Rossano che ha registrato l’incendio dell’auto della presidente del Consiglio comunale, Marinella Grillo, più volte minacciata; e il giorno dopo sindaco e un assessore hanno ricevuto su Instagram emoticons con fiamme, auto, e mezzi dei vigili del fuoco.
Senza dimenticare le due auto incendiate alla sorella del calciatore Rino Gattuso, Ida, che prima della fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano aveva ricoperto il ruolo di consigliera comunale, ma il movente è stato rintracciato in una “normale” estorsione alla celebre famiglia di Schiavonea. A Corigliano-Rossano a giugno si vota per il rinnovo dell’amministrazione comunale. La mafia e l’antimafia sono agitate come clave tra avversari su blog e stampa locale. Il comune di Corigliano nel 2011 fu sciolto per infiltrazione mafiosa, e il sindaco dell’epoca, Pasqualina Straface oggi si candida contro l’uscente Stasi. Il sindaco in carica, oggi strattonato dagli avversari per non essersi presentato come parte civile, con l’amministrazione in un processo per un omicidio avvenuto in pieno centro e che alla precedente campagna elettorale, finì nel selfie sbagliato accanto ad un avvocato, radiato dall’Ordine, condannato per mafia nel processo Santa Tecla.
Ma Stasi riceve minacce in continuazione da anni e “Avviso Pubblico” a Roma l’ha voluto alla sede della Fnsi per la presentazione del suo rapporto dove Corigliano-Rossano è indicato come caso simbolo italiano. Auspichiamo che in questa città liste e schieramenti si tengano tutti lontani dai mafiosi e da loro parenti e amici. In Calabria gli amministratori sono nel mirino. Meglio esserne consapevoli e non far finta di niente.
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Giuseppe Stilo, 35 anni, era di Filogaso in provincia di Vibo. Lavorava alla Ferrero di Alba. L’ha colpito un infarto in aereo mentre era in volo verso Lamezia per andare a trovare i parenti. La moglie con lui, incinta di un bambino. Il pilota è tornato indietro verso l’aeroporto di partenza a Torino, ma l’autoambulanza allertata si è incastrata nel tragitto di soccorso. Pensate se il fatto fosse accaduto a Lamezia. La maledetta Calabria che attenzione avrebbe ricevuto. È accaduto nel ricco Piemonte. Subito archiviato a tragico destino. In Calabria però sappiamo che i guai non mancano. Per una Angio Tac all’ospedale di Cosenza i tempi di attesa datano 700 giorni. Se hai soldi puoi andare in altre regioni. Se non li hai aspetti due anni. Un po’ come una roulette russa. Autonomia differenziata o meno.
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Una settimana al 25 aprile, festa della Liberazione. L’attore e regista calabrese Dario De Luca di “Scena verticale”, su iniziativa dell’ex senatrice Vono è stato invitato a Palazzo Madama a Roma per tenere conferenza sulla Genesi e trasformazione di un mito che si chiama “Bella ciao”. Uno spettacolo che svela e disvela il successo di una canzone entrata nell’immaginario collettivo dei ribelli di ogni epoca e che l’ha visto essere contestata filologicamente, cantata da Milva a Canzonissima, da Michele Santoro in tv per contestare i suoi dirigenti Rai per arrivare alla serie “La casa di carta”. A 60 anni del celebre spettacolo del Festival di Spoleto è intervenuto anche Cesare Bermani storico e antropologo musicale di chiara fama che ha rivelato bufale e ricorsi storici della canzone partigiana. La bella interpretazione di De Luca in sala Nassiriya è stata quella che pone il suo spettacolo come riflessione sulla degna sepoltura di una persona che muore da partigiano. Proposito futuro? Rappresentare lo spettacolo in Senato l’anno prossimo per gli ottant’anni della Liberazione. Presidente La Russa permettendo. (redazione@corrierecal.it)
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