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Catanzaro, trattenere Vivarini per sognare ancora. Cosenza, Tutino e Guarascio messi all’angolo

La permanenza o meno del tecnico peserà le reali ambizioni del club. Il popolo silano si aspetta solo la riconferma (non facile) dell’attaccante

Pubblicato il: 27/05/2024 – 7:42
Catanzaro, trattenere Vivarini per sognare ancora. Cosenza, Tutino e Guarascio messi all’angolo

Perdendo malamente a Cremona il Catanzaro ha visto sfumare il sogno serie A dopo un campionato a dir poco esaltante. Ora in casa giallorossa bisognerà pensare al futuro che i tifosi sperano possa regalare soddisfazioni sempre maggiori. Sul futuro sta già riflettendo da tempo il Cosenza, anche se nell’ambiente silano regnano incertezza e preoccupazione sul “caso” Tutino. Il bomber napoletano resta o va via?

La stagione da sogno del Catanzaro (nonostante il finale amaro)

“Una stagione da sogno…un futuro di gloria. Grazie ragazzi, orgogliosi di voi!” Recitava così lo striscione esposto dai tifosi giallorossi (più di 5mila sparsi nei vari settori dello Zini) dopo il triplice fischio della sfida tra Cremonese e Catanzaro, ritorno della semifinale play-off di serie B.
Uno striscione che riassume la gratitudine della tifoseria nei confronti della squadra, la riconoscenza di una piazza ad un gruppo di ragazzi che ha saputo stupire e incantare, che ha fatto parlare di sé dalla prima all’ultima giornata, che ha regalato spettacolo, bel gioco, che ha divertito, anzi entusiasmato non solo i tifosi di fede giallorossa.
Dallo Zini allo Zini. Il cammino del Catanzaro, iniziato proprio nell’impianto cremonese il 19 agosto scorso, si ferma qui. Andando ben oltre quelle che erano le aspettative e le previsioni iniziali, ben oltre i più entusiastici sogni dei più ottimisti tifosi. Nella prima stagione dopo il ritorno in serie B (che mancava da 17 anni) le aquile centrano un quinto posto alle spalle di corazzate come Parma, Como, Venezia e Cremonese il cui monte ingaggio è 2 se non 3 volte superiore a quello dei giallorossi. Nel primo anno di gloria, dopo lunghi anni di delusioni e di sofferenze, la squadra di Vivarini si è tolta parecchie soddisfazioni. A cominciare dai due derby vinti, al Ceravolo e al Marulla, senza dimenticare i successi a Marassi e al Tardini (unica squadra capace di battere il Parma in casa propria). Una stagione da incorniciare, da sogno come hanno scritto i tifosi.

Crema: se dovessimo adesso, a campionato concluso, elencare le note più liete di questa stagione straordinaria finiremmo per scrivere fiumi e fiumi di parole elencando le gesta di capitan Iemmello (che ha chiuso con 17 gol totali) e le prodezze dei suoi compagni di squadra. Ci limitiamo ad una constatazione: la crema sta nel giocattolo perfetto assemblato da mister Vivarini. Un giocattolo che ha saputo tenere botta nonostante il cambio di categoria e anzi continuare a imporre gioco. Il vero problema sorge ora. Adesso bisogna programmare e costruire il Catanzaro che verrà, e per farlo bisogna ripartire da Vivarini (che ha ancora un anno di contratto ma che inevitabilmente ha molti estimatori importanti che gli fanno la corte). Trattenerlo o meno sarà l’ago della bilancia e peserà anche le reali ambizioni della società del patron Noto. In tema di crema come non menzionare il fantastico popolo giallorosso, un muro meraviglioso che ha sostenuto la squadra al Ceravolo come in ogni stadio d’Italia regalando sempre spettacolo e non facendo mai giocare in trasferta i propri beniamini.

Amarezza: rimane il rammarico per un epilogo che punisce oltremodo il Catanzaro. Sia chiaro la Cremonese ha strameritato la vittoria, anche nel parziale. Il rammarico sta nel chiudere con una sconfitta così sonora, così piena e anche meritata. Ci si è arrivati un po’ stanchi, sicuramente col fiato corto e innegabilmente corti nelle scelte. Poche le alternative in panchina per mister Vivarini anche solo per provare a cambiare volto ad una partita messasi male sin dai primi scambi. Le forze fresche, poi, non hanno inciso e l’espulsione di Brignola ha compromesso anche la possibilità di un’ennesima incredibile rimonta. Si saluta la stagione 23-24 con un pizzico di rammarico ma con la consapevolezza di aver volato in alto, lì dove osano solo le aquile. (Stefania Scarfò)

Lo striscione dei tifosi giallorossi a Cremona

Tutino e Guarascio messi all’angolo dalla città

Quella appena conclusa per il Cosenza è stata un’altra settimana di riconoscimenti, feste e parole. Come queste. Gennaro Tutino, come la Madonna del Pilerio (non siamo blasfemi, lo ha detto il sindaco Franz Caruso) è stato premiato con il “Sigillo d’oro” della città, assegnato in passato soltanto a tre personalità illustri del territorio bruzio: appunto la Madonna del Pilerio (con un titolo simbolico ovviamente), il cardinale Fernando Filoni e Anthony Rota, primo presidente italo-canadese della Camera dei Comuni di Ottawa. Insomma, per farla semplice, Gennaro Tutino è stato messo all’angolo. Molto di più del presidente Eugenio Guarascio che, come al solito, sul possibile riscatto dal Parma del calciatore, ha detto tutto senza dire niente: «Stiamo lavorando». Che è un po’ come buttare la palla in tribuna sperando che qualcosa di salvifico possa accadere. Ma, come già detto altre volte, dato per scontato lo sforzo economico per strappare il calciatore al club ducale, bisognerà capire poi cosa il patron e lo stesso Tutino decideranno di fare. Voltare le spalle all’amore che un’intera città (a questo punto non solo pallonara) prova per il suo campione grazie al quale riesce nuovamente a sognare traguardi impensabili, non è facile. Calciomercato e filosofia guarasciana sono però entità appartenenti a universi misteriosi e imprevedibili. E, quindi, domanda: se dovesse arrivare un’offerta vantaggiosa per entrambi dalla serie A o dall’estero, se la sentirebbero di rifiutarla? Se ciò accadesse, significherebbe forse che qualcosa nel calcio cosentino sta cambiando o, semplicemente, sta tornando indietro nel tempo, a un’epoca in cui questo sport riusciva ancora a trasformarsi in poesia. Ma ci fermiamo qui e attendiamo che la palla lanciata in tribuna da Guarascio prima o poi ritorni in campo.

Crema: non ce ne voglia Gennaro Tutino, magari ci sbagliamo, ma in questo momento un po’ ce lo immaginiamo con le spalle al muro. Da una parte con una città che lo guarda come i napoletani facevamo con Maradona. Una città che gli darebbe l’anima per non vederlo partire e in cui lui sa di essere unico e ispirato come mai gli è accaduto in carriera. Dall’altra c’è la voglia legittima di raggiungere subito la serie A, di dimostrare quanto vale e se non lo fa adesso, a 27 anni e dopo una stagione praticamente perfetta, quando? A Palazzo dei bruzi, davanti a tifosi e bambini adoranti e in lacrime, giunti fino a lì anche solo per toccargli la giacca, ha ribadito il suo amore per Cosenza, aggiungendo però che dovrà parlare col suo procuratore, e nel calcio, si sa, quando ci sono di mezzo i procuratori, spesso e volentieri i sentimenti vengono messi da parte. Non vorremmo essere nei suoi panni. Soltanto Guarascio, forse, può tirarlo fuori da questa paranoia.

Amarezza: alla fine può darsi che ci riusciranno: Rosaria Succurro, presidente della Provincia, e il Cosenza calcio porteranno i Lupi in Sila per il ritiro precampionato. Un ritiro che sulle nostre montagne manca da tempo. Dopo l’ultima riunione avuta con alcuni dirigenti rossoblù, Succurro ha detto che si stanno provando a mettere insieme «le reciproche esigenze e speriamo di riuscire in questo grande obiettivo». E poi quella frase finale: «sono convinta che il nostro altopiano porta carica, grinta, determinazione e perfino fortuna per arrivare alla tanto ambita serie A». Il problema è che le strutture di San Giovanni in Fiore e Lorica al momento sono messe malissimo. Dal prato agli spogliatoi, fino a raggiungere gli spalti, il lavoro da fare per renderne almeno una presentabile è enorme e il tempo per riuscirci non è molto. Lo si è sempre saputo, eppure in questi anni non si è mai fatto nulla per invertire la rotta. Ci si riduce sempre all’ultimo istante e ciò porta a pensare che oltre alla carica, alla grinta, alla determinazione e alla fortuna che può regalare l’aria della Sila, Cosenza e il Cosenza per raggiungere mete virtuose debbano ancora percorrere tanta strada. (Francesco Veltri)

Tutino a Palazzo dei bruzi

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