COSENZA Tra due giorni saranno trascorsi 44 anni dalla strage di Ustica. Faccio parte di una conventicola di giornalisti che seguiamo lo stragismo italiano da diversi decenni e con diverse scelte motivazionali nel corso del tempo. Da verità e giustizia siamo passati alla ricerca di verità storica e alla speranza di far ammettere allo Stato italiano e agli Stati coinvolti le proprie responsabilità. Stasera alle 21.30 su Raitre, Massimo Giletti manda in onda il documentario d’inchiesta “Ustica una breccia nel muro” dal titolo evocativo del prezioso lavoro giornalistico svolto da Andrea Purgatori riferito al Muro di gomma, e che poi diventerà un film di successo firmato dalla passione civile di Marco Risi.
Giletti è un bravo segugio di notizie, uno che come Purgatori non molla la presa e stasera aggiungerà notizie e testimonianze inedite.
Vedremo in montaggio che spazio ha dedicato all’ex caporale calabrese Filippo Di Benedetto che con il Corriere della Calabria abbiamo intervistato nei giorni scorsi ricostruendo scene e retroscena del Mig libico caduto a Timpe delle Magare in Sila. Ascolteremo anche per la prima volta l’ex addetto militare francese a Roma rivelare a Giletti che i suoi superiori gli ordinarono di non consegnare agli italiani i tracciati radar della base di Solenzara, in Corsica, perché prova provata della battaglia aerea che si svolse nella tragica notte.
Giletti, mostrerà anche un casco da pilota americano, una storia che conosco per averla incrociata un ventennio fa per motivi professionali.
Ero all’epoca caporedattore vicario del Quotidiano della Calabria. Era il maggio del 2005 quando il nostro corrispondente Paolo Orofino ci informa di questa suggestiva vicenda scoperta nella sua zona di riferimento. Organizzo un incontro con il nostro direttore Ennio Simeone a Cosenza in redazione e ascoltiamo di questo pescatore di Amantea che nella sua rete in barca rinviene nell’estate del 1980 questo casco che conserverà come ricordo adoperandolo per andare in motocicletta. Noi all’epoca non avevamo strumenti adeguati per compiere accertamenti e compatibilità con la battaglia aerea clandestina tra Ustica e Ponza. Mollammo la presa. Ci era capitato un’altra volta nella stessa zona quando sempre Orofino aveva trovato un fusto di rifiuti tossici della Jolly Rosso. In quel caso sotto regia di Simeone affidammo la notizia all’Espresso. Ne nacque nel tempo un rapporto di team giornalistico investigativo da parte di Orofino soprattutto ma anche mio con Riccardo Bocca.
Ora che Paolo Orofino collabora con Giletti ritorna il casco del pilota. Casco che sarà stasera mostrato n trasmissione. Il pescatore è morto, ma l’inchiesta giornalistica di Giletti ha accertato di chi era quel casco di pilota americano morto in strane circostanze.
Questa piccola storia dell’infinito labirinto della strage di Ustica ci racconta due cose. La prima il valore dei corrispondenti di zona come Orofino che andando a vedere i fatti dal vivo riescono a rendere viva e avvincente la cronaca degli avvenimenti. La seconda che la storia della strage di Ustica, come tutte le stragi italiane, è una storia di depistaggi, omissioni e grandi bugie dello Stato italiano e dei suoi alleati.
Buona visione a chi vedrà l’inchiesta di Giletti stasera o su RaiPlay quando lo riterrà opportuno. (redazione@corrierecal.it)
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