COSENZA La richiesta estorsiva resta per i clan un’arma necessaria ad ottenere somme di denaro in modo illecito, ma soprattutto uno dei momenti decisivi per mostrare i muscoli, esercitare il potere intimidatorio e ricordare la presenza asfissiante della mala in quel determinato territorio. Un diritto non acquisito, quello esercitato dai gruppi criminali decisi ad imporre la tassa non dovuta in cambio di “protezione”. Nel corso delle numerose operazioni di polizia, concluse negli anni dalla Dda di Catanzaro contro la criminalità cosentina, sono diversi gli episodi di estorsione – tentata e consumata – a danno di imprenditori e commercianti. La recrudescenza del fenomeno estorsivo registrata a partire dal mese di febbraio 2021 – finita nell’inchiesta “Recovery” – «rappresenta il risultato della persistente operatività dell’associazione confederata di ‘ndrangheta riconducibile a Francesco Patitucci». Ci sono degli sms, intercettati, che due indagati si scambiano e dove lo stesso boss viene identificato come “zio”. Tra il 25 ed il 26 marzo 2021, Marco Lucanto chiede ad Antonio Illuminato se qualche attività delle sue parti – inteso il comprensorio del comune di Casali del Manco -, a seguito dei numerosi atti intimidatori portati a compimento, «avesse provveduto a dare riscontro alla richiesta estorsiva, specificando che in caso contrario, avrebbe provveduto con un nuovo “pensiero“, cioè con ulteriori atti intimidatori ai danni delle imprese che si fossero manifestate restie a tale richiesta». Illuminato risponde di non avere contezza delle attività che avevano manifestato la volontà di pagare «poiché lo “zio”, aveva il Covid-19». Circostanza oggetto di riscontro da parte di chi indaga.
Le estorsioni, dicevamo. L’obbligo dell’imposta non prevista si lega ad una intensa attività perpetrata dal clan. In tal senso, vi sarebbe un significativo incontro datato 20 dicembre 2020, quando «Illuminato, elemento di vertice del clan “Lanzino-Patitucci”, si presenta al cospetto del boss per discutere circa la ripartizione di alcuni introiti». Il periodo è quello pre-natalizio, da sempre momento particolare per le associazioni criminali decisi a riscuotere la terza rata del “pizzo” – le altre due si versano a Pasqua ed a ferragosto. Per l’accusa, Patitucci ha in mano la gestione della cassa comune ed è «l’unico in grado di poter autorizzare altri sodali, nel caso di specie Illuminato, a prendere dei soldi salvo poi rimetterli a conto capitale nel momento stesso in cui lo chiederà». Patitucci dice: «tu adesso prenditi duemila… però quando li prendiamo, ce li mettiamo, non prima… te lo dico». Ed ancora. «Te li tieni per te, non gli devi dare nessuna spiegazione». Il boss affida ad Illuminato «gli stipendi da consegnare agli altri sodali sottolineando che 2.500 euro sono per Michele, con ciò intendendo Michele Di Puppo».
La discussione tra Illuminato e Patitucci prosegue e sfiora un nodo legato all’atteggiamento di Mario “Renato” Piromallo. «Magari è pensiero suo… io lo sai che dico Francè… che io e te… lo vedi sono passato, stiamo ragionando… io cerco te, e tu a me… ma se tu a me non mi cerchi, ed io devo venire a cercarti sempre io… può passare un giorno, due giorni un mese…poi…», dice Illuminato e il boss risponde: «Infatti io non ci sto andando più…». Illuminato dopo aver chiuso la discussione prende « i cestini da portare ai sodali, saluta Patitucci». (f.b.)
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