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Camera penale di Cosenza: «costretti a dichiarare di esercitare il diritto di difesa è offensivo»

Continuano le battaglie per i diritti nel Tribunale di Cosenza e nell’intero distretto giudiziario

Pubblicato il: 05/07/2024 – 9:27
Camera penale di Cosenza: «costretti a dichiarare di esercitare il diritto di difesa è offensivo»

COSENZA Dopo il manifesto sullo stato di agitazione dei penalisti cosentini contro le derive del maxi-processo, contro l’ingiustizia delle udienze tenute con centinaia di indagati e giudici che ne decidono il destino cautelare in poche ore nonché contro le intercettazioni tra avvocati e assistiti, questa volta è toccato all’Ufficio Gip-Gup del Tribunale di Cosenza. La cancelleria di questo Ufficio giudiziario subordina il rilascio di copie di atti giudiziari agli avvocati di parti ammesse al patrocinio a spese dello Stato all’attestazione scritta in cui gli stessi avvocati devono attestare per iscritto che le copie sono necessarie per esercitare il diritto di difesa. Un po’ come dire al chirurgo che entra in sala operatoria che può eseguire l’intervento chirurgico soltanto se dichiara di operare per tutelare il diritto alla salute del paziente.
I penalisti cosentini, in un documento di vibrata protesta titolato “se non per diritto di difesa, per cos’altro ?” non esitano a definire siffatta disposizione come “eccentrica” poiché “subordinare l’esercizio delle prerogative difensive alla dichiarazione dell’avvocato di “essere avvocato ed esercitarne la funzione” è una imposizione di inaudita gravità. Che concretamente ostacola il diritto di difesa. Che intacca decoro e dignità della professione forense, perché” -chiedono provocatoriamente i penalisti al Presidente della sezione penale- “se non per l’esercizio del diritto di difesa, per cos’altro l’avvocato chiede atti di un processo ?” Ma è la chiosa del documento ad essere ancor più provocatoria: “Chiedere all’Avvocatura il rilascio di un’attestazione della propria funzione costituzionale sarebbe autoreferenziale. E non lo siamo. Auspichiamo buon senso”. Insomma, se la Magistratura rivendica rispetto e autonomia, l’Avvocatura non sta a guardare.

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