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Viaggio nelle acque dello Stretto di Messina. La caccia al pesce spada «per la tutela di un’intera filiera»

A bordo di una feluca navigando le acque più letterarie e poetiche della storia, dove Ionio e Tirreno si incontrano. Il racconto del Gambero Rosso

Pubblicato il: 21/07/2024 – 18:45
Viaggio nelle acque dello Stretto di Messina. La caccia al pesce spada «per la tutela di un’intera filiera»

Viaggio a bordo di una feluca navigando le acque più letterarie e poetiche della storia, quello dello Stretto di Messina, «lì, dove lo Ionio e il Tirreno si incontrano, la Calabria e la Sicilia provano a stringersi in un abbraccio, sorvegliate dai mostri di Scilla e Cariddi. L’unico ponte che esiste è quello della biodiversità ittica. Da aprile a settembre, il Mare Nostrum è costellato dalle feluche, imbarcazioni di probabile origine fenicia, che si dedicano alla pesca tradizionale dello Stretto, attraverso la spartizione, tra Messina e Reggio Calabria, di porzioni di mare dove pescare pesce spada, tonno, guglia imperiale, tonno alalunga, tonnetto alletterato, pesce azzurro».
Il Gambero Rosso, in un pezzo di Liliana Rosano, racconta la caccia al pesce spada con la feluca, «una pesca definita sostenibile perché evita lo stress adrenalinico del pesce spada, rispetto alla pesca con il palamito». «Passa dabbanna, il grido in codice, quasi un mantra, invoca il momento dell’avvistamento del pesce spada dall’alto dell’antenna che presidia la feluca. Un pennone alto fino a 22 metri che diventa un osservatorio galleggiante capitanato dal ntinneri, l’avvistatore per eccellenza. Poi, la corsa verso la lunga passerella della feluca, con la speranza di arpionare il pesce spada. Compito, quest’ultimo, affidato al lanzaturi, che aspetta l’attimo perfetto per colpire il pesce spada con l’asta, lancia di origine greca a due punte. Il pesce spada viene portato sulla feluca attraverso le luntri, piccole barche agili. Infine, l’incisione che segna la cattura e la fine del lungo rituale: la cardata da cruci, un sovrapporsi di croci sulla testa dell’animale».
«Tutelare la pesca dello Stretto significa tutelare un’intiera filiera e puntare alla qualità. La tecnica di pesca con la feluca è la più sostenibile per le modalità ed è quella che garantisce un’integrità e una qualità della carne pescata, che gode della biodiversità marina di questo tratto di mare», afferma Antonella Donato, pescatrice e presidente dell’Associazione Pescatori Feluca dello Stretto, che dopo una laurea in scienze politiche e una carriera nel mondo dell’hospitality, ha abbracciato il timone nel ruolo di comandante dell’equipaggio e ha riportato in mare la feluca della famiglia, omaggiando la passione e il lavoro del nonno pescatore.
Il pesce spada dello Stretto – scrive il Gambero Rosso – è il più pregiato e rinomato, viene venduto ai commercianti a un prezzo che oscilla dagli 11 ai 15 euro al kg.
«Questo Presidio per noi ha un importante valore simbolico, rappresenta un’opportunità per fortificare legami e costruire nuove connessioni per proteggere, tutelare e valorizzare l’intera area dello Stretto di Messina, un tratto di mare che unisce Sicilia e Calabria, due terre che hanno tanti elementi di contatto, non solo tra di loro, ma con l’intero Mediterraneo.  Più che un prodotto, vogliamo valorizzare e tutelare la pesca, un’attività, a sostegno di una filiera e dei pescatori», afferma Nino Mostaccio referente Slow Food del Presidio Pesca Tradizionale dello Stretto, presidente Slow Food Messina, ha fortemente voluto la tutela della pesca del pesce dello Stretto e si è impegnato per ottenere il Presidio. La prossima sfida? Nino non ha dubbi: «Stiamo lavorando alla trasformazione del pesce attraverso imprese artigianali di conserve, in modo da garantire una fonte economica costante ai nostri pescatori».

Foto di Giovanni Federico

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