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L’intrigo sull’autenticità della tela di Modigliani, l’iter giudiziario e la difesa dell’avvocata calabrese

Otto anni di processi, perizie e analisi. Il dipinto sequestrato ad un collezionista, difeso da una legale di Catanzaro, è autentico

Pubblicato il: 10/12/2024 – 7:01
di Fabio Benincasa
L’intrigo sull’autenticità della tela di Modigliani, l’iter giudiziario e la difesa dell’avvocata calabrese

CATANZARO Una storia che sembra tratta da uno dei romanzi di successo di Marcello Simoni, uno di quegli intrighi che affondano le radici nella storia e affidano la trama alla evoluzione improvvisa di un racconto incredibile. Colpi di scena, avvocati in prima linea, professionisti ed esperti hanno fatto da contorno alla vicenda giudiziaria conclusa a Roma, dinanzi al Tribunale, con una assoluzione «perché il fatto non sussiste».

La vicenda

Il lungo iter giudiziario ha inizio nel gennaio 2016 con il sequestro di un dipinto ad un collezionista di Roma, la “Jeunne femme a là guimpe blanche” attribuita all’artista Amedeo Modigliani. Con una sentenza passata in giudicato, il Tribunale ha riconosciuto l’autenticità dell’opera, considerata estremamente importante, un pezzo unico che raffigura il volto dell’amore segreto di Modì: Simone Thiroux. Al termine della fase dibattimentale, ha retto la strategia difensiva proposta dall’avvocata Giuseppina Caliò del Foro di Catanzaro che ha determinato l’assoluzione del collezionista e il dissequestro dell’opera a seguito dell’accertamento definitivo da parte dell’Autorità giudiziaria. L’accusa nei confronti dell’imputato era di aver «posto in vendita su mandato di terzi al prezzo di 10 milioni di euro, il dipinto olio su tela 73×50».

La tela

Una tela, quelle al centro della vicenda giudiziaria, analizzata dagli esperti della difesa in ogni suo singolo dettaglio, tra questi, sono stati condotti specifici esami diagnostici dalla dottoressa Maria Beatrice De Ruggeri che hanno ritenuto il dipinto compatibile con la pittura dei primi del ‘900 e hanno evidenziato come la firma apposta sulla tela fosse contemporanea al dipinto. Su quest’ultimo aspetto, la valutazione conclusiva è stata impreziosita dall’analisi della firma effettuata dal grafologo forense, l’avvocato Alessio Sculco, che ne ha accertato la natura autografa e, quindi, l’appartenenza all’artista Amedeo Modigliani. Dopo 8 anni, la Simone Thiroux, opera dal valore storico-artistico unico, fonte di ispirazione di numerose mostre, una su tutte quella di Roma del giugno 2009 presso la Sala Vanvitelli dell’Avvocatura Generale dello Stato che la portò alla conoscenza del pubblico di tutto il mondo nonché oggetto di studi documentati da parte di esperti in diverse epoche, è finalmente rientrata nella disponibilità della legittima proprietaria.

Chi è Simone Thiroux?

Simone Thiroux era giovane studentessa di medicina di origini canadesi che, nell’inverno del 1916, ebbe una fugace relazione con l’artista Amedeo Modigliani e da cui nacque un figlio, Gérald, mai riconosciuto dal padre. Nella biografia dell’artista livornese non si ha quasi traccia dell’accaduto, poche le fonti che riportano a Simone e Gérald. In quegli anni l’artista, infatti, incontrò la donna più importante della sua vita, Jeanne Hebuterne, da cui avrà, nel 1918, la figlia Jeanne. Simone ebbe un’esistenza sfortunata; morirà giovanissima di tubercolosi nel 1921, l’anno seguente alla scomparsa del pittore, e il suo corpo fu donato alla medicina per studi anatomici. La sorte non arrise nemmeno al piccolo Gérald: adottato da una coppia francese che poco dopo si separò. Sconvolto dal dolore, il giovane si ritirò in convento dove prese i voti e di lui non si seppe più nulla.(f.benincasa@corrierecal.it)

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