CATANZARO Il dato dal quale non si può prescindere che in Calabria comunque c’è una maggioranza di centrodestra, magari anche rissosa e litigiosa ma sostanzialmente granitica. Un altro dato che si può dare per assodato, in Calabria, è che il campo largo del centrosinistra, fondato sul traino Pd-M5S, ancora non c’è, e per due ragioni: la prima è che le forze che compongono questo schieramento registrano dinamiche elettorali diverse, nel senso che c’è chi va bene, chi più o meno tiene e chi va male, la seconda è che l’area moderata che sul piano programmatico potrebbe guardare in questa direzione in realtà se non pencola decisamente verso il centrodestra certo non sembra particolarmente attratta dal centrosinistra. Una – comunque non facile – lettura del voto delle Europee in Calabria consegna in estrema sintesi questi dati, oltre che due novità importanti peraltro tutte da verificare nelle loro future ricadute: la prima è il ritorno sulla scena politica calabrese di una sinistra nel senso pieno e letterale del termine, quella sinistra rappresentata da Alleanza Verdi Sinistra che ha eletto Mimmo Lucano all’Europarlamento, e la seconda novità è il fatto che sia Azione, sia soprattutto Stati Uniti d’Europa – nata dalla federazione tra Italia Viva di Matteo Renzi, + Europa di Emma Bonino e il Psi di Enzo Maraio – in Calabria hanno superato il fatidico 4% che invece non hanno raggiunto nel Paese. Sono due novità e specificità che però sono destinate a non intrecciarsi o comunque rischiano di non intrecciarsi in Calabria, perché l’area moderata, o almeno una parte importante di quest’area, qui strizza l’occhio più al governatore Roberto Occhiuto che non al centrosinistra.
Novità e dinamiche che in ogni caso non portano a configurare un campo largo di centrosinistra in Calabria, un centrosinistra che resta numericamente ancora minoranza, considerando che messi insieme Pd, M5S e Avs arrivano a quasi il 38%. Certo, se si sommano Azione e Stati Uniti d’Europa la percentuale sarebbe ben diversa e molto più alta, ma questo “automatismo” al momento in Calabria non sembra realizzabile. E poi, se si esclude Avs, protagonista di un boom al quale peraltro ha contributo anche la battaglia identitaria e di “bandiera” impersonata da alcune candidature come quella di Lucano che da sole erano un manifesto politico, sia il Pd sia il M5S non hanno grandi motivi per guardare al futuro con ottimismo. Il Pd in Calabria, alle Europee, ha migliorato, rispetto alle Politiche, ma resta il quarto partito a livello regionale, laddove invece i dem sono stati la prima forza nella circoscrizione meridionale. Quanto al M5S, i pentastellati si rallegrano per l’elezione di Pasquale Tridico all’Europarlamento ma in Calabria sono in caduta libera (avendo perso ben 13 punti percentuali rispetto alle Politiche) sia pure posizionandosi come il primo partito del centrosinistra. E a livello comunale sia Pd sia M5S sono a esempio tra le liste meno votate a Corigliano Rossano, quasi residuali rispetto al boom del rieletto sindaco Flavio Stasi, il “volto nuovo” della coalizione progressista in Calabria, il simbolo di una sorta di “nuova” rinascita della sinistra insieme a Mimmo Lucano, l’altro grande protagonista di questa tornata calabra. Il fatto è che poi anche le traiettorie di Pd e M5S sono tutte da verificare, rivelando diverse sofferenze: nel “corpaccione” del Pd calabrese già si percepiscono spinte, indirizzate anche al Nazareno e alla segreteria di Elly Schlein, per una “resa dei conti” local e una rivisitazione degli assetti del partito regionale dopo il ballottaggio di Vibo Valentia (che non cambierà la musica nemmeno in caso di vittoria del candidato sindaco di centrosinistra Enzo Romeo), quanto ai 5 Stelle già a Roma è in atto una riflessione sulla governance del partito guidato da Giuseppe Conte, ed è tutto dire. E ancora, c’è poi da valutare come si svilupperà il cosiddetto “partito dei sindaci” – Nicola Fiorita a Catanzaro, Franz Caruso a Cosenza e Giuseppe Falcomatà a Reggio – negato a parole ma di fatto da tempo attivo con Calabria, con lo sguardo alle Regionali 2026 e alla candidatura a governatore: peraltro, per i primi cittadini delle grandi città a guida centrosinistra le Europee non sono state propriamente un trionfo, a parte qualche motivo di rallegramento per Caruso, e per Falcomatà c’è anche qualche affanno in più dopo il coinvolgimento in una recentissima inchiesta antimafia della Dda di Reggio. Insomma, il centrosinistra è un “magma” ancora parecchio confuso, come del resto lo è su scala nazionale, con la differenza che forse a Roma il posizionamento di alcune aree moderate come Azione appare più sincronizzato con questo schieramento che non in Calabria, anche se anche nella nostra regione i calendiani ora aspettano segnali da Occhiuto. (ant. cant.)
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