COSENZA Come per uno scherzo del destino, nel giorno in cui il Partito democratico apriva a Mormanno gli Stati Generali sulle aree interne e la montagna, davanti alla sede dell’Asp di Cosenza si teneva una protesta con oltre un centinaio di persone, soprattutto malati, molti dei quali giunti in pullman, per urlare a difesa dell’ospedale di Castrovillari: uno degli spoke più strategici della zona centro nord della Calabria eppure «in smantellamento», per come denunciato dai manifestanti arrivati dai piedi del Pollino – e per come notato qualche ora dopo anche da Elly Schlein, segretaria nazionale del Pd, proprio dal palco della due giorni di Mormanno a proposito più in generale della sanità pubblica calabrese.
Negli ultimi anni, si legge nel dossier che il Comitato delle associazioni per la tutela dell’ospedale di Castrovillari ha consegnato venerdì scorso ai vertici Asp perché ne tenessero conto nella redazione dell’atto aziendale, sono state declassate o chiuse diverse unità operative complesse dello spoke: oncologia, accorpata come Uos alla medicina, gastroenterologia, ridotta a servizio della medicina, oculistica anch’essa accorpata come Uos ma alla chirurgia, otorino ridotta a Uosd e ortopedia traumatologica del tutto chiusa.
In base ai posti letto programmati nel decreto del commissario ad acta numero 78 del 2024, nel pronto soccorso di Castrovillari ne rimangono 8, mentre a Corigliano Rossano ne vengono aggiunti 7 per un totale di 15: è proprio nel rapporto con l’ospedale della città ionica che gli utenti dello spoke di Castrovillari lamentano un diverso trattamento, arrivando a parlare di «accanimento» anche in relazione al grande polo che si trova invece sulla costa tirrenica, tra Paola e Cetraro. A riprova di questo, nel dossier si segnala che sono stati tolti 10 posti letto di lungo degenza in medicina e attualmente ne rimangono 20 laddove a Corigliano Rossano se ne contano 35, cinque quelli aggiunti, e altri dieci di nefrologia; a Paola e Cetraro invece la medicina conta 28 posti letto, anche qui dopo un taglio di due per quanto riguarda medicina e dieci di lungo degenza. Non va meglio se si guardano i dati di oncologia dove Castrovillari ha cinque posti letto e la Uoc viene segnalata attiva «fino a quiescenza del titolare» (Corigliano Rossano e Paola Cetraro vantano 12 posti letto ciascuno).
Il caso di pneumologia è altrettanto significativo, dal momento che i reparti previsti in Calabria sono tre, uno per il nord uno per il centro e uno per il sud, e i cinque posti letto di Castrovillari sono stati tolti tutti, mentre restano i venti di Lamezia per l’area centrale della Regione e i dieci di Locri per l’area meridionale.
In totale il dossier parla di 61 posti letto non attivi a Castrovillari.
E ancora: delle 15 unità operative complesse attualmente solo tre hanno direttori di ruolo, due dei quali andranno in pensione tra qualche mese (negli ultimi due anni nessun incremento, a differenza delle cinque nomine a Corigliano Rossano e delle tre a Paola Cetraro), quattro non sono attive (ortopedia, neurologia, psichiatria e riabilitazione intensiva) mentre la terapia intensiva Covid non è mai esistita.
Il report curato da sei associazioni (Avis, Avo, Asd, Amci, associazione Amici del Cuore e associazione Solidarietà e Partecipazione) segnala poi che è prevista una riserva di 266 posti letto regionali utilizzabile negli atti aziendali: di qui la speranza che se ne tenga conto nella redazione dell’atto dell’Asp cosentina.
Non va meglio se si guarda al personale sanitario dello spoke di Castrovillari: sono previsti dodici cardiologi come a Corigliano Rossano e Paola Cetraro dove però non c’è l’emodinamica, che nel polo della città ai piedi del Pollino è stata ridotta da h24 ad h6, ciò che per i manifestanti presenti venerdì scorso a Cosenza rappresenta una beffa dal momento che era un fiore all’occhiello su scala regionale oltre ad essere l’unica emodinamica pubblica dell’Asp di Cosenza.
Altre criticità riguardano i medici internisti, sei come negli ospedali di base a fronte degli otto a Corigliano Rossano e dieci a Paola Cetraro, i chirurghi, otto quelli previsti a fronte dei dodici a Corigliano Rossano e dei dieci a Paola Cetraro, gli infermieri, tredici a fronte di ventuno e venti, e i radiologi: qui le associazioni segnalano un volume che è esattamente la metà rispetto agli altri due poli considerati, ovvero 10 contro 20. Non va meglio per i tecnici di laboratorio di radiologia dove il rapporto è 18 contro 28, mentre per quanto riguarda gli OSS le cifre parlano di 11 tra chirurgia e medicina a fronte di 17 in entrambi degli altri spoke considerati.
In particolare negli ultimi due anni sono entrati nel presidio castrovillarese 19 medici, diciotto dei quali cubani, e ne sono usciti 11; quindici gli infermieri entrati a fronte di venti usciti e cinque gli OSS entrati a fronte dei nove usciti.
Il comitato lamenta un «pregiudizio da parte dell’Asp di Cosenza nei confronti dell’ospedale di Castrovillari e dunque contro le popolazioni dell’area centro settentrionale della provincia: Pollino, Esaro e Sibaritide, che a questo spoke fanno riferimento. Popolazioni nei confronti delle quali si opera – si legge in conclusione del dossier – una discriminazione grave e inaccettabile rispetto ad altri territori della provincia di Cosenza, la più vasta della Calabria».
Tra le proposte avanzate e sottoposte ai vertici Asp, anche l’accorpamento del distretto di Trebisacce con quello Esaro Pollino: è un territorio che non a caso combacia con l’eventuale Nuova Provincia, per come da ultimo disegnata dal sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito intervistato dal Corriere della Calabria. Il distretto sanitario Esaro Pollino – ingloba anche San Marco Argentano – conta una popolazione di oltre 94.000 abitanti, mentre il distretto sociale di Trebisacce oltre 52.000: unendo le due platee, si supererebbe la soglia dei 140.000 abitanti che dovrebbero formare ciascun distretto sanitario, laddove si passasse dai 6 attuali nella provincia di Cosenza a 5. (e.furia@corrierecal.it)
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