ROMA «I pazienti oncologici hanno il rischio di morte per infezioni 3 volte superiore rispetto a un paziente che non ha un tumore. Questo è il primo dato che l’oncologo dovrebbe avere in mente». Inoltre «è triplicato anche il rischio di avere delle sovrainfezioni batteriche che», con il problema «a livello mondiale della resistenza ai comuni antibiotici», si rivela «una tematica molto importante» e «dobbiamo considerare che un terzo delle infezioni che hanno i nostri pazienti sono causate da questi germi multiresistenti». Lo ha detto Angioletta Lasagna, oncologa al San Matteo di Pavia, partecipando all’evento su ‘Le vaccinazioni nel paziente oncologico’ di Fondazione Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, organizzato online con il sostegno non condizionato di Gsk. «La vaccinazione – spiega Lasagna – previene una cascata di eventi tra cui l’ospedalizzazione e il ricorso a terapie antibiotiche, prolungamento della degenza, aumento di tutti i costi, con un impatto dirompente sulla qualità di vita perché l’oncologo deve sospendere i trattamenti oncologici in via temporanea o definitiva. E questo è un altro dato importante che si deve prendere in considerazione oltre all’impatto che la terapia antibiotica e antivirale può dare sulla microbiota intestinale – la disbiosi ha un effetto negativo sulla risposta immunoterapica una classe di farmaci straordinari che stiamo utilizzando sostanzialmente in tutti i setting di malattia – e sull’aumento del rischio di eventi immunomediati. Quindi, «la vaccinazione non proposta e non fatta può causare tutta una serie di eventi» negativi, «oltre ovviamente a preservare la migliore qualità di vita del paziente».
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