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l’intervista

Gianni Amelio a Cosenza: «Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia»

Il regista calabrese presenta al Citrigno la sua ultima pellicola, accolta da sette minuti di applausi al Festival di Venezia

Pubblicato il: 19/09/2024 – 15:15
di Fabio Benincasa
Gianni Amelio a Cosenza: «Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia»

COSENZA Una standing ovation ha accompagnato l’arrivo sul palco del cinema Citrigno di Cosenza di Gianni Amelio, regista calabrese nato a San Pietro Magisano. Il pubblico ha apprezzato il film “Campo di Battaglia”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e accolto da sette minuti di applausi. La pellicola ambientata in Friuli-Venezia Giulia, durante la Grande Guerra, suggerisce una serie di interrogativi. Quanto vale la libertà? Perché l’ineluttabilità delle guerre? Perché le guerre non si riescono ad abolire? E’ lo stesso regista a rispondere ai nostri microfoni. «E’ così difficile dire basta alla morte? Alla morte anche voluta dagli stati, voluta dai potenti, voluta dall’alto. In questo film c’è un personaggio che è il protagonista, Alessandro Borghi, che reagisce in una maniera probabilmente assurda, eccessiva».

Il racconto inedito della Grande Guerra

La Prima Guerra Mondiale si è svolta più di un secolo fa e ancora oggi ci ritroviamo a raccontare guerre sanguinose. «In Medio Oriente c’è una polveriera, poi abbiamo l’Ucraina e poi anche il Mediterraneo che sta diventando un campo di battaglia: muoiono innocenti in nome dell’avidità degli scafisti e soprattutto dalla necessità di una fuga da altre guerre, dalla fame, dalla disperazione. Bisognerebbe combattere per la pace», sostiene Amelio.
La guerra giusta probabilmente è quella che Giulio, uno dei protagonisti del film, cerca di condurre attraverso la scoperta di un antidoto a una malattia. Un messaggio di speranza in un campo di battaglia che non risparmia nessuno, soprattutto i giovani soldati. «Penso che sia inevitabile quando si vuole parlare di esseri umani, perché i soldati sono esseri umani. E’ un momento quello della Prima Guerra Mondiale in cui ci sono dei ragazzi non addestrati nemmeno a sparare, ai quali viene dato un fucile e gli si dice quello è il nemico, spara». Per il regista, la Grande Guerra «è stata una imposizione a degli innocenti chiamati a combattere in nome di una patria che neanche conoscevano».

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