VIBO VALENTIA Revocata dal magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Napoli la misura di sicurezza detentiva della casa lavoro nei confronti del boss di ‘ndrangheta Pantaleone “l’Ingegnere” Mancuso. Si tratta, in particolare, di una misura applicata al 64enne dopo essersi sottratto alla libertà vigilata, con successivo periodo di irreperibilità, a seguito della collaborazione con la giustizia del figlio Emanuele. Successivamente, Mancuso venne rintracciato e arrestato a Roma, dove si trovava all’interno di una sala bingo.
Nel 2014 fu rintracciato al confine tra l’Argentina e il Brasile, a Puertu Iguazù. All’epoca era ricercato per duplice tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose e fu estradato; dopo l’arresto e la successiva scarcerazione, sparì di nuovo nel 2016. Venne, poi, intercettato dalle forze dell’ordine dopo oltre un anno, nel giugno del 2017, mentre si trovava nel territorio comunale di Joppolo, nel Vibonese.
Adesso il magistrato di Sorveglianza, a scioglimento della riserva, ha osservato che, nonostante Mancuso venga attualmente indicato come un soggetto di vertice del clan Mancuso, nel corso della misura ha sempre mantenuto «un comportamento immune da censure e sempre proteso a dimostrare la palese intenzione di rispettare le regole civili», dichiarando, quindi, «cessata la pericolosità sociale». Mancuso, difeso dall’avvocato Francesco Capria del Foro di Vibo Valentia, è attualmente imputato nel processo “Adelphi” con l’accusa di essere uno dei promotori di una associazione dedita all’importazione di tonnellate di cocaina, nonché nel processo di appello per il duplice tentato omicidio della zia Romana Mancuso e del cugino Giovanni Rizzo.
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