ROMA «Quelli del ministero dell’Economia sono sempre incarichi difficili», dice Giancarlo Giorgetti, arrivando a Palazzo San Macuto per una audizione sugli enti previdenziali. Tocca al titolare del Mef la verifica sulle coperture per le eventuali modifiche alla manovra. E a meno di 24 ore dal vertice con i leader della maggioranza appare evidente che l’incarico a lui affidato sarà non solo e non tanto valutare la praticabilità economica, quanto quella politica delle richieste. Il primo banco di prova è il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, che la Lega con un emendamento al decreto fiscale collegato alla manovra, chiede di rifinanziare. Il dibattito si blocca, il voto slitta perché si aspetta che la questione venga risolta a Palazzo Chigi.
«Il canone Rai è un tema divisivo, è stato sancito dal vertice di ieri. Ci sono tante ottime proposte che trovano condivisione di tutta la maggioranza, lavoreremo su quello», sostiene il senatore di Forza Italia Dario Damiani, uno dei relatori del provvedimento: «è un tema divisivo, meglio metterlo da parte». Per il Pd, «la maggioranza divisa non si occupa dell’azienda e affossa servizio pubblico». La maggioranza cerca di superare l’impasse, con la mediazione del ministro per i Rapporti con il parlamento Luca Ciriani. «Vediamo quando e come affrontarlo». Il provvedimento è atteso in Aula mercoledì per poi passare alla Camera, dove si incrocerà con la manovra. Se lo scontro si consuma sulla Rai, anche sul fisco restano le distanze. Il leader della Lega Matteo Salvini rivendica che «già una manovra che aumenta gli stipendi a 15 milioni di lavoratrici e lavoratori, parte bene» ma poi insiste: «Se ci sarà ancor più impegno sul tema sicurezza e forze dell’ordine, sui lavoratori autonomi con la crescita della flat tax e sul tema pensioni aiutando l’uscita dal lavoro anticipatamente rispetto alla Fornero per chi vorrà, noi siamo molto, molto contenti». Nel comunicato finale del vertice di maggioranza di ieri non si è fatto accenno all’ipotesi di taglio dell’aliquota Irpef sul secondo scaglione di reddito, quello per il ceto medio, su cui è difficile che Forza Italia arretri.
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