ROMA Via libera finale della Camera dei Deputati al decreto Superbonus con 150 voti favorevoli e 109 voti contrari. Il provvedimento, sul quale ieri il governo ha incassato fiducia, diventa legge in seconda lettura dopo essere stato approvato a Montecitorio senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato. Un decreto fortemente voluto dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, per mettere un freno ad una situazione considerata molto critica per gli effetti sui conti pubblici del bonus e paragonata dal responsabile del Mef al Vajont. Ma che ha visto la maggioranza divisa nel primo passaggio in Senato sul voto sull’emendamento del governo che ha introdotto ulteriori misure restrittive, tra cui l’allungamento da 4 a 10 anni della detrazione per le spese sostenute nel 2024. Il Parlamento ha confermato la stretta prevista nel decreto approvato in Consiglio dei Ministri, con lo stop dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli interventi sugli immobili Iacp, cooperative, Terzo Settore, e quelli per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Resta la possibilità di avvalersi dello sconto e della cessione del credito se alla data di entrata in vigore del decreto risulti depositata la Cila.
Il meccanismo ‘spalma-detrazioni’ in dieci anni contenuto nell’emendamento firmato da Giorgetti è stata la misura più controversa. Riguarda le spese per i lavori del Superbonus effettuate in tutto il 2024, quindi a partire da gennaio, prima dell’entrata in vigore del disegno di legge di conversione del decreto. Un intervento con una retroattività anche se “limitata” come è stata definita dalla maggioranza, ma che comunque ha sollevato forti critiche da Forza Italia che si è astenuta in commissione al Senato. “Su questo decreto Forza Italia non nasconde di non essere felice di approvarlo” ha sottolineato ancora oggi il deputato azzurro Fabrizio Sala prima del voto finale “Sappiamo bene che dobbiamo mettere al sicuro i conti dello Stato” ha aggiunto “ma d’altra parte bisogna anche mantenere fede alle regole e al patto che si è fatto coi cittadini”. Con l’intervento del governo arrivano novità anche per le banche e gli intermediari finanziari, con la stretta sulle modalità di compensazione dei crediti legati al Superbonus acquisiti negli anni. Da gennaio 2025 non sarà più possibile compensarli con i contributi previdenziali e quelli Inail. Anche se una esatta valutazione degli effetti ancora non è stata fatta, l’Abi ha lanciato un grido d’allarme sottolineando la difficolta per le banche di compensare i crediti d’imposta, con conseguenze negative anche sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti. E a cascata ci sarebbero ricadute negative per le imprese che avranno difficoltà a cedere i crediti che hanno in pancia. Le banche e gli intermediari potranno continuare a utilizzare i crediti in quattro anni, ma se tali crediti al momento dell’acquisto sono stati scontati in misura superiore al 75%, la rateizzazione diventa di sei anni. Si tratta di una misura che vuole colpire gli intermediari che hanno ‘lucrato’ sulla difficoltà delle imprese. Nel decreto è confermato il plafond di 400 milioni per consentire nelle zone terremotate dell’Abruzzo colpite dal sisma del 2009 e in quelle del Centro Italia danneggiate dal sisma del 2016 di continuare a usufruire dello sconto in fattura e della cessione del credito. E’ stato chiarito che la cifra riguarda solo le pratiche nuove, presentate da aprile 2024 a dicembre dello stesso anno. Contestualmente viene eliminata la possibilità di ricorrere al cosiddetto ‘Superbonus rafforzato”, un meccanismo che consente di portare l’agevolazione al 150% rinunciando al contributo previsto per le ricostruzioni in quelle zone terremotate. Per le altre zone colpite da eventi sismici, escluse da sconto e cessione, è stato costituito un fondo di 35 milioni per il 2025 per l’erogazione di contributi diretti per gli interventi di ricostruzione. Un altro fondo di 100 milioni di euro è stato istituito per l’erogazione di contributi alle Onlus, agli enti del Terzo settore e alle associazioni di volontariato per gli interventi di riqualificazione sui loro immobili. Confermata anche la misura del decreto che sospende l’utilizzabilità dei crediti di imposta riferiti a bonus edilizi se il contribuente ha iscrizioni a ruolo per imposte non versate di importi superiori a 10.000 euro, fino a concorrenza di questi importi. Inserita anche una disposizione per i comuni che effettueranno segnalazioni di irregolarità in materia di Superobonus. Questi si vedranno riconosciuta una quota del 50% delle maggiori somme relative a tributi statali riscossi a titolo definitivo grazie al loro intervento. Arrivano anche misure antifrode in materia di cessione dei crediti Ace e le misure di monitoraggio di Transizione 4.0.
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