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L’INCUBO

Il gruppo rom e i furti seriali di auto a Cosenza: prima “ripulite”, poi portate al Villaggio

L’indagine dei Carabinieri ha permesso di ricostruire i ruoli e il “modus operandi”. Fondamentali anche le centraline per accedere i veicoli da rubare

Pubblicato il: 17/10/2024 – 10:57
di Giorgio Curcio
Il gruppo rom e i furti seriali di auto a Cosenza: prima “ripulite”, poi portate al Villaggio

COSENZA Un’associazione dedita a furti con ricettazioni ed estorsioni. Un “modus operandi” seriale e ben collaudato, un vero incubo per la città di Cosenza. È quanto ha ricostruito la Procura di Cosenza e riporta dal gip Letizia Benigno nell’ordinanza che ha portato all’emissione di 6 misure cautelari, con due di loro finite in carcere e tre ai domiciliari.
A “capo” del gruppo ci sarebbe Alessandro Mario (cl. ’90) di Cosenza che, insieme ad un altro indagato, «si poneva alla ricerca del veicolo da rubare». Individuata anche la base logistica del gruppo, Piazza Silvio Taranto, che gli indagati definivano “Villaggio”. Qui – come riporta il gip – avvenivano le riunioni del gruppo e in cui Alessandro Mario, dopo aver radunato gli altri e in particolare Mario Bevilacqua e Tonino Abruzzese, «organizzava concretamente e nella immediatezza il furto».

Dal furto al Villaggio

A bordo di una Fiat Punto, guidata spesso da Luca Abbruzzese, il gruppo partiva in missione portando gli attrezzi utili di cui erano già dotati come guanti, tenaglia, cacciavite e centraline, «queste ultime in particolare recuperate da Mario Bevilacqua», riporta il gip nell’ordinanza. Il gruppo, quindi, una volta individuato il veicolo da rubare, da inizio all’operazione di furto e mentre uno di loro faceva da palo, Alessandro Mario, Mario Bevilacqua e Tonino Abruzzese «perpetravano materialmente il furto e si allontanavano a bordo del veicolo rubato», scrive ancora il gip nell’ordinanza. A quel punto, una volta rubata l’auto, la Fiat Punto monitorata accompagnava il veicolo rubato, a volte facendo da apripista altre volte seguendolo, poi venivano portati in luoghi isolati per smontare il GPS dell’assicurazione mentre un palo attendeva sulla strada principale, pronto a dare l’allarme in caso di arrivo delle Forze dell’Ordine. Infine, il veicolo rubato “ripulito” veniva portato in un luogo prestabilito, poi tutti insieme tornavano a Piazza Silvio Taranto.

Le centraline

Come dimostrato dalle indagini, la cui teoria accusatoria è stata accolta in gran parte dal gip, gli appartenenti all’associazione a delinquere erano sempre «a disposizione per la eventuale concreta attuazione del furto», entrando in azione secondo varie circostanze a cominciare dalla presenza di un’auto in un luogo isolato e ad una data ora oppure l’appetibilità del mezzo e il possesso di attrezzatura idonee. Figura chiave – secondo l’accusa – è Mario Bevilacqua. Era lui, infatti, l’elemento del gruppo in possesso delle centraline, occultate all’interno della soffitta comune del palazzo in cui si trova l’abitazione dei genitori – spesso precedentemente rubate, in modo da renderle idonee all’accensione di diversi veicoli dello stesso tipo.

I due Mario

A capo del gruppo, secondo l’accusa, c’erano dunque Alessandro Mario e Giuliano Mario. Il primo, nonostante la giovane età, «annovera numerosi precedenti per furto, tentato e consumato, nonché la misura di prevenzione della sorveglianza speciale» annota il gip nell’ordinanza e risulta, inoltre, un carico pendente per ricettazione. Giuliano Mario, invece, «ha precedenti per reati di ricettazione, rapina e resistenza a Pubblico Ufficiale ed annovera diversi ulteriori carichi pendenti tra cui uno per ricettazione», annota ancora il gip nell’ordinanza, disponendo per entrambi l’arresto in carcere. (g.curcio@corrierecal.it)

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