BEIRUT Decine di migliaia di civili sono in fuga da Aleppo verso le zone rurali di Idlib, nel nord-ovest della Siria, dopo che gruppi armati contrari al regime del presidente siriano Bashar al-Assad hanno preso il controllo di gran parte della città: lo riporta il quotidiano in lingua inglese The Express Tribune con sede in Pakistan. Secondo il giornale, che cita fonti locali, le forze di opposizione hanno sfondato le linee di difesa sugli assi Hamdaniyya, Nuova Aleppo e Zahra – nella periferia occidentale di Aleppo – e attualmente controllano 400 chilometri quadrati di territorio. Le forze curdo-siriane, espressione dell’ala locale del Pkk, hanno preso il controllo dell’aeroporto di Aleppo dopo il ritiro delle forze iraniane e governative di Damasco dallo scalo aereo internazionale, riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. L’ong Syria Monitor afferma che 16 civili sono morti in un attacco aereo sulla città.
Le forze jihadiste filo-turche sono in seguito entrate nella regione di Hama, al centro della Siria, e si dirigono senza trovare resistenza verso la stessa città di Hama. Lo riferiscono fonti locali che seguono l’offensiva delle forze anti-governative, attestatesi ora alla cittadina di Tayibet al Imam, dieci chilometri in linea d’aria da Hama. Le stesse fonti riferiscono del ritiro repentino delle forze governative dalla città di Hama.
Le Nazioni Unite hanno avviato un’evacuazione da Aleppo verso Damasco. Un primo convoglio di auto è già in viaggio per uscire dalla città, con alcuni italiani a bordo. Altri pullman Onu sono in attesa. Lo si apprende da fonti della Farnesina. L’ambasciata a Damasco (è in sede il nuovo ambasciatore Stefano Ravagnan), in stretta collaborazione con Palazzo Chigi e ministero degli Esteri, è in contatto col gruppo e riceverà i connazionali, in maggioranza doppi cittadini. Un limitato numero di religiosi, si apprende ancora, ha deciso di restare ad Aleppo, contando sui buoni rapporti stabiliti dai francescani con tutte le comunità. L’ambasciatore Ravagnan è in contatto con loro, così come con il vescovo, che sta bene. Si stanno anche aiutando i religiosi che invece vogliono lasciare Aleppo a farlo in condizioni di sicurezza.
L’esercito siriano ha annunciato un «ritiro temporaneo delle truppe» da Aleppo per preparare una controffensiva contro i ribelli jihadisti filo-curdi che hanno occupato la città. Lo riporta Reuters sul sito. L’esercito ha affermato che il ritiro fa parte di uno sforzo di riorganizzazione in vista dell’arrivo dei rinforzi per lanciare il contrattacco. L’esercito ha anche aggiunto che decine di soldati sono stati uccisi o feriti nei feroci scontri con gli insorti ad Aleppo e Idlib avvenuti negli ultimi giorni.
L’esercito siriano ha confermato che i combattenti anti-regime sono penetrati in «ampie zone» della città settentrionale di Aleppo, riferendo che decine di soldati sono stati uccisi in violenti scontri. Le «organizzazioni terroristiche armate» hanno lanciato «un vasto attacco da diversi assi sui fronti di Aleppo e Idleb» (nord-ovest), si legge in un comunicato in cui l’esercito riferisce di intensi combattimenti su «più di 100 chilometri». «Decine di uomini delle nostre forze armate sono stati uccisi e altri feriti», proseguito la nota, affermando che i combattenti anti-regime sono riusciti a “penetrare in ampie zone della città di Aleppo”.
I funzionari dell’intelligence israeliana informeranno questa sera il primo ministro Benyamin Netanyahu sugli sviluppi in Siria, concentrandosi sugli sforzi dei ribelli per catturare Aleppo, sulle ramificazioni regionali e sul potenziale effetto domino che questi eventi potrebbero innescare in tutto il Medio Oriente. Lo riportano i media israeliani. Uno scenario in esame riguarda lo spostamento di forze e armamenti da parte di Hezbollah dal Libano alla Siria per rafforzare il regime di Assad. Iran e Russia stanno già fornendo supporto all’esercito siriano e c’è anche la possibilità che gli Houthi possano unirsi per aiutare Assad. Un’altra preoccupazione è il potenziale trasferimento di armi da parte dell’Iran in Siria per supportare lo sforzo bellico. Queste armi potrebbero poi raggiungere il Libano, dove Hezbollah potrebbe usarle per ricostruire le sue capacità militari, secondo le valutazioni israeliane. L’apparato di difesa israeliano sta monitorando attentamente le diverse fazioni ribelli in Siria. Alcuni gruppi, come Jabhat al-Nusra, fanno parte del movimento jihadista globale, mentre altri sono sostenuti dalla Turchia o dall’Ucraina o sono composti da civili siriani, riferisce il Jerusalem Post.
Sono circa 300 gli italiani segnalati in Siria, di cui 120 ad Aleppo. Circa 50 gruppi familiari italo-siriani e pochissimi religiosi italiani hanno scelto di restare. Lo fa sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendo che l’ambasciata italiana a Damasco, in raccordo con l’Unità di Crisi, sta seguendo la situazione per facilitare l’aggregazione al convoglio dei connazionali che vogliono lasciare Aleppo nell’ambito dell’evacuazione dell’Onu. «Non ci sono pericoli per i nostri connazionali – ha aggiunto il ministro italiano – anche perché i ribelli hanno detto chiaramente che non toccheranno e non faranno operazioni ostili nei confronti dei civili e in particolare degli italiani e dei cristiani». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Domani è prevista la partenza da Aleppo verso Damasco di un convoglio dell’Onu. Faranno parte di questo convoglio alcuni italiani mentre molti altri italiani vogliono restare, si tratta di famiglie miste italo-siriane e religiosi italiani. Al momento non c’è stato nessun problema per i nostri concittadini».
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