L’arcivescovo di Crotone e Santa Severina monsignor Angelo Raffaele Panzetta ha avviato tutte le procedure per far sì che dal prossimo primo dicembre sia prevista l’abolizione della figura del padrino o della madrina nei sacramenti del Battesimo e della Cresima. Esistono già dei precedenti, guarda caso a Palermo e in diverse diocesi del Nord. Con meditato scritto ai suoi parroci, il prelato riflette con il suo popolo di Dio che la figura ormai confusa con ruolo parentale “se non addirittura con legami ambigui” si è ormai ridotto “ad orpello coreografico” della cerimonia religiosa.
La decisione è potente dal punto di vista simbolico. Si manda in soffitta la figura del compare molto prevalente rispetto a quella femminile della madrina. Chiamata spesso “Sangiovanni” dalla cultura popolare per decenni ha rappresentato l’allargamento della famiglia verso una figura autorevole che potesse esercitare ruoli di relazioni e di protezioni con l’antropologia che ha sempre prevalso sulla religione. Il comparaggio ha spesso avuto in Calabria un esercizio della politica di successo con decine di padrini e compari che hanno allargato la sfera del loro consenso grazie a battesimi, cresime e anche matrimoni. Fece epoca in tal senso la dichiarazione del politico Franco Morelli alla telecamera di Stefano Bianchi della trasmissione di Santoro “Anno zero” che chiamato a rispondere dell’operato dell’assessore Mimmo Crea proferì a futura memoria: «Il compare del mio compare è il mio compare”, aforisma che spiega meglio di un saggio politico come funziona in Calabria certo consociativismo trasversale. Di “regione dei compari” aveva scritto anche Paolo Pollichieni in un suo pezzo del Corriere.
Ancora più compromettente la figura da parte della criminalità come ci ricorda il finale del Padrino quando Michel Corleone battezza un bambino e i suoi sicari uccidono contemporaneamente al suo recitare durante il rito: “Io credo”. Già nel 2017 L’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova Giuseppe Fiorini Morosini aveva voluto rivolgersi con una lettera aperta ai cresimandi per ricordare che il padrino «non è il compare, cioè l’amico che vuoi gratificare o la persona alla quale tu o la tua famiglia si vuole legare». Non è bastato evidentemente. Ora il padrino e il compare forse spariscono. Resta il ricordo del tempo passato quando “cummari e cumpari “ rafforzavano la famiglia davanti ad ogni avversità.
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Invece monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente per l’Italia meridionale della Cei, fermo avversario dell’autonomia differenziata, sollecitato dal Corriere della Sera a rispondere sull’iniziativa di un parroco campano che si è messo in sacrestia a raccogliere firme per il referendum ha dichiarato: «Non è opportuno. Stiamo attenti a non rendere le parrocchie dei luoghi di conflittualità politica. Di certo la Cei non ha mai detto: raccoglietele firme. Pensare questo sarebbe ingiusto e falso». Insomma vale ancora l’adagio “Scherza con i fanti ma lascia stare i santi”. La Chiesa non gradisce il decreto Calderoli ma non si mobilita per le firme.
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L’ultima edizione del Premio Sila per la letteratura e’ stata vinta dal libro “Grande meraviglia” di Viola Ardone. Il romanzo affronta il problema dei manicomi, chiusi nel 1978 dalla Legge Basaglia, normativa molto all’avanguardia che, però, ancora oggi rimane disattesa nelle sue delicate e profonde intenzioni. Ne troviamo tracce in una vicenda ferragostana a Cosenza. Salvatore “Aciaddru” è personaggio popolare in città e nel centro storico dove abita molto conosciuto per il suo generoso passato di tifoso del Cosenza. Purtroppo Salvatore da anni con la sua famiglia è stato lasciato solo con una grave malattia mentale. Le condizioni si sono aggravate e il giovane uomo e’ molto aggressivo, rompe finestrini delle automobili per furti da nessun valore, e’ anche violento nei confronti di chi cerca di rabbonirlo. In queste ore è stato di nuovo fermato e per l’ennesima volta sarà mandato agli arresti domiciliari dove la sventurata mamma anziana non potrà impedire che torni a far danni in strada. E’ in atto una mobilitazione a Cosenza che reclama che Salvatore sia curato in una struttura adeguata. Possibile che nessuna autorità sanitaria o politica si premuri della salute di un malato mentale e della quiete pubblica collettiva?
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Segnalo tra i calabresi pensieri della settimana la bella intervista del nostro Emiliano Morrone a Peppe Voltarelli. Tra i vari aspetti il cantautore vincitore del Premio Tenco spiega come sia il cantore di una Calabria unitaria che incontra spesso fuori dalla nostra regione. E’ una riflessione non banale quella di un provinciale che è artista di mondo. Peppe Voltarelli, da un punto di vista politico, è l’Otello Profazio del nuovo secolo.
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La più originale polemica politica di Ferragosto in Calabria è andata in scena sulla spiaggia di Catona nei pressi di Reggio Calabria. Mentre si era nella condizione generale di assopimento da mangiata festaiola, dal web arriva la denuncia social secondo la quale il consigliere comunale di opposizione di Reggio Calabria, Massimo Ripepi, aveva piantato sulla spiaggia a beneficio della sua famiglia due gazebo ancorati con il cemento. Pronta la reazione del politico che sui social ha subito pubblicato la foto dei normali ombrelloni e ha mostrato anche i due gazebo (non c’era cemento) e in annessa diretta Facebook ha annunciato querele nei confronti di chi ha diffuso la fake news. Resta da comprendere di chi erano i due gazebo.
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Ferragosto molto originale alle Costellazioni di Sangineto, luogo che negli anni Ottanta ha regalato party memorabili tra le belle ville sorte nel boom per i dolci ozi di alcune tra le più affermate famiglie cosentine. Feste collettive e autoprodotte con giochi senza frontiere e gran baccanali aperti ad amici e conoscenti con divertimento trasversale ad ogni generazione. Quest’anno è ripresa l’antica tradizione e sull’ormai erosa spiaggia della Cassiopea si è atteso Ferragosto tutti vestiti di bianco che va tanto di moda circondati da studiate luci che hanno illuminato candidi ombrelloni. Coloro che erano figli un tempo hanno cucinato in ogni villa per un buffet calabrese da ricordare innaffiato da cantina autogestita di livello. Si è poi ballato fino all’alba. Bollino di qualità assegnato da un cronista di vaglia come Enzo Arcuri storico villeggiante del buon retiro che su Facebook ha scritto: “Onore e merito ai volenterosi del villaggio che l’anno pensata e organizzata”. (redazione@corrierecal.it)
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