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«Mi farei operare più da un medico cubano che da un calabrese che si è fatto dichiarare inidoneo»

Occhiuto a “Presa Diretta”. «I ritardi ventennali non sono ascrivibili a me, ho fatto molto di più io in due anni che gli altri negli ultimi 15 anni»

Pubblicato il: 15/09/2024 – 16:01
«Mi farei operare più da un medico cubano che da un calabrese che si è fatto dichiarare inidoneo»

CATANZARO «Io mi farei operare più da un medico cubano che ha due specializzazioni e le ha sempre esercitate che non da un medico calabrese che si è fatto dichiarare inidoneo e da 15 anni non tocca un bisturi». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto intervistato da “Presa Diretta” su RaiTre, secondo un’anticipazione della Rai resa nota dall’Ansa. La puntata di “Presa Diretta” si fonda parte dalla domanda “La riforma dell’autonomia differenziata allargherà a dismisura il divario nord-sud?”, con un focus anche sulla sanità nel Veneto per mettere in evidenza le contraddizioni del Paese. Per quanto riguarda la Calabria, il servizio, girato a luglio scorso, racconta le strutture di Polistena, Palmi, Locri e Cosenza e si sofferma sulla sempre difficile situazione contabile della sanità regionale. Quindi l’intervista da parte della giornalista di “Presa Diretta” Francesca Nava, intervista che tocca diversi temi.

L’intervista a “Presa Diretta”

«Non è detto neanche che venga ridimensionato. I cittadini di Polistena dovrebbero essere felici del fatto che mai ci sono stati tanti interventi infrastrutturali come in questi ultimi due anni quindi non ho alcuna intenzione di chiudere un ospedale a cui peraltro ho dimostrato già di essere molto legato», afferma Occhiuto rispondendo – sempre secondo quanto riporta l’Ansa dall’anticipazione della Rai – a una domanda sulle preoccupazioni che l’ospedale di Polistena possa essere chiuso una volta completato quello di Palmi «come previsto dal Dca per la Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale». «I ritardi che in vent’anni si sono prodotti nella sanità calabrese – ha aggiunto – di certo non sono ascrivibili a me. In due anni ho fatto molto di più di quello che è stato fatto negli ultimi 15 anni». Sul problema della presenza di numerosi “inidonei” tra il personale sanitario in Calabria – medici e infermieri che non possono lavorare nei turni notturni, nell’emergenza urgenza, nelle sale operatorie, certificati da colleghi che lavorano nelle stesse Aziende sanitarie e che si stima siano più di 1300 – Occhiuto ha detto che «è un problema e su questo sto cercando di approfondire quali possibilità mi dà la legge per intervenire. C’è un evidente conflitto che ha generato delle storture, moltissimi comportamenti opportunistici, perché in alcune aziende c’è una percentuale di inidonei straordinariamente alta». Alla domanda se questi inidonei certificati potrebbero fare la differenza per la sanità calabrese, il presidente Occhiuto ha risposto: «Io mi farei operare più da un medico cubano che ha due specializzazioni e le ha sempre esercitate che non da un medico che si è fatto dichiarare inidoneo e da 15 anni non tocca un bisturi». «Un medico calabrese?», ha incalzato la Nava in un’anticipazione de “Il Domani” (qui il video). «Calabrese», ha risposto Occhiuto, con la giornalista di “Presa Diretta” a commentare «lo sa che questa dichiarazione verrà usata contro di lei?». Quanto alla presenza nei conti della sanità calabrese di un debito non ancora quantificato dopo 14 anni di commissariamento, Occhiuto – riporta ancora l’Ansa – ha dichiarato a Francesca Nava: «Sia il centrodestra che il centrosinistra avevano fatto disastri nella sanità. Il commissariamento doveva risolvere questi disastri, ne ha prodotto altri di ancora più gravi. La sanità che io ho raccolto non aveva i bilanci. Alcune aziende sanitarie non chiudevano i bilanci da dodici anni. Oggi hanno adottato i bilanci. In Calabria ci sono stati doppi e tripli pagamenti». «Abbiamo quantificato circa 800 milioni di pretese creditorie – ha aggiunto – abbiamo pagato circa il 50% di questo debito, cioè quello che ritenevamo fosse un debito vero sulla base anche delle risultanze dell’azione di accertamento che abbiamo fatto con la Guardia di finanza, non abbiamo pagato la parte di pretese creditorie che ancora stiamo valutando».  (c. a.)

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