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Giustizia e riforme, Gambardella: «La separazione delle carriere non è una priorità». Poi l’affondo: «Efficientismo di parata» – VIDEO

Il penalista calabrese a “Supplemento d’indagine”. Sulla Cartabia e il bavaglio ai giornalisti: «Prodotto qualcosa di deleterio e pericoloso»

Pubblicato il: 12/12/2024 – 11:16
Giustizia e riforme, Gambardella: «La separazione delle carriere non è una priorità». Poi l’affondo: «Efficientismo di parata» – VIDEO

LAMEZIA TERME È una giustizia «aleatoria» in cui sempre più persone «smettono di crederci». «E questo è un dramma». Soprattutto, a causa di riforme che si basano su «una sorta di campagna elettorale permanente». Tra i più autorevoli penalisti calabresi, Francesco Gambardella è l’ospite della nuova puntata di Supplemento d’indagine, il format in onda su L’altro Corriere Tv il mercoledì sera alle 20:40. Insieme a Danilo Monteleone, l’avvocato ha analizzato lo stato di salute della giustizia italiana tra nuove e vecchie riforme, esponendosi sulle novità giudiziarie più dibattute, dalla prescrizione alle leggi contro la pubblicazione degli atti giudiziari sulla stampa, ma anche sull’efficacia dei maxiprocessi.

Gli effetti della legge Cartabia

Lo fa partendo da una riflessione sulla professione forense, che da una parte vive un momento positivo dall’altra viene “colpita” da recenti riforme. «Penso alla legge Cartabia, che è una dichiarazione di estromissione della figura dell’avvocato. Il processo penale si è sempre contraddistinto per l’oralità. Sicuramente da quando ho iniziato io c’è stata un’evoluzione, dalle arringhe chilometriche si è passate a quelle chirurgiche rispetto al tema specifico. Ma questa evoluzione subisce una degenerazione molto allarmante che deriva dalla legge Cartabia, che sostanzialmente dice che l’avvocato dà fastidio nel processo».

Gambardella supplemento d'indagine

«La giustizia aleatoria»

A rallentare i processi è poi una Corte di cassazione «ingolfata» da un numero incontrollato di ricorsi. Secondo gli ultimi dati, sono stati registrati più di 71 mila procedimenti ultrannuali nel terzo trimestre 2023. Dati superiori a tutte le altre corti dei paesi europei. «La Corte è sicuramente encomiabile nel suo lavoro, ma bisogna prendere atto della realtà. Un ricorso viene fatto non perché c’è un obbligo o perché l’avvocato vuole lucrare un onorario, ma alcune situazioni patologiche impongono di fare delle impugnazioni. La giustizia sta diventando, nei risultati, sempre più aleatoria. Non ci sono più dei principi che vengono seguiti». Questo, secondo l’avvocato, anche a causa dei «vari legislatori che si sono succeduti. Invece di fare tutti questi interventi rappresentativi di garanzie fittizie, non intervengono sulle cose più importanti».

Prescrizione e udienze preliminari

Gambardella si concentra proprio sulle riforme effettuate negli ultimi anni. Sulla prescrizione, dice, «legittimare un aumento indiscriminato dei termini non fa bene a nessuno». Così come reputa «allarmante» la volontà di introdurre criteri di ordine generale che consentono alla procura di stabilire le priorità delle azioni penali. «Noi così staremmo introducendo una discrezionalità normativamente orientata, questa è una cosa di una gravità unica». Per Gambardella il legislatore dovrebbe intervenire anche sulle «inutili udienze preliminari. Su questo sono d’accordo sia avvocati che magistrati. Nel momento in cui si concludono le indagini, si manda direttamente a giudizio, senza perdere troppo tempo». Ma sugli interventi del legislatore, precisa con amarezza Gambardella criticandone un garantismo di facciata, «purtroppo ho una sensazione bruttissima che si facciano le leggi soltanto nell’ambito di una sorta di campagna elettorale permanente».

«La separazione delle carriere non è una priorità»

A far discutere, creando anche uno “scontro” tra la magistratura e il governo, è il tema delle separazioni delle carriere. «Concettualmente io sono d’accordo, ma non mi sono mai posto un problema del genere, perché io credo nel perbenismo di tutti, che è una caratteristica estranea dal ruolo che si ricopre. Io non ho un solo caso in cui un mio assistito è stato condannato per favorire la tesi del pm. Per me questa non è una priorità, la situazione è degenerata e oggi nessuno crede più nella giustizia». Il problema, spiega Gambardella, è l’assenza di «omogeneità. C’è una variabilità di decisioni e non si sa come possa finire. Si è esageratamente soggettivizzata l’interpretazione»

Sui limiti ai giornalisti e i maxiprocessi

Tra le novità introdotte di recente dal Governo, i limiti alla pubblicazione delle ordinanze per i giornalisti. «Ci sono casi in cui si esagera con le pubblicazioni e vengono sbandierate su un giornale situazioni che non hanno a che vedere con la vicenda giudiziaria. Ma con questa norma si è prodotto qualcosa di più pericoloso e deleterio, con il rischio che da alcune situazioni descritte derivi un’interpretazione del giornalista, mentre prima era in un certo senso vincolato e questo può creare effetti devastanti». Anche in questo caso, spiega Gambardella, si tratta di «un efficientismo di parata». Esprime un pensiero negativo anche per i discussi maxiprocessi. «Falcone diceva che dovevano essere un’eccezione e non la regola. Convergono posizioni che non hanno nessuna ragione per essere trattate unitamente, alcune potrebbero essere trattate più sbrigativamente. Bisogna anche mettersi dalla parte dell’imputato che soffre lo stato di detenzione». (redazione@corrierecal.it)

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