Un sogno che rimarrà per sempre irrealizzato: «L’investimento nel porto di Corigliano da parte di Baker Hughes – Nuovo Pignone è ormai un capitolo chiuso». Lo ha detto il presidente dell’Autorità portuale Andrea Agostinelli che, riporta la Gazzetta del Sud, nelle scorse ore si sarebbe confrontato con il vice presidente della multinazionale che avrebbe confermato il ritiro del progetto per un investimento sullo scalo da 60 milioni di euro e circa 200 posti lavoro promessi dalla multinazionale, che in due lettere – una delle quali inviata al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto – ha annunciato la decisione di stoppare il progetto. L’incertezza legata ai tempi di sviluppo – rallentati da un ricorso dell’amministrazione comunale di Corigliano-Rossano – e quindi il venire meno delle condizioni temporali necessarie per realizzare il progetto come inizialmente concepito, inclusa la concentrazione di tutte le attività in un’unica area idonea ad ospitarle, cioè la banchina, sono alla base della decisione, ha spiegato la multinazionale.
Intanto, tra gli altri, a farsi avanti è stato il sindaco di Vibo Enzo Romeo, che ha dichiarato sin da subito «la totale disponibilità del Comune di Vibo Valentia a valutare insieme all’azienda ed agli attori coinvolti la possibilità di realizzare nel porto di Vibo Marina l’idea progettuale». E nella giornata di ieri – scrive la Gazzetta del Sud – il primo cittadino è stato ricevuto dall’ammiraglio Agostinelli per un confronto che avrebbe visto al centro proprio l’investimento della Baker Hughes e la volontà di Romeo di battersi per ottenerlo: «In tal direzione sarebbe stato chiesto all’ammiraglio Agostinelli di spendere i 20 milioni di euro che da qui a breve saranno investiti a Vibo Marina». Una strada però in salita: «In primo luogo, quel progetto dovrà essere realizzato a breve termine ed i lavori nello scalo durerebbero almeno un paio d’anni. Ergo, non sarebbero compatibili né conciliabili con la necessità di BakerHughes di investire al più presto. In seconda istanza, la presenza della Meridionale Petroli costituirebbe un grosso ostacolo e la possibilità di delocalizzare i depositi costieri sarebbe anch’essa tutt’altro che praticabile a stretto giro di posta».
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