CROTONE Francesco Zito fu arrestato l’8 gennaio 2018 dal gip di Catanzaro su richiesta della Procura di Catanzaro. L’accusa, di concorso esterno in associazione mafiosa insieme al fratello Valentino, lo portò in carcere. Secondo l’accusa, avrebbero prodotto il vino della cosca dopo aver raggiunto un’intesa con i presunti boss Sestito e Spagnolo. Dopo un mese dall’arresto, il Tribunale del Riesame mandò sia Francesco che Valentino agli arresti domiciliari. Agli inizi di luglio, dopo 6 mesi trascorsi da Francesco fra carcere e domiciliari, la Cassazione annullò senza rinvio l’ordinanza del gip ritenendo completamente insussistenti gli indizi posti a base dell’arresto. La Procura di Catanzaro chiese il rinvio a giudizio di Francesco Zito. Che – difeso dall’avvocato Francesco Verri – decise di optare per il rito abbreviato, al termine del quale il gup di Catanzaro lo assolse perché il fatto non sussiste.
Nel frattempo anche la casa vinicola era stata sequestrata e rimase nella disponibilità dello Stato fino a dicembre del 2018 quando fu dissequestrata.
Nel 2022, gli avvocati Francesco Verri e Vincenzo Ioppoli hanno chiesto l’indennizzo per l’ingiusta detenzione di Zito. La Corte d’Appello ha riconosciuto i danni per l’attività di impresa raddoppiando l’indennizzo accordato a favore di Zito e attribuendogli 47 mila euro invece dei 23 che gli sarebbero spettati in base al calcolo matematico (indennizzo massimo pari a 516 mila diviso 6 anni di carcere che è il massimo della custodia cautelare applicabile e moltiplicazione del risultato per i giorni di detenzione della persona assolta).
«Questo è il primo o uno dei primi indennizzi per ingiusta detenzione riconosciuti dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel procedimento Stige. Il raddoppio dell’importo base – che di solito si ottiene dividendo la cifra massima prevista dalla legge per il numero di giorni di detenzione – è un segnale importante. Si riconosce finalmente il pregiudizio economico imposto anche all’impresa (e ai suoi soci) a causa della ingiusta privazione della libertà subita dall’imprenditore. Non è ancora abbastanza, intendiamoci. Manca una legge che preveda il risarcimento da sequestro sbagliato e da cattiva amministrazione giudiziaria. Anche se la Corte di Strasburgo si pronuncerà presto su questo tema, nel caso Cavallotti ma anche in un altro mio procedimento. Ma vorrei aggiungere anche un’altra considerazione. Credo che lo Stato non si possa permettere tutto questo. Mi riferisco alla ricaduta negativa di questi processi fallimentari sul prodotto interno lordo e al valore degli indennizzi da ingiusta detenzione. Nel processo Stige ci sono state oltre 100 assoluzioni su 169 arresti, molte definitive. Visto che a Zito sono stati accordati 47 mila euro, se tanto mi dà tanto c’è il rischio che lo Stato paghi ai 100 imputati assolti quasi 5 milioni di euro». (f.b.)
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