«La Regione aveva dato l’ok per trasferire nell’impianto di Columbra i veleni della discarica a mare»
A puntare il dito è il Comitato “Fuori i veleni-Crotone vuole vivere”, che cita il verbale della Conferenza dei servizi del 26 giugno scorso

CROTONE La Regione Calabria aveva dato il proprio assenso per trasferire nell’impianto di Columbra i veleni custoditi nella discarica a mare. A denunciare la circostanza e puntare il dito contro la Regione è il Comitato “Fuori i veleni-Crotone vuole vivere”. Il comitato, a sostegno della propria tesi, cita il verbale della Conferenza dei servizi del 26 giugno scorso, dove si legge: “II Ministero fa presente che il Progetto stralcio in esame (presentato da Eni Rewind in Conferenza dei Servizi) nasce, invero, dalle indicazioni fornite dalla Regione Calabria in merito alle modalità per l’eventuale rimozione del vincolo PAUR sul destino dei rifiuti fuori Regione”. Questa parte del verbale è importante perché raccoglie le dichiarazioni del presidente della Conferenza dei servizi. Secondo il Comitato, quindi, “è stata la stessa Regione a manifestare la necessità che la questione fosse affrontata nell’ambito di una conferenza di servizi ministeriale”. Le indicazioni date dalla Regione per affrontare la questione e risolvere il problema dello smaltimento di oltre un milione di tonnellate di veleni è in contraddizione con la decisione assunta postuma di presentare ricorso al Tribunale regionale amministrativo per chiedere l’annullamento del decreto “Proietti”. Secondo il Comitato, a questo punto, “il presidente della Regione, Occhiuto” dovrebbe subito chiedere “al ministro dell’Ambiente, Frattin l’immediata revoca del Decreto 1 agosto ultimo scorso che consente ad Eni Rewind di lasciare i rifiuti (speciali pericolosi) della bonifica a Crotone”. “Quella che si è determinata – scrive il Comitato in una nota diffusa oggi – è una situazione grave che non può essere in alcun modo accettata, pena la condanna definitiva di Crotone e del territorio ad essere per sempre una “Terra di veleni””. E “se si è arrivati a questo punto è per evidenti e pesanti responsabilità in primo luogo del Presidente Occhiuto e di coloro che lo hanno assecondato in una vergognosa contrattazione sulla pelle dei cittadini e della città di Crotone”. “A parlare sono i fatti e le scelte di questi mesi che il Comitato “Fuori i veleni. Crotone vuole vivere” ha denunziato e cercato in ogni modo di contrastare”, continua la nota. La conferma sulle responsabilità della Regione arrivano, tra l’altro, dalle dichiarazioni fatte ieri dal vice ministro dell’Ambiente, Vannia Gava: “I rifiuti contestati non possono avere altra destinazione che la discarica calabrese già individuata…Un processo che è stato condiviso in Conferenza di servizi e su cui, a febbraio 2024, anche la Regione ha dichiarato la propria convergenza”. Da tutto ciò si evincerebbe che “il decreto emanato l’1 agosto scorso è la conclusione di un processo perseguito con il concorso attivo della Regione a guida Occhiuto”. Oltre ad Occhiuto ci sarebbero le “evidenti” responsabilità del sindaco di Crotone, Vicenzo Voce, “che, in questi mesi, non solo non ha contrastato questo scellerato disegno, ma ha scelto di allearsi con Occhiuto e ha speso buona parte delle sue energie per fare la polemica con noi del Comitato “Fuori i veleni. Crotone vuole vivere” prodigandosi in attacchi che, a ben vedere, servivano a nascondere la strategia adottata per arrivare a questo punto”. L’avvio al progetto “scellerato”, “un tassello fondamentale”, lo avrebbe dato “la modifica del Piano dei Rifiuti proposta da Occhiuto ed approvata dal Consiglio Regionale il 12 marzo 2024”. E’ stato “un passaggio necessario, per attuare il disegno per consentire ad Eni Rewind di realizzare i suoi propositi. Il capitolo 32.2 del nuovo Piano dei rifiuti ne è inconfutabile certificazione”. In questo capitolo viene prevista la realizzazione di discariche di scopo nei siti interessati ad interventi di bonifica (Crotone). Il Comitato aveva chiesto, senza essere ascoltato, “una sostanziale modifica del Piano dei rifiuti proponendo anche l’immediata approvazione di una Legge Regionale tesa a bloccare tutte le autorizzazioni in materia di rifiuti, nelle more delle modifiche necessarie, a reale tutela del territorio di Crotone e dell’intera Calabria. Una legge su modello di quello adottato dalla Sardegna per il settore eolico”. La risposta “è stata una modifica palliativa, anche questa gonfiata mediaticamente, con il chiaro intento di fuorviare e non intralciare il disegno concordato come si evince da quanto chiaramente sta emergendo”. Se si vuole bloccare il processo e salvaguardare Crotone e la Calabria, a questo punto, occorre fare ritirare il decreto “Proietti”, perché “prima ancora che di un ricorso al TAR si pone un problema di carattere politico ed anche costituzionale considerati i termini ordinatori con i quali il ministero all’art. 1 comma 2 del richiamato Decreto, dispone impropriamente che : “Tenuto conto del vincolo – allo stato invalicabile – di cui alla prescrizione n. 4 del parere della STV parte integrante del PAUR, adottato con Decreto della Regione Calabria n. 9539 del 2 agosto 2019…la Regione Calabria deve avviare il procedimento di modifica della predetta prescrizione entro 30 giorni dalla notifica del presente decreto”. Una norma incostituzionale “in quanto una eventuale modifica del PAUR è di competenza dell’organo che ha adottato il provvedimento, quindi esclusivamente della Regione. Gli organi dello Stato non hanno alcun potere impositivo in un atto (il PAUR) di esclusiva competenza della Regione”. “Vi sono quindi più motivi perché il decreto venga revocato ed il ministro Frattin, tra l’altro collega di partito di Occhiuto, venga sollecitato a farlo”, sottolinea il Comitato. Dal canto suo, “la Regione dovrebbe immediatamente procedere ad una modifica sostanziale del Piano regionale dei rifiuti approvato il 12 marzo scorso a partire dalla abrogazione del Capitolo 32.2 dello stesso”. Mentre “il sindaco Voce, eletto con il preciso mandato di difendere la città ed impedire ogni tentativo di far prevalere gli interessi miliardari di Eni, si è assunto la grave responsabilità di aver consentito una operazione pericolosa a danno della cittadinanza. Le parole e le roboanti esternazioni ormai lasciano il tempo che trovano e sono servite (almeno finora) a coprire un ribaltamento delle posizioni espresse nel corso della campagna elettorale”. Voce aveva impostato la sua campagna elettorale sulla battaglia per ottenere una bonifica totale. Concludendo, il Comitato scrive: “Crotone non può accettare di essere condannata ad essere la città dei veleni. I crotonesi meritano rispetto. Le istituzioni ad ogni livello devono tutelare le comunità. Gli interessi miliardari non possono giustificare alcuna operazione che esponga a rischio la Comunità. La salute dei cittadini non ha prezzo”.
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