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Emergenza sanitaria

Vaiolo delle scimmie, dichiarato lo stato di emergenza internazionale

In Svezia il primo caso della variante più pericolosa, al di fuori dell’Africa

Pubblicato il: 15/08/2024 – 18:18
Vaiolo delle scimmie, dichiarato lo stato di emergenza internazionale

ROMA L’Agenzia svedese per la sanità pubblica ha annunciato di aver registrato il primo caso al di fuori dell’Africa della variante più pericolosa del vaiolo delle scimmie, che l’Oms ha dichiarato un’emergenza sanitaria globale. «Ad una persona è stato diagnosticato a Stoccolma il morbo causato dalla variante Clade 1. È il primo caso causato dal clade I ad essere diagnosticato al di fuori del continente africano», ha affermato l’agenzia in un comunicato. L’mpox, il cosiddetto vaiolo delle scimmie, costituisce di nuovo un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (Pheic). «Il comitato di emergenza si è incontrato e mi ha informato che la situazione costituisce un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. Ho accettato questo consiglio», ha affermato Tedros. L’Africa Cdc aveva proclamato l’emergenza su scala continentale. La preoccupazione, ha spiegato Tedros, è legata ad almeno due fattori. Innanzitutto, le dimensioni dell’epidemia, che ha fatto registrare nella sola Repubblica Democratica del Congo oltre 14 mila casi e 524 decessi nella prima metà dell’anno, superando già il bilancio dell’intero 2023. A ciò si aggiunge «il rilevamento e la rapida diffusione di un nuovo clade [ceppo, n.d.r..] di mpox nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, il suo rilevamento nei Paesi vicini che non avevano precedentemente segnalato la malattia, e il rischio di un’ulteriore diffusione in Africa e oltre», ha detto Tedros. Nell’ultimo mese sono stati segnalati circa 90 infezioni dovute al ceppo 1b del virus mpox in quattro Paesi confinanti che non avevano mai segnalato la malattia in precedenza: Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Sullo sfondo, poi, ci sono i diversi focolai dovuti ad altri ceppi in Africa e fuori dal continente. Da qui la decisione di dichiarare l’emergenza, che «è il più alto livello di allarme sotto la legislazione sanitaria internazionale», ha precisato Tedros. In precedenza era stata dichiarata solo per l’influenza suina nel 2009, per la polio (2014), per ebola (nel 2013 e poi, nuovamente, nel 2019), per Zika,(2016), per Covid (2020) e per la precedente epidemia di mpox nel 2022. Intanto, la risposta all’epidemia è già iniziata. L’Oms ha annunciato di aver messo a punto un piano di risposta che richiede un investimento iniziale di 15 milioni di dollari. 1,45 milioni sono stati già stanziati dall’Oms e altre risorse saranno allocate nei prossimi giorni; si attende un contributo anche da altri donatori. L’Europa è stata la prima a muoversi. L’autorità per le emergenze sanitarie europea Hera (Health Emergency Preparedness and Response Authority) ha annunciato di avere acquistato 175 mila dosi di vaccino anti-mpox da donare ai paesi africani. Altre 40 mila dosi saranno donate dall’azienda produttrice Bavarian Nordic. I vaccini saranno distribuiti dal Cdc africano.Hera donerà anche 3,5 milioni di euro entro l’inizio dell’autunno per rafforzare la capacità di test e sequenziamento del virus nella regione. Per quel che riguarda i vaccini, il problema, al momento, sembra più l’accesso da parte dei Paesi più interessati dall’epidemia che la disponibilità. Circa 500 mila dosi di vaccino contro l’mpox MVA-BN, prodotto da Bavarian Nordic, potrebbero essere già nella disponibilità del produttore e altre 2,4 milioni potrebbero essere prodotto per la fine dell’anno, ha detto Tim Nguyen, a capo della Unit High Impact Events Preparedness dell’Oms. «Nel 2025 – ha aggiunto Nguyen – potrebbero essere prodotte altre 10 milioni di dosi». A queste si potrebbero aggiungere le dosi che «diversi Paesi hanno già accantonato e che potrebbero donare se altri Paesi ne avessero bisogno». Per un secondo vaccino, LC-16, che costituisce un prodotto «non commercializzato ma al momento prodotto per conto del governo del Giappone», ha precisato Nguyen, nella precedente epidemia «il Giappone è stato molto generoso e ha donato i vaccini a Paesi» che ne avevamo bisogno. «Siamo al lavoro per facilitare la donazione delle riserve di LC-16», ha aggiunto Nguyen.

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