MILANO E’ stato fissato al 12 marzo 2025 il processo d’appello nei confronti di Salvatore Pace, il collaboratore di giustizia condannato a sette anni col rito abbreviato in primo grado per l’omicidio dell’educatore Umberto Mormile. Assieme a lui la gup Marta Pollicino aveva condannato alla stessa pena un altro collaboratore di giustizia, Vittorio Foschini, che non ha presentato ricorso in appello e per questo la sentenza nei suoi confronti è diventata irrevocabile.
Nelle motivazioni al primo verdetto, la giudice aveva scritto che il giovane educatore nel carcere di Opera sarebbe stato ucciso l’11 aprile del 1990 a Carpiano, nel Milanese, probabilmente perché era «a conoscenza dei rapporti tra ‘ndrangheta e servizi segreti, in un contesto di intreccio di poteri». Pace e Foschini erano finiti a processo dopo la riapertura delle indagini chiesta dai familiari di Mormile, fratello, sorella e figlia, rappresentati dall’avvocato Fabio Repici. Mormile, 34 anni, venne assassinato l’11 aprile del 1990 mentre andava al lavoro quando due individui in sella a una moto di grossa cilindrata esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Per questo omicidio erano già stati condannati nel 2005 come mandanti i boss della ‘ndrangheta Antonio Papalia, Franco Coco Trovato e Domenico Papalia e come esecutori materiali Antonio Schettini e Antonino Cuzzola.
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