CROTONE Il sito di Sovreco potrebbe avere i requisiti per accogliere i veleni presenti nell’area industriale di Crotone, la Regione si è limitata a dare una valutazione tenendo conto esclusivamente delle proprie competenze, mentre il no secco e chiaro al progetto dell’Eni di non trasferire i rifiuti industriali fuori dalla Calabria è arrivato dal Comune e dalla Provincia di Crotone. Questo in breve sintesi il risultato della Conferenza dei servizi istruttoria, che si è tenuta questa mattina a Roma. La riunione è servita per acquisire i pareri di tutti gli interessati e la decisione definitiva sarà presa dal ministero dell’Ambiente, dopo una conferenza dei servizi decisoria che dovrebbe essere convocata nei prossimi giorni. La riunione di oggi a Roma, secondo quanto è stato possibile apprendere, ha avuto due momenti di confronto: uno tecnico e l’altro politico. L’oggetto del confronto è stato la modifica della gestione dei rifiuti. Non è stato messo in discussione il Pob fase 2, ma l’aspetto che riguarda la scelta della discarica per smaltiti i veleni che saranno eliminati dall’area industriale. Al confronto hanno partecipato una trentina di soggetti, alcuni in presenza e altri da remoto. La parte tecnica è stata rappresentata dall’intervento di Ispra e Arpacal che, nei loro interventi, hanno evidenziato il fatto che la discarica di Columbra, scelta da Eni per smaltire i veleni, dal punto di vista della capienza potrebbe avere i requisiti, mentre occorrerebbe una modifica per accogliere il Tenorm con e senza matrice di amianto. Secondo quanto emerso a Roma, il problema tecnico potrebbe essere risolto da una decisione prefettizia, così come prevede il Decreto 101 del 2020 che è quello che introduce le garanzie da adottare per la radioprotezione. Si è anche fatto riferimento al fatto che, al momento, in Italia non ci sono discariche autorizzate che hanno spazi disponibili per accogliere tutti i veleni di Crotone. In passato gli spazi probabilmente c’erano e sono stati occupati da rifiuti provenienti da altri territori. Se la bonifica fosse partita con i tempi previsti dagli accordi probabilmente non ci sarebbe stato il problema di puntare alla discarica di Crotone per smaltire i veleni provenienti dagli interventi di bonifica. Il tempo perso è frutto di un calcolo? A Crotone sono in molti a sostenere questa tesi. Dopo gli interventi tecnici ci sono stati quelli politici: in ordine hanno parlato la Regione, la Provincia e il Comune di Crotone. La Regione ha definito incoerente il progetto dell’Eni rispetto a quanto prevede il Piano regionale dei rifiuti e ha ricordato che la sua “è a valle” e che la decisione spetterebbe al ministero dell’Ambiente. Si è lavata le mani? La Provincia ha espresso un no senza entrare nel merito delle questioni, mentre il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, ha argomentato il suo no articolandolo nei particolari. E’ partito dall’ultimo ricorso presentato dall’Eni evidenziando carenze e limiti. Ha, poi, chiesto che si tenesse conto del danno ambientale subito dal territorio e ha proposto il riconoscimento dell’indice di pressione areale a garanzia della salute dei cittadini. Ha anche rinnovato la richiesta alla Regione di incassare la fidejussione sottoscritta dall’Eni considerato che ormai sono passati ben quattro anni dall’approvazione del Pob fase 2 e non è stato fatto l’intervento programmato. Voce ha parlato per oltre 50 minuti. L’idea che se ne ricava della riunione di oggi, sentendo le impressioni di coloro che hanno partecipato alla riunione è che i giochi siano stati fatti. (redazione@corrierecal.it)
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