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Tra dinamiche nazionali e tensioni locali, la politica calabrese guarda al futuro

La “fotografia” dei partiti che si preparano alla seconda fase della legislatura regionale. Il “peso” di Fi, la litigiosità della Lega, le difficoltà di Pd e M5S

Pubblicato il: 22/08/2024 – 17:02
Tra dinamiche nazionali e tensioni locali, la politica calabrese guarda al futuro

CATANZARO Tra dinamiche e fibrillazioni nazionali e tra movimenti e tensioni più prettamente “local”, la politica calabrese consuma gli ultimi scampoli di stop estivo e si prepara alla ripresa dell’attività a pieno regime. Sul tappeto diversi temi particolarmente sensibili, anzitutto l’autonomia differenziata diventata terreno di scontro tra gli schieramenti ma anche fonte di imbarazzi interni alla coalizione di centrodestra, e anche gli obiettivi per il futuro: perché in Calabria da settembre in poi si entra nella fase 2 della legislatura alla Regione, quella che porterà alle elezioni del 2026, e se ancora ovviamente certi ragionamenti sono prematuri indubbiamente partirà a breve anche la marcia di avvicinamento all’appuntamento più importante sul piano istituzionale e oolitico in Calabria. Ecco, nel complesso la “fotografia” dei partiti e degli schieramenti a livello regionale e le loro prospettive.

Centrodestra

Alla Cittadella e a Palazzo Campanella la navigazione della maggioranza di centrodestra appare al momento nel complesso tranquilla. Non mancano le asperità – soprattutto la perdurante “guerriglia” tra Forza Italia e Lega e possibili fibrillazioni per il rinnovo delle Commissioni del Consiglio regionale – ma al momento non ci sono avvisaglie di particolari sconvolgimenti, a meno che il quadro nazionale non imploda. Forza Italia è salda nella leadership del governatore Roberto Occhiuto in asse con il coordinatore Francesco Cannizzaro, forte anche dell’elezione di Giusi Princi all’Europarlamento: diversi organi di informazione nazionali segnalano un movimento, guidato dallo stesso Occhiuto, che guarda con estremo interesse alla discesa in campo di Pier Silvio Berlusconi quasi come “fronda” alla guida di Antonio Tajani, ma è un retroscena che delinea una dinamica essenzialmente nazionale. Intanto, Occhiuto ha “opzionato” la ricandidatura alla presidenza della Regione e Forza Italia ha lanciato un messaggio al partito nazionale e al governo, chiedendo un ruolo apicale nell’eventuale prossimo rimpasto a palazzo Chigi. Nella dimensione più “domestica”, Forza Italia ha inoltre confermato il suo peso in Giunta, con importanti deleghe in più per l’assessore regionale Gianluca Gallo. Quanto a Fratelli d’Italia, in linea con il trend del partito romano, granitico attorno alla premier Giorgia Meloni, FdI ha rafforzato la sua presenza a livello regionale, grazie all’asse sempre più stretto con Occhiuto, con il “rimpastino” di metà luglio, nel quale hanno acquisito alcune deleghe aggiuntive di peso, anche di maggiore responsabilizzazione ma comunque di peso. Più scuro invece il cielo sopra la Lega Calabria: per venire a capo della continua “belligeranza” dei big calabresi il leader Matteo Salvini si è affidato all’esperienza del pugliese Rossano Sasso, neo commissario del partito, la sua “missione” (perché di missione di tratta…) è quella di portare il Carroccio calabro a un congresso che però i più danno per molto complicato se non improbabile, mentre resterebbero nella pancia del partito i malumori di esponenti di spicco come il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso.

Elly Schlein e Nicola Irto

Centrosinistra

Nel centrosinistra in Calabria il “campo largo” appare in stato più avanzato che altrove, e la battaglia contro l’autonomia differenziata sicuramente l’ha cementato ancora di più, ma sia Pd sia M5S non sono per nulla brillanti. I dem sono alle prese con le solite tensioni territoriali – Cosenza, Reggio e ora anche Lamezia Terme – e con una riorganizzazione nelle varie federazioni, annunciata dal segretario Nicola Irto in linea con linout della segretaria Elly Schlein, che è sempre molto delicata (e di fatto non è ancora partita). In più il Pd “soffre” l’attivismo di quel “partito dei sindaci” – composto da alcuni primi cittadini dei capoluoghi come Nicola Fiorita, Giuseppe Falcomatà e Franz Caruso – negato a parole ma esistente nei fatti, e che guarda anche alla candidatura alla presidenza della Regione. Quanto al M5S, la “faida” romana tra l’attuale leader Giuseppe Conte e il fondatore e padre nobile Beppe Grillo è foriera di sviluppi anche sui territori, anche se la deputazione parlamentare e regionale pentastellata sembra essere più vicina a Conte che non a Grillo, nel mentre comunque stanno crescendo le quotazioni dell’emergente Pasquale Tridico, neo europarlamentare calabrese. Infine, Sinistra Italiana, protagonista di un exploit elettorale a giugno anche in Calabria, grazie anche a candidature fortemente identitarie come quella di Mimmo Lucano, eletto in Europa: “Si” si sta radicando sul territorio ma si tratta di capire se davvero la crescita della sinistra abbia fondamenta forti e non sia solo legata a scelte di impatto ma che non hanno un reale respiro politico.

L’area di centro

Ma nella politica calabrese c’è comunque anche una consistente area moderata che è perennemente in cerca di identità e soprattutto di collocazione, anche se alle ultime elezioni è andata meglio che altrove. Azione in Calabria si è già abbastanza radicata ma sconta ancora una certa distonia con la linea nazionale, avendo due consiglieri regionali – Francesco De Nisi e Giuseppe Graziano – nella maggioranza di centrodestra, anche se fortemente critici rispetto all’autonomia differenziata. Quanto a Italia Viva, che a fine settembre celebrerà l’assemblea regionale ed è in fase dunque di ristrutturazione anche dopo alcuni addii come quello di Ernesto Magorno, l’impressione è che in Calabria alla fine si attesterà sulla “nuova” linea del leader Matteo Renzi, che si sta orientando decisamente verso il centrosinistra, ma anche qui si riscontra una certa discontinuità interna. E resta poi il nodo che è prettamente nazionale: la sopravvivenza di questi partiti centristi i cui spazi di manovra sono in realtà già occupati da partiti più robusti come Forza Italia. (a. cant.)

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