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la richiesta di condanna

Bergamini, la ricostruzione del pm Primicerio «L’omicidio è la realizzazione del progetto di Internò»

Il procuratore di Castrovillari D’Alessio: «La richiesta alla corte di Rota di non condannare l’imputata non è anomala, le vuole bene»

Pubblicato il: 20/09/2024 – 19:25
di Francesco Veltri
Bergamini, la ricostruzione del pm Primicerio «L’omicidio è la realizzazione del progetto di Internò»

COSENZA «Vi prego, non condannatela. È una donna cambiata, ha due figli». È uno dei passaggi più forti e, probabilmente, più significativi della requisitoria del pm Luca Primicerio, affiancato dal procuratore della Repubblica di Castrovillari Alessandro D’Alessio, nel processo in corso al tribunale di Cosenza sulla morte di Denis Bergamini, avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico. A pronunciare quelle parole è stata Tiziana Rota, moglie dell’ex calciatore e compagno di squadra di Bergamini, Maurizio Lucchetti, in quegli anni amica intima di Isabella Internò, per cui oggi la procura ha chiesto 23 anni di reclusione per omicidio volontario in concorso con ignoti con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi. Parole pronunciate da Rota alla corte presieduta da Paola Lucente lo scorso maggio, in un’udienza protetta nel commissariato di Crema. La donna, in quella circostanza, ha anche chiesto di incontrare la sua vecchia amica, probabilmente per spiegarle la sua decisione di rivelare il contenuto delle loro conversazioni passate.
«Eravamo amiche – ha dichiarato Rota nel maggio 2023 – ma aveva un difetto, era troppo morbosa. Era rimasta incinta e aveva deciso di abortire perché lui non voleva sposarla. Sapevano che era incinta solo la mamma e la zia Assunta Trezzi che viveva a Torino, il padre non sapeva nulla, neanche che si fossero lasciati».
Isabella Internò, dodici giorni prima della morte di Bergamini (esattamente il 6 novembre 1989), aveva incontrato Rota davanti a una pasticceria di Commenda. Il procuratore della Repubblica di Castrovillari D’Alessio ha ricordato le parole della moglie di Lucchetti nel corso della sua escussione. «Tizià l’ho perso, stavolta per sempre», avrebbe detto quel giorno Isabella Internò all’amica, la quale, in quella circostanza, avrebbe provato a tranquillizzarla dicendole «il mondo è pieno di uomini». Immediata, sempre secondo la testimonianza di Rota, la risposta di Internò: «No Tizià, è un uomo morto, se non torna con me lo faccio ammazzare. Lui mi ha disonorata, deve tornare da me perché io lo faccio ammazzare, è un uomo morto. Tu non puoi capire perché che sei del nord». Successivamente, sempre secondo il racconto di Rota, Internò le avrebbe chiesto di «chiudere la bocca» per paura che i cugini, presenti sul posto, avrebbero potuto sentire: «Se racconto loro la verità, se sanno che Denis non è più con me, lo ammazzano».
«Quando Isabella venne da noi a Salerno, dopo la tragedia, nel dicembre del 1989 – ha raccontato sempre Tiziana Rota – a proposito di ciò che è accaduto a Bergamini mi disse: “è giusto così”».
«La paura di Tiziana Rota di non scendere a Cosenza e presentarsi davanti alla corte e la richiesta di non condannare Internò – ha detto D’Alessio rivolgendosi alla corte – valorizza la sua buona fede e la sua credibilità. Non è affatto anomalo che vi abbia chiesto di non condannarla, perché le vuole bene e vuole capirla».

Il rapporto tra Internò e Bergamini. Tutto cambia con l’aborto

«Dal 1985 al 1989 il rapporto tra Bergamini e Internò era intermittente, si prendevano e si lasciavano – ha affermato il procuratore D’Alessio –. Nel 1987 tutto cambia con l’aborto della ragazza al quinto mese di gravidanza. Lui vuole tenere il bambino ma non vuole sposarla per la sua gelosia. Dopo l’aborto, lei si aspetta un matrimonio riparatore per salvare l’onore, in quegli anni in Calabria funzionava così, ma lui nell’estate del 1989 la lascia definitivamente. Ed è qui che lei perde la testa».
«Internò – ha ricordato invece il pm Luca Primicerio – già il 23 novembre del 1989, pochi giorni dopo la tragedia, rivela al pm dell’epoca Abbate che lei era gelosa e non poteva fare a meno di lui e avrebbe fatto qualsiasi cosa perché ciò non si verificasse, mentre Denis voleva la chiusura». Ed è proprio sulla gelosia ossessiva di Internò che si è focalizzato il ragionamento di Primicerio, che ha richiamato le testimonianze dei calciatori Gigi Simoni (coinquilino di Bergamini) e Sergio Galeazzi i quali hanno confermato la presenza asfissiante della ragazza nella vita del loro compagno di squadra («gli stava sempre addosso, lo pedinava, telefonava a noi compagni per avere informazioni»).
Primicerio ha ricordato il viaggio ad Argenta di Bergamini e di Isabella Internò nel 1987: «Donata Bergamini prova a convincere Isabella a tenere il bambino, parla al telefono anche con la zia Assunta Trezzi che le conferma la versione della ragazza: “Sì, vuole abortire perché lui non vuole sposarla”. Il padre di Denis, Domizio – ha proseguito il pm – aveva invece consigliato al figlio di sposare Isabella per evitare problemi con la famiglia». I due ragazzi vanno a Torino dalla zia di Isabella, Assunta Trezzi, passano lì qualche giorno e poi volano per Londra. «La zia, che viveva a Torino – ha ricordato Primicerio –, ha organizzato il ricovero nella clinica di Londra per l’aborto, perché in Italia non era possibile praticarlo al quinto mese. Eppure lei dice di aver ospitato i due soltanto un giorno, senza occuparsi dell’organizzazione. A smentirla sono una lettera di Isabella a Bergamini dopo l’aborto con cui parla dei giorni passati insieme a Torino e un bigliettino della clinica londinese trovato nel portafoglio di Bergamini, in cui è scritto sopra il numero di Assunta Trezzi».

Roberta Sacchi e Roberta Alleati

Primicerio ha parlato anche di due figure femminili definite fondamentali per arrivare a ricostruire la vicenda: Roberta Sacchi e Roberta Alleati. La prima in quegli anni era un’infermiera di Pavia che Bergamini conobbe dopo un grave infortunio e con cui si confidò a lungo. La seconda è quella che soltanto dopo la morte di Bergamini si rivelerà essere la sua fidanzata.
«Roberta Sacchi – ha detto Primicerio – ha detto che Denis le raccontava continuamente della gelosia ossessiva di Internò. Denis le diceva che la storia era finita nel novembre del 1988, ma che aveva poi provato a riallacciare il tutto perché gli dispiaceva per lei. Nel gennaio dell’89 Bergamini ammette a Roberta Sacchi di vedere Isabella come una sorella, di non provare più nulla per lei, che invece non capisce. “E’ come il prezzemolo”, le dice invece nell’aprile dell’89. A questo punto Sacchi mette in guarda Bergamini: “Guarda che da quelle parti usano la lupara”. Ma il calciatore minimizza: “Anche papà la pensa come te, ma giù non è più così, a Cosenza si vive bene”».
La figura di Roberta Alleati viene alla luce il 23 novembre del 1989, con una sua lettera inviata alla famiglia Bergamini in cui si presenta come fidanzata del calciatore. Una relazione tenuta segreta su volere dello stesso Bergamini. «Che Internò e Bergamini non stessero più insieme da tempo – ha spiegato Primicerio – lo conferma la stessa Internò a Tiziana Rota nel novembre del 1989 quando le dice che il loro rapporto è cessato 5-6 mesi prima. Possiamo quindi dire che il loro rapporto era chiuso definitivamente da inizio estate 1989. Quindi qual è a questo punto la reazione di Internò? Prima si lasciavano e si prendevano continuamente, ora invece è tutto finito. Da quel momento in poi abbiamo una escalation ossessiva fino al giorno della morte di Bergamini. Messaggi nella segreteria telefonica della casa in cui Denis abitava, l’incontro con Tiziana Rota del 6 novembre, le parole di Bergamini a Roberta Sacchi dopo Monza-Cosenza del 12 novembre (“Sai che avevi ragione? Le cose giù non sono cambiate”), l’agitazione dello stesso calciatore dopo una telefonata ricevuta ad Argenta pochi giorni prima della sua morte. Anche Roberta Alleati ha rivelato di non averlo sentito tranquillo dopo una telefonata avuta con lui il 16 novembre, due giorni prima della tragedia: “Mi confessò – disse – che qualcuno gli voleva male e l’unico torto che aveva potuto fare era quando aveva lasciato Isabella Internò. Si erano messi insieme quando lei aveva 16 anni e non aveva voluto sposarla. E poi disse che avrebbe cercato di saperne di più per risolvere il problema”. È qui il cuore del processo – ha ribadito Primicerio – lei voleva sposarsi e lui no, anzi, poi l’ha lasciata».
Il pm è tornato anche sugli ultimi istanti di vita di Bergamini, dalla telefonata ricevuta al Motel Agip alla sua strana fuga dal ritiro, «per risolvere quel problema. Questo pensava Bergamini, ma in realtà c’era molto di più. Quando sono stati fermati a Roseto Capo Spulico dai carabinieri – ha ricordato il pm – lui ha fatto di tutto per farsi riconoscere, ha insistito per fornire i suoi documenti. Vi sembra l’atteggiamento di un ragazzo che vuole scappare alle Hawaii senza farsi riconoscere, lasciando una carriera avviata e una vita felice? Probabilmente in quella piazzola c’erano altre persone con Bergamini e Internò. Il testimone Rinaldi dice di aver visto una macchina scura oltre alla Maserati, mentre Denis cercava di fermare le auto. Anche Forte vede una macchina scura. Il dato scientifico ci porta a dire che sul luogo del delitto c’erano altre persone». Ecco, quindi, secondo Primicerio, il ruolo di Isabella Internò: «La morte di Bergamini è la realizzazione del suo progetto e di un interesse personale. Tutto ciò che ha detto dopo la tragedia è falso».

Si torna in aula il 23 settembre

Il 23 e 24 settembre si tornerà in aula per le discussioni degli avvocati della famiglia Bergamini Fabio Anselmo, Silvia Galeone e Alessandra Pisa. Le arringhe degli avvocati della difesa Angelo Pugliese, Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi si terranno invece nei giorni 26 e 30 settembre. Per il primo ottobre prevista la camera di consiglio della corte presieduta da Paola Lucente con successiva sentenza di primo grado. (f.veltri@corrierecal.it)

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