Il progetto per la realizzazione del parco eolico nel Golfo di Squillace ha scatenato reazioni veementi nel mondo politico e quello sindacale. L’idea del mega impianto in mare, infatti, ha fatto storcere il naso nonostante nei dettagli illustrati e pubblicati sul Corriere della Calabria, sia stato escluso l’impatto visivo e ambientale. In queste il sindaco di Squillace, Enzo Zofrea, e l’avvocato Francesco Pitaro hanno presentato un atto ufficiale chiedendo «tutte le carte ed anche l’intervento della Regione Calabria a tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico» mentre tra i sindacati è stata la FilCams Cgil Calabria a mettersi di traverso con un comunicato ufficiale.
Il sindaco Zofrea e l’avvocato Pitaro ricordano che «ad oggi sono già 450 gli impianti in funzione in Calabria e oltre 150 quelli in fase di autorizzazione a cui occorre aggiungere le richieste di impianti offshore; che, pertanto, il detto parco eolico offshore determinerebbe lo stravolgimento della flora e della fauna e dell’ambiente del golfo di Squillace attraverso l’installazione di enormi pale che deturperebbero il patrimonio ambientale e naturalistico anche sotto il profilo estetico; che, infatti, i comuni calabresi e l’intera regione Calabria puntano in modo principale e fondamentale e prioritario sul patrimonio naturalistico ed ambientale che costituisce risorsa dal valore inestimabile; che la realizzazione disordinata e disseminata di impianti eolici, anche in mare, senza peraltro alcun beneficio economico per i territori e senza che la regione e i territori abbiano necessità di ulteriore produzione di energia, deturpa e sfigura e annienta l’inestimabile patrimonio ambientale e naturalistico dell’intera regione Calabria e dei territori coinvolti, realizzando evidentemente interessi economici in favore di soggetti terzi». Nell’atto, inoltre, è stato sottolineato che il Comune di Squillace «è direttamente e immediatamente interessato in merito all’annunciata realizzazione dell’enorme parco eolico nel mare del Golfo di Squillace ed ha necessità di vederci chiaro e di esaminare tutte le carte dell’annunciato mastodontico progetto, nonché eventuali atti amministrativi anche endoprocedimentali già eventualmente adottati, e di esaminare i risvolti ambientali e naturalistici derivanti dall’installazione di ben 37 mega pale eoliche nel mare, nonché di comprendere le ragioni che stanno alla base della realizzazione del mega impianto eolico marino senza che la regione Calabria abbia ulteriore necessità di produzione di energia».
Nell’atto a firma del sindaco Enzo Zofrea e dell’avvocato Francesco Pitaro in conclusione si chiede che «il Ministero dell’Ambiente, in persona del Ministro in carica p.t., e la Regione Calabria, in persona del Presidente in carica p.t., vogliano trasmettere tutte le carte e l’intera progettazione e ogni eventuale adottato atto amministrativo, anche endoprocedimentale, nonché ogni ulteriore atto e documento al fine di valutare l’impatto che avrebbe il mega parco con riferimento all’ambiente e alla flora e alla fauna, nonché ogni atto relativo alla eventuale e inesistente necessità di produrre in Calabria energia. Tanto si chiede essendo il Comune di Squillace/ente pubblico portatore di interessi pubblici e collettivi e diffusi e superindividuali ed avendo il Comune di Squillace un interesse diretto e reale ed attuale e concreto corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata ai documenti per i quali è chiesto l’accesso».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche FilCams Cgil Calabria. «Il parco eolico che dovrebbe essere installato al largo del Golfo di Squillace è l’ennesimo atto di umiliazione e mortificazione della nostra terra della quale non siamo più titolari» scrive in una nota il segretario Generale Giuseppe Valentino, con il sindacato intenzionato a battersi «per difendere il territorio e contrastare questo ennesimo scempio alla bellezza perché da questo dipendono i destini di chi in Calabria ci vive e ci lavora». «È importante che a partire dal capoluogo di regione si impedisca la realizzazione del Parco Eolico nel mar Ionio, azione che va supportata con la partecipazione ed il sostegno dei cittadini e delle associazioni. Crediamo – continua il sindacato – che bisogna mettere un punto all’idea che la Calabria possa essere terra di invasioni barbariche o colonia di società e multinazionali che devastano il territorio lasciando soltanto briciole e macerie». E ancora: «Tanti sono gli impianti eolici ed i vari parchi solari installati finora in Calabria e gli investimenti nell’economia sostenibile, che tale è solo a parole visto che i calabresi sono rimasti con la pancia vuota e senza opportunità future laddove le ‘società green’ sono approdate con i loro progetti futuristici».
«Intanto – prosegue la Filcams – le nostre bollette continuano ad essere alte ed aumenteranno, i servizi ed il welfare insufficienti e le opportunità future sempre più risicate e allora a cosa serve realizzare altri parchi ed impianti, opere inutili e dannose che devastano il territorio e non lasciano nulla, da Reggio Calabria al Pollino, se non devastazione e fame?». «C’è necessità di ribaltare un paradigma culturale rispetto alla transizione energetica necessaria per salvaguardare il pianeta, che deve essere innanzitutto giusta e sostenibile, perché se non serve a chi abita i luoghi e i territori, a chi lavora e vuole realizzarsi nella propria terra, allora quegli investimenti, quelle politiche non solo diventano ingiuste ma si rivelano dannose». «Un parco eolico come quello progettato nel Golfo di Squillace devasterà un territorio ed un’area marina di straordinaria bellezza mettendo fine ad un turismo ancora rudimentale, ma che ha tante opportunità di crescita e, di conseguenza, devastando quel poco di economia che permette alle persone di vivere lavorando». «La Filcams Cgil Calabria – conclude – sarà a fianco delle istituzioni e delle associazioni che si battono contro l’ulteriore realizzazione di impianti del genere a partire da quest’ultima e si impegnerà per difendere la nostra terra senza la quale non saremmo più nemmeno un popolo, ma saremmo trasformati definitivamente in una colonia». (Gi.Cu.)
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