CATANZARO Topi decapitati senza anestesia, sbattuti violentemente al muro fino a provocarne la morte, uccisi mediante l’utilizzo di farmaci veterinari con l’overdose. Sono dettagli raccapriccianti quelli che emergono dall’inchiesta della Procura di Catanzaro che ha portato a 12 misure cautelari a carico di alcuni docenti dell’Università Magna Graecia e di dirigenti dell’Asp. Nell’inchiesta, che ha preso in esame una serie di progetti di ricerca su animali vivi condotti nei laboratori scientifici dell’ateneo, è rimasto coinvolto anche l’ex rettore Giovambattista de Sarro, finito ai domiciliari, in qualità di responsabile scientifico di progetti di ricerca.
Attraverso diverse testimonianze gli investigatori hanno ricostruito le gravissime condotte di maltrattamento realizzate ai danni degli animali da laboratorio, cavie su cui fare sperimentazione ma anche su cui esercitare una crudeltà immotivata e che, anzi, andava ad alterare le analisi condotte.
A finire nel mirino degli investigatori anche le condizioni dello stabulario, lo stabilimento a Roccelletta di Borgia trovato in pessime condizioni ambientali e igienico-sanitarie, derivanti dal malfunzionamento dei condizionatori, dai continui guasti del timer “giorno-notte” e dalla mancata cura degli animali connessa alla pulizia degli stessi e delle gabbie.
I testimoni ascoltati parlano di gabbie “sempre sporche” e “una puzza fortissima («Solo quando le pulivano noi del gruppo erano accettabili»), e addirittura di aver segnalato il problema per paura di una possibile epidemia: «Io personalmente ho, qualche volta, segnalato verbalmente delle morie anomale di animali presso lo stabulario di Roccelletta di Borgia che sicuramente meritavano approfondimenti finalizzati a scongiurare un’epidemia», racconta un testimone. Segnalazioni che puntualmente sarebbero state ignorate. A ricorrere più volte è il nome del veterinario Nicola Costa, al quale sarebbe stato segnalato il pericolo dai professori: «Avvisavano e convocavano il veterinario Costa Nicola al quale venivano evidenziate le morie degli animali e lui prendeva atto di ciò ma che io sappia non prendeva un concreto provvedimento…».
Decapitati da vivi o sbattuti al muro fino alla morte. Sugli animali al centro delle sperimentazioni, topi e ratti, secondo quanto emerso dalle testimonianze, veniva esercitare una crudeltà immotivata e che, anzi, andava ad alterare le analisi condotte: «È capitato che, a causa di ciò, gli altri ratti abbiano sentito l’odore del sangue derivante dalla decapitazione e si siano agitati. Ciò può costituire un problema anche a fini scientifici, perché se gli altri animali si agitano, oltre a diventare ingestibili, producono il cortisolo che incide sui risultati delle analisi…», è una delle testimonianze.
E il nome di Costa viene indicato anche quando si parla di morti violente degli animali: «Uccideva alcuni animali, topi o ratti, facendoli volteggiare in aria e sbattendolo con forza sul muro sino ad ucciderli». «Ho personalmente visto Costa Nicola prendere l’animale, topo o ratto, farlo volteggiare in aria e picchiarlo con forza sul muro sino ad ucciderlo per i traumi provocati». Nell’ordinanza si legge inoltre che «le procedure di soppressione degli animali sono state eseguite mediante l’utilizzo di farmaci veterinari con l’overdose oppure con decapitazione senza utilizzo di farmaci con gli animali privi di sedazione. Di tali procedure ce ne occupavano tutti quelli del gruppo». (m.ripolo@corrierecal.it)
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