GENOVA Resistere, difendendosi da presidente di Regione ‘sospeso’ con il rischio di non poter guidare di fatto la Liguria almeno per settimane, se non per mesi, alla vigilia della tornata elettorale del 2025 per la quale FdI e Lega già sgomitano, o dimettersi, difendendosi da semplice cittadino, leader della forza politica più votata alle ultime elezioni regionali in Liguria, che porta il suo stesso nome nel simbolo. È il bivio di fronte a cui si trova il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, agli arresti domiciliari da sedici giorni con l’accusa di corruzione e falso e alle prese oggi con un interrogatorio fiume davanti ai pm nella caserma della Guardia di finanza di piazza Cavour nel porto di Genova, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal Terminal Rinfuse, al centro dell’inchiesta. Il destino della Regione Liguria è a una svolta e resta nelle mani della politica e della magistratura. Il presidente ‘sospeso’ non si è appellato al Riesame per chiedere un’attenuazione della misura cautelare, dopo l’interrogatorio potrà chiedere al gip la revoca o l’attenuazione della misura. Se il gip dovesse respingere la richiesta di revoca, come è accaduto ieri a Francesco Moncada, ex consigliere del cda di Esselunga, al quale non è stata tolta la misura interdittiva, l’avvocato di Toti potrebbe presentare un appello al tribunale della libertà. Sarebbero le ultime carte da giocare per tentare di risolvere il difficile rebus delle dimissioni, quando manca poco più di un anno alla scadenza della legislatura. Da un lato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha già ribadito che il terzo mandato non è nel programma di governo, dall’altro crescono gli attriti in Regione tra Lega e Lista Toti, dopo che il leghista Alessandro Piana, presidente ad interim, ha annunciato l’intenzione di ridistribuire alcune deleghe, mentre Fratelli d’Italia non ha escluso un ritorno al voto anticipato in autunno annunciando persino la possibile candidatura del capogruppo in Regione Stefano Balleari. “Questi sono marziani” attacca dalle opposizioni il capogruppo della Lista Sansa in Consiglio regionale Ferruccio Sansa che non partecipa ai lavori della commissione Ambiente in Regione perchè “il presidente Domenico Cianci è indagato per corruzione elettorale con l’aggravante, dice il gip, di aver favorito l’associazione mafiosa ‘ndrangheta. Toti è ai domiciliari e il centrodestra vorrebbe andare avanti come se niente fosse. Toti deve dimettersi”. Anche il Pd critica: “Il centrodestra ha votato contro l’audizione di Anac e Libera nella Commissione antimafia del Consiglio regionale della Liguria dove volevamo capire gli strumenti utili a combattere la corruzione e l’infiltrazione mafiosa nella nostra Regione – denuncia il capogruppo del Partito Democratico Luca Garibaldi con il presidente della commissione Roberto Centi (Lista Sansa).-. Come pensano di governare se non sanno affrontare temi come la legalità e la trasparenza? Si dimettano”. (Daniele Boasi-ANSA).
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