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Gratteri a Ravello, pensando alla Calabria

Il Procuratore di Napoli torna nello splendido paese della Costa d’Amalfi, dove era stato in viaggio di nozze, per presentare il suo ultimo libro

Pubblicato il: 11/05/2024 – 11:01
di Lucia Serino
Gratteri a Ravello, pensando alla Calabria

La terra è la terra, è l’idea del ritorno, il richiamo delle radici, è il rifugio nell’orto di Gerace, a due passi da quel triangolo – Platì, San Luca, Natile di Careri – che sembrano un terzetto di vecchie glorie del calcio per come le pronuncia tutte di seguito. «Io in Calabria volevo finire la mia carriera», dice Nicola Gratteri. Per come la possiede e la racconta c’è da credergli. È un attimo però, la geografia del Procuratore d’Italia si allarga subito sul mondo ed è impressionante come passi dall’Olanda a Israele al Sud America con una centralità di questioni, legislative, sociali, investigative che sembra abbia una mappa davanti agli occhi sulla quale mettere le bandierine. Nicola Gratteri arriva a Ravello per presentare il suo ultimo libro sulla ‘Ndrangheta digitalizzata, scritto con Antonio Nicaso. Lo attendono nell’albergo degli alberghi, il Caruso, che ha come simbolo proprio il Grifone, come il titolo del libro, e dove il lusso è innanzitutto il paesaggio a strapiombo sulla Costa d’Amalfi che ti segue con l’occhio da qualunque prospettiva lo guardi, come la Gioconda. A Ravello Gratteri c’era stato in viaggio di nozze, il sindaco Paolo Vuilleumier nel dargli il benvenuto non si lascia scappare l’occasione per invitarlo di nuovo per celebrare l’anniversario. Appena arrivato gli viene incontro un pezzetto della sua Calabria, lo stilista Claudio Greco, a Ravello per organizzare una sfilata. «È che ci fai qui?» «È come sei elegante, sartoria napoletana?». Effettivamente il procuratore è elegante in abito tabacco, però no, non è sartoria napoletana. «Io a Napoli non posso comprare nulla».

Al magistrato hanno chiesto una cosa insolita, di inaugurare col taglio del nastro il restauro delle porte lignee della chiesetta del Toro voluto dal management del Caruso. Lo fa, sotto una pioggerellina, una volta in chiesa ascolta la piccola lezione di storia dell’arte del restauratore, scruta più che guardare, alza gli occhi al soffitto. Alla fine gela tutti: «Dovete sistemare quell’umidità e poi il pavimento, avete sbagliato restauro, ci voleva la pietra». E non è finita.
Si avvia nei giardini dell’hotel che è di fronte, solo qualche passo, e subito suggerisce come fare per un problema di cui si accorge sulle foglie di limone, da esperto botanico. Anche dopo, quando si fa la folla per il firma-libro, una nota produttrice di olio deve arrendersi alla puntigliosa precisazione del magistrato sulla percentuale di acidità. Qui è il Gratteri chimico che un attimo prima spiega alla platea come viene tagliata la cocaina in un processo che passa anche per la “marinatura” nell’urina di maiale. Non gli sfugge nulla.

E a chi gli chiede del trattore che guida, se è a diesel o elettrico, fa un’incursione sui rischi della transizione ecologica per lo sfruttamento del litio in Africa necessario alla ricarica delle batterie. C’è da mettere in crisi l’Agenda 2030.
Ma è sulla lotta tra Stato Antistato che il Gratteri investigatore lascia a bocca aperta. Con il suo ultimo libro è riuscito a raccontare il salto della modernità della ‘Ndrangheta che dispone delle migliori competenze ingegneristico-informatiche, domina il web, muove miliardi on line con transazioni digitali, mentre lo Stato arranca ancora con i progetti di digitalizzazione del Pnrr. Non è rassicurante sentirgli dire che, a differenza del terrorismo, le mafie non muoiono, strutturali alla società e ai suoi cambiamenti. È sulle azioni di contrasto, normative ma anche politiche, che Gratteri analizza tutta la debolezza di un sistema che vive di complicità e tornaconto.

Sulle norme e le riforme non perde occasione per smentire con i dati i capisaldi di questo Governo in materia di giustizia, dimostrando ad esempio la convenienza – proprio economica oltre che investigativa – delle intercettazioni. Non c’entra destra e sinistra, Gratteri va oltre, senza appartenenze. È generoso nelle risposte, paziente e diretto, ma basta sollecitarlo con la parolina magica, Calabria, che ti accorgi di come cambia lo sguardo. Dalla sanità, alla mobilità all’università Gratteri semplifica passato e presente, taglia tutto ciò che è cresciuto non per necessità ma per affare, e quando gli tocchi la Locride, la crisi di reputazione per i sequestri, le politiche di sviluppo e la possibilità di rilancio si fa fatica a prendere appunti perché è un’analisi che appartiene alla sua vita ed è come un file aperto, che aggiorna ancora. Passano un paio di ore, c’è tempo alla fine per una dedica sul libro ai molti in fila che gliela chiedono. Il richiamo della terra è sempre in agguato. Passa un aitante giovanissimo maresciallo della Finanza, «Sono di Crotone» e lui gli corregge l’accento, deve essere più marcato, lo saluta Emilia Filocamo che ha organizzato la serata: «Ma ci siamo visti in Calabria?» No, ma il cognome svela le origini. «Mio nonno». Per la gioia dei presenti arriva il momento del ricco cocktail. Niente da fare, neppure un brindisi, solo acqua, un’ultima foto, Gratteri saluta e va via tra gli uomini della scorta. (redazione@corrierecal.it)

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