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il lutto

Addio a Peppino Chiaravalloti, il presidente della Regione che dribblava i riti della politica

Il profilo: dagli anni universitari con Paolo Villaggio alla carriera in magistratura e poi la guida della Calabria con la coalizione di centrodestra

Pubblicato il: 06/01/2025 – 9:05
Addio a Peppino Chiaravalloti, il presidente della Regione che dribblava i riti della politica

CATANZARO La Calabria dice addio a Giuseppe Chiaravalloti. L’ex alto magistrato ed ex presidente della Regione è scomparso all’età di quasi 90 anni, essendo nato a febbraio del 1934 a Satriano: fatale sarebbe stato un arresto cardiaco. Lunghissima la sua esperienza in magistratura, iniziata all’indomani della sua laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Genova, dove – amava raccontare spesso – ebbe come suo compagno di corso l’attore Paolo Villaggio: per Chiaravalloti una serie incarichi di prestigio come quello di procuratore di Catanzaro, poi dal 1991 procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro, e quindi fino al 2000 procuratore generale della Corte d’appello di Reggio Calabria. Il 2000 è in effetti l’anno di svolta della vita di Chiaravalloti, perché su input del leader Silvio Berlusconi e sotto l’egida di Forza Italia il centrodestra lo candida alla presidenza della Regione nella prima tornata con elezione diretta del governatore: grazie anche a marchiani errori del centrosinistra, Chiaravalloti la spunterà contro il giornalista calabrese del Tg1 Nuccio Fava per una manciata di voti. Alla guida della Regione Chiaravalloti – “Peppino” Chiaravalloti per i più – resterà per cinque anni, anni non facili, anni caratterizzati peraltro da un rapporto molto ondivago con la sua coalizione di centrodestra e in generale con le liturgie e i riti della politica politicante, rispetto ai quali Chiaravalloti mostrerà una evidente idiosincrasia: li dribblerà il più possibile, anteponendo al linguaggio della politica la sua verve culturale e la sua proverbiale ironia, esibita con una naturale vocazione per le battute e le barzellette, e imprimendo alla sua presidenza un tocco di leggerezza che tuttavia non sarà sufficiente a dare una svolta alla Calabria e a risolverne i problemi più emergenziali. Famosi i suoi rimpasti ferragostani: nel primo chiamò nell’esecutivo regionale diversi volti tecnici per quella che fu battezzata la “Giunta dei professori”, che si caratterizzerà anche per qualche inciampo, come quello di un assessore che sarebbe risultato privo di laurea pur avendola scritta nel curriculum. Diverse le tensioni e le incomprensioni con la sua maggioranza, da qui una legislatura fatta anche di alcuni “strappi” con la società calabrese, e anche con la Chiesa, che nel 2004 pubblicò un documento fortemente critico sull’azione della Regione. Per Chiaravalloti anche fastidiose vicissitudini giudiziarie: sarà indagato tre volte, due dall’allora pm di Catanzaro Luigi De Magistris nelle inchieste Poseidone e Why Not, ma alla fine sarà sempre assolto, due volte perché “il fatto non sussiste”. Nel 2005 lo stop all’attività politica: Chiaravalloti non sarà ricandidato alla fine del mandato, anche se l’allora governo di centrodestra guidato da Berlusconi lo piazzerà per alcuni anni – fino al 2012 – all’Autorità Garante per la privacy, della quale sarà anche commissario e vicepresidente. Infine, la lenta e inesorabile uscita dai radar per Chiaravalloti, che però avrà la soddisfazione di vedere la figlia Caterina ripercorrere le sue orme in magistratura fino a diventare presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria. Oggi l’addio a Chiaravalloti, un personaggio che comunque ha rappresentato un pezzo di storia della Calabria. I funerali si terranno domani pomeriggio alle ore 15 nella Basilica dell’Immacolata di Catanzaro.  (a. cant.)

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