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Impianti solari realizzati e presto abbandonati: lo spreco di denaro pubblico negli ospedali calabresi

L’informativa della GdF: le disfunzioni a Vibo, il progetto non conforme a Crotone e gli impianti abbandonati a Cosenza

Pubblicato il: 21/05/2024 – 12:47
di Giorgio Curcio
Impianti solari realizzati e presto abbandonati: lo spreco di denaro pubblico negli ospedali calabresi

LAMEZIA TERME Una storia di spreco di denaro pubblico e di abbandono. È quella che emerge dall’indagine della Guardia di Finanza di Catanzaro e relativa al progetto “Pentagon”, elaborato e finanziato, ricompreso nel programma nazionale per la promozione dell’energia solare. Nell’informativa inviata alla Corte dei Conti il 3 maggio del 2022, i finanzieri segnalavano una serie di problematiche individuate nei territori delle tre Aziende sanitarie provinciali di Cosenza, Vibo Valentia e Crotone. La Procura Regionale della Corte dei Conti presso la Sezione Giurisdizionale per la Calabria ha notificato l’atto di citazione in giudizio per l’avvio del processo contabile nei confronti di due dirigenti pubblici e tre professionisti, ritenuti responsabili di un danno erariale stimato in circa 1,5 milioni di euro. Si tratta di: Antonio Caprisco (cl. ’59), all’epoca Dirigente Regione Calabria e Rup del progetto, attualmente dirigente dell’Asp di Cosenza; Nicola Errante (cl. ’64), ingegnere, nella qualità di Direttore Lavori Presidi ospedalieri di Cosenza e Vibo; Annibale Parise (cl. ’78), nella qualità di Direttore lavori Presidio ospedaliero Asp Crotone. E poi Giovanni Giannini (cl. ’48), ingegnere, nella qualità di presidente del Consiglio direttivo del consorzio Consorzio che si occupava dei lavori e Nicola Buoncristiano (cl. ’50), ex dirigente Asp.

Il progetto

Già perché nel programma di energia termica rinnovabile per le aziende sanitarie era previsto un finanziamento nella misura del 65% a carico del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ed il residuo 35%, invece, a carico della parte privata quale E.S.CO. (Energy Service Company) ovvero la società che promuoveva il progetto e si assumeva i rischi tecnici e finanziari. Come previsto dall’accordo, la società doveva impegnarsi a fornire i servizi energetici accettando un certo margine di rischio finanziario ed il pagamento dei servizi forniti si sarebbe dovuto fondare, in modo totale o parziale, sul miglioramento dell’efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli ulteriori obiettivi di rendimento stabiliti. La E.S.CO., individuata all’esito di apposita procedura concorsuale, è stata l’ATI CO.FER s.r.l. Costruzioni Solari con la formula del F.T.T. (finanziamento tramite terzi), ovvero di un accordo contrattuale che comprende un terzo che fornisce i capitali e addebita al beneficiario un canone pari ad una parte del risparmio energetico conseguito.

L’Asp di Cosenza capofila

Il progetto per la realizzazione degli impianti solari termici è stato guidato dall’Azienda Sanitaria di Cosenza ovvero azienda capofila e stazione appaltante anche nell’interesse delle altre aziende sanitarie coinvolte nella realizzazione degli impianti cioè quella di Crotone e di Vibo Valentia. Come ricostruito ancora, l’Azienda Sanitaria di Cosenza ha delegato al consorzio Energas la predisposizione di tutti gli atti amministrativi e tecnici, la redazione dei progetti preliminari ed esecutivi ed ha stabilito che il suddetto consorzio avrebbe curato la gestione tecnico amministrativa dell’intero iter relativo al bando e al successivo appalto vigilando sul corretto adempimento da parte della società aggiudicataria nell’interesse dell’Azienda.

Vibo Valentia

Nel caso dell’Asp di Vibo Valentia, dunque, i lavori di realizzazione degli impianti solari, avuto riguardo nel presente fascicolo a quelli posti in essere nei presidi ospedalieri del territorio Vibonese, sono stati eseguiti nel 2012 ma, sulla base delle risultanze dell’istruttoria compiuta dalla Guardia di Finanza, ben presto si sono riscontrate avarie e disfunzioni che hanno sostanzialmente impedito l’effettivo funzionamento degli impianti realizzati. 
L’indagine svolta dalla GdF ha consentito di verificare – si legge nella citazione in giudizio della Corte dei Conti – che i tecnici incaricati avrebbero attestato, in maniera non veritiera, «la conformità del progetto definitivo alla normativa edilizia e urbanistica vigente dal momento che per le opere realizzate non è stato possibile accertare il rilascio preventivo di autorizzazioni e/o concessioni da parte dei competenti uffici comunali come anche, ove necessario, il rilascio delle previste autorizzazioni in presenza di vincoli di tutela paesaggistico-ambientali così che i comuni presso i quali sono stati realizzati gli impianti hanno accertato la mancanza di titoli autorizzatori per la realizzazione delle opere in conseguenza della quale sono state comminate specifiche sanzioni e, in alcuni casi, è stata anche ingiunta l’ordinanza di demolizione». Si è anche potuto accertare che gli impianti realizzati «non sono stati acquisiti al patrimonio dell’azienda sanitaria, come previsto nel contratto sottoscritto, e che non sono stati corrisposti i canoni all’appaltatore dal momento che non è stata prodotta acqua calda sanitaria e che le quote erano vincolate alla verifica della resa termica e al corretto funzionamento degli impianti», circostanza comune anche alle altre Asp di Cosenza e Crotone. L’indagine eseguita ha consentito altresì di verificare la mancata contabilizzazione energetica degli impianti da parte dell’E.S.CO. e la mancata comunicazione degli indici di risparmio energetico al Ministero. La società esterna incaricata di compiere le necessarie verifiche ha accertato che «i collettori solari non risultavano collegati tra di loro e agli stessi impianti che risultavano anche non funzionanti e non attivi. Gli impianti, come già rilevato, si presentavano visibilmente abbandonati e non oggetto di manutenzione ordinaria e straordinaria da diversi anni e non risultava possibile verificare alcun dato sul loro funzionamento». I contratti di garanzia dei risultati solari prevedevano una soglia minima garantita di contributo solare con la predeterminazione di un indennizzo a favore del committente qualora la suddetta soglia non risultasse raggiunta. La Guardia di Finanza ha contabilizzato l’indennizzo dovuto a favore dell’Asp di Vibo Valentia nella somma di 405.728,80 euro. La Guardia di Finanza, con specifico riferimento ai contributi erogati a favore dell’azienda sanitaria di Vibo Valentia, ha quantificato un danno erariale di euro 570.156,86, pari al contributo erogato dal Ministero per la realizzazione degli impianti nei presidi ospedalieri dell’azienda, oltre al danno, come già in precedenza richiamato, consistente nella mancata corresponsione dell’indennizzo dovuto.

Crotone

Nel caso dell’Asp di Crotone, invece, la relazione prodotta ha attestato che il progetto definitivo non risultava conforme al progetto preliminare: la mancata indicazione dei calcoli e del software utilizzato, il sovradimensionamento degli impianti di Cirò Marina e Mesoraca e il sottodimensionamento dell’impianto di Crotone, la mancata caratterizzazione delle prestazioni tecniche dei collettori, la mancanza dei calcoli necessari per determinare la superficie captante e la producibilità annua, l’impostazione della portata degli impianti senza tenere conto degli obiettivi di efficienza del progetto e delle prestazioni tecniche dei collettori, la mancata considerazione per i calcoli effettuati del dislivello geodetico come anche la mancata evidenza dei punti di funzionamento delle pompe e dei calcoli delle rese tecniche secondo il metodo F-Short. Ma non è tutto: la perizia eseguita sull’impianto di Crotone ha anche rilevato la «criticità connessa alla scelta sull’ubicazione dell’impianto in un sito con ridotta irradiazione solare e la mancanza di controllo sulla temperatura dell’acqua calda sanitaria dei bollitori che non ha consentito di quantificare il contributo energetico dell’impianto», si legge ancora nella citazione. Così, i tecnici dell’Asp di Crotone, nella relazione depositata il 22 gennaio 2014, oltre a rilevare le diverse criticità già in precedenza richiamate, «ribadivano nelle loro conclusioni che l’impianto di Crotone risultava sottodimensionato mentre gli impianti di Cirò Marina e Mesoraca risultavano sovradimensionati. E ancora che gli impianti erano da considerare antieconomici e con costi di gestione impropri ed eccessivi, il progetto definitivo non era conforme alle prescrizioni del bando misura 1 il sole negli enti pubblici come anche alle previsioni del progetto preliminare e del capitolato speciale di appalto». In questo caso, la quantificazione del danno all’erario pubblico deve considerare che all’ATI aggiudicataria risulta erogata solo la quota di 109.038,58 euro relativa al primo contributo concesso, in parte impiegata per remunerare le spese tecniche. A tale specifico riguardo, invece, la Guardia di Finanza ha contabilizzato l’indennizzo dovuto a favore dell’Aso di Crotone nella somma di 149.526,00 euro.

Cosenza

Stessa situazione anche nel territorio di competenza dell’Asp di Cosenza. La Guardia di Finanza ha potuto accertare, con distinti sopralluoghi realizzati nel corso degli anni 2018 e 2021, che «gli impianti realizzati non risultavano funzionanti, versavano in stato di abbandono e si presentavano in condizioni tali da evidenziare la totale inattività e l’assenza di manutenzione da numerosi anni». In particolare l’ingegnere Malomo ha evidenziato la mancata comunicazione dell’inizio dei lavori ed ha riscontrato che tutti gli impianti si presentavano in stato di abbandono, alcuni perfino visibilmente danneggiati e con evidente carenza di interventi di manutenzione ordinaria, ed ha rilevato che gli impianti per essere operativi ed efficienti avrebbero dovuto essere sottoposti a operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, quali quelle di ripristino delle condotte mancanti, di svuotamento del liquido e di successivo riempimento, di controllo della caldaia e del sistema di telecontrollo per rimetterli in funzione. la Guardia di Finanza ha contabilizzato l’indennizzo dovuto a favore dell’Asp di Cosenza nella somma di euro 624.967,20 euro. (g.curcio@corrierecal.it)

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