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Custodia cautelare: vietato pubblicare l’ordinanza. È polemica

La decisione del Cdm scatena dure reazioni: «Nuovo bavaglio per la stampa»

Pubblicato il: 06/09/2024 – 7:32
Custodia cautelare: vietato pubblicare l’ordinanza. È polemica

ROMA Il Consiglio dei ministri ha approvato il testo del decreto legislativo sulla modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dellu’dienza preliminare. Il provvedimento, viene comunicato, è stato preso in adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea. Immediate le polemiche. Già prima della decisione del Cdm l’Fnsi aveva espresso il suo parere contrario: «Siamo di fronte all’ennesimo bavaglio all’informazione, e ad un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione, il quale dice che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Duro anche il commento di Usigrai: «Il governo prepara un nuovo bavaglio per la stampa. Come primo atto dopo la pausa estiva, l’esecutivo ha varato il decreto legislativo che vieta la pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare, il documento con cui un giudice riassume le accuse verso un arrestato, almeno fino alla fine dell’udienza preliminare, quindi per molti mesi. Dopo che il decreto diventerà legge, di un arrestato si potrà pubblicare letteralmente solo il reato ipotizzato ma non le prove raccolte. Per paradosso il giornalista per raccontare i motivi di una carcerazione potranno usare tutte le parole tranne quelle che il giudice ha usato nel suo atto di accusa. La conseguenza sarà un’informazione più opaca, parziale, e meno oggettiva. Un atto che lede il ruolo di garanzia che la libera stampa riveste a tutela di tutti i cittadini, specialmente di quelli privati ​​della libertà. Una misura che, insieme al cosiddetto decreto Cartabia sulla presunzione d’innocenza, che affida ai procuratori la responsabilità di decidere se di un’inchiesta si deve parlare o meno, viene giustificato con lo slogan: ce lo chiede l’Europa. Fatto non vero, perché la legge 343/2016 del parlamento e del consiglio europeo, a cui si rifà il governo, si rivolge esclusivamente alle autorità pubbliche, non chiede di limitare le comunicazioni ai giornalisti, ma anzi raccomanda di tutelare la libertà di stampa. Più che a tutela di un arrestato, questo nuovo decreto appare un regolamento di conti verso la libera informazione; contribuisce a far perdere all’Italia posizioni nelle classifiche sulla libertà di stampa e appare in totale contrasto con l’European Media Freedom Act che tutela al massimo la libertà di stampa come fa anche dall’articolo 21 della nostra Costituzione».
«Questo governo si sta confermando la peggiore destra mai avuta in Italia, ora, sotto la scusa di garantismo, si vuole mettere il bavaglio ai giornalisti ei bastoni tra le ruote ai magistrati. Il nuovo bavaglio, approvato in sordina dal consiglio dei Ministri, mette a rischio la libertà di informazione impedendo la possibilità di pubblicare liberamente il testo delle ordinanze di custodia cautelare . Una maniera come un’altra per far pagare il “caso Toti” a stampa e magistratura, come se la responsabilità di un politico. che commette atti contro i suoi doveri sia un problema dei giudici e dei magistrati e dei giornalisti». Così il portavoce dei Verdi e Deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli che prosegue: «La cultura autoritaria di questo governo mostra il volto di una destra intollerante, che mette il bavaglio ai giornalisti, che blocca ogni forma di potere costituzionalmente riconosciuto e che crea un clima soffocante e preoccupante. Il Governo Meloni vuole controllare tutto: dalla Rai, trasformata in TeleMeloni, alla magistratura, fino ai giornalisti E’ la deriva Orbaniana che noi fermeremo in Parlamento e nelle piazze», conclude. 

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