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Processo Bergamini, la procura: «23 anni di carcere per Isabella Internò»

La richiesta di Alessandro D’Alessio e Luca Primicerio al termine della requisitoria. L’aggravante è la premeditazione e i motivi abietti o futili

Pubblicato il: 20/09/2024 – 13:35
di Francesco Veltri
Processo Bergamini, la procura: «23 anni di carcere per Isabella Internò»

COSENZA La procura di Castrovillari ha chiesto 23 anni di reclusione per Isabella Internò, unica imputata nel processo in corso a Cosenza per la morte dell’ex calciatore della squadra rossoblù Denis Bergamini, avvenuta il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico. L’accusa nei confronti dell’ex fidanzata del calciatore rossoblù è quella di omicidio volontario in concorso con ignoti. La richiesta è arrivata pochi minuti fa al termine della requisitoria, iniziata ieri, del pubblico ministero Luca Primicerio, affiancato dal procuratore della Repubblica di Castrovillari Alessandro D’Alessio. «Isabella Internò – ha detto Primicerio – è la mandante e concorre nell’omicidio di Denis Bergamini, la cui colpa è stata quella di aver chiuso la loro relazione e di non averla sposata per salvare l’onore dopo l’aborto di due anni prima». Tra le aggravanti è stata richiesta la premeditazione e i motivi abietti o futili, esclusi invece il mezzo insidioso venefico e l’aver agito con sevizia e crudeltà. «Internò – affermato D’Alessio – è responsabile dell’omicidio di Denis Bergamini. Ha agito con volontà con persone in corso di identificazione. Isabella Internò non meriterebbe le attenuanti, è lei la colpevole di 35 anni di ritardi. Ha tradito l’affetto che il ragazzo aveva per lei, ha esasperato lei il rapporto e pur di salvare l’onore non ha esitato ad agire come sappiamo. Per il tempo trascorso, però, merita le attenuanti generiche e per questo che non chiediamo l’ergastolo, ma 23 anni di reclusione». Il pm ha chiesto il rinvio degli atti per falsa testimonianza per Assunta Trezzi, Concetta Tenuta, Roberto e Dino Pippo Internò, Michelina Mazzuca, Luigi D’Ambrosio e Raffaele Pisano. Isabella Internò anche questa mattina non era presente in aula.

La requisitoria del pm

Primicerio in questi due giorni ha focalizzato i suoi interventi sulle incongruenze delle dichiarazioni rilasciate da Internò dal primo momento in cui il corpo di Bergamini è stato trovato privo di vita sulla Statale 106, e sulla gelosia ossessiva della donna per il calciatore. «I periti medico-legali che nel 2017 hanno effettuato gli esami sul corpo di Bergamini, gli esami del Ris e le dichiarazioni del testimone Francesco Forte – ha detto Primicerio – smentiscono totalmente il racconto dei fatti di Isabella Internò, secondo cui Bergamini si sarebbe suicidato tuffandosi sotto il camion di Pisano». «La teoria di Internò – ha detto sempre il pm nel corso del suo intervento – è strampalata, falsa, inverosimile. Bergamini è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Pisano lo sormontasse. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia di compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo. Il calciatore era già morto quando è stato disteso a terra. È stato un delitto passionale e non un suicidio». «Dopo l’aborto, Internò voleva un matrimonio riparatore – ha spiegato il pm – mentre Bergamini, pur volendo tenere il bambino, non avrebbe mai voluto sposarla a causa del suo carattere ossessivo. Internò lo stalkerizzava e ha continuato a farlo fino alla fine, nonostante la loro relazione fosse chiusa definitivamente da mesi».

Le dichiarazioni di Tiziana Rota

Il pm Primicerio e il procuratore della Repubblica di Castrovillari D’Alessio hanno dato ampio risalto alle dichiarazioni di Tiziana Rota, moglie del calciatore Maurizio Lucchetti e amica intima in quegli anni in Internò. «Eravamo amiche – aveva dichiarato Rota – ma era troppo morbosa. Era rimasta incinta e aveva deciso di abortire perché lui non voleva sposarla. Il padre non sapeva nulla, neanche che si fossero lasciati». Internò, dodici giorni prima della morte di Bergamini (esattamente il 6 novembre 1989), aveva incontrato Rota davanti a una pasticceria di Rende. Il procuratore della Repubblica di Castrovillari D’Alessio ha ricordato le parole della Rota nel corso della sua testimonianza, avvenuta a Crema e non a Cosenza, perché la stessa testimone aveva paura di scendere in Calabria. «Tizià l’ho perso, stavolta per sempre», avrebbe detto quel giorno Isabella Internò all’amica, la quale, in quella circostanza, avrebbe provato a tranquillizzarla dicendole che «il mondo è pieno di uomini». Immediata la risposta di Internò: «No Tizià, è un uomo morto, se non torna con me lo faccio ammazzare. Lui mi ha disonorata, deve tornare da me perché io lo faccio ammazzare, è un uomo morto. Tu non puoi capire che sei del nord». Successivamente, sempre secondo il racconto di Rota, Internò le avrebbe chiesto di chiudere la bocca per paura che i cugini, presenti sul posto, avrebbero potuto sentire: «Se racconto loro la verità, se sanno che Denis non è più con me, lo ammazzano».
«Quando Isabella venne da noi a Salerno, dopo la tragedia, nel dicembre 1989 – ha raccontato sempre Tiziana Rota – a proposito di ciò che è accaduto a Bergamini mi disse: “è giusto così”». Sempre a Crema Rota ha chiesto alla corte di parlare con Isabella Internò, aggiungendo un ulteriore desiderio: «Vi prego, non condannatela. È una donna cambiata, ha due figli». (f.veltri@corrierecal.it)

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