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Droga nel carcere di Rebibbia: 32 misure cautelari

Nell’inchiesta della Dda di Roma è coinvolta anche un’avvocata

Pubblicato il: 27/01/2025 – 11:36
Droga nel carcere di Rebibbia: 32 misure cautelari

Maxi indagine dei carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sul carcere romano di Rebibbia. Sono 32 le persone colpite da misura cautelare. Scoperto un sistema illecito, all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 che opera nel carcere di Rebibbia, per far ottenere ai detenuti, attraverso certificazioni false, misure alternative ai detenuti. A promuoverlo uno psicologo. Per questo filone dell’indagine i carabinieri assieme alla polizia penitenziaria stanno eseguendo quattro misure cautelari. Altre 28 persone sono state colpite da misure cautelari per detenzione e associazione finalizzata al traffico di droga.  

Arrestata un’avvocata

Tra le persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Roma su traffico di sostanze stupefacenti e ‘favori’ ai detenuti, c’è anche l’avvocata Lucia Gargano, già assolta in secondo grado nel procedimento sulla ‘pax’ mafiosa ad Ostia. Gargano è stata raggiunta dalla misura degli arresti in carcere nell’attività di indagine svolta dai carabinieri e che riguarda illeciti avvenuti tra il 2018 e il 2019. Secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, condotta dai pm Simona Marazza e Francesco Gualtieri, Gargano si sarebbe avvalsa della sua qualifica di avvocato per favorire i contatti dei trafficanti allora detenuti con l’esterno salvaguardandone, secondo il giudice, gli ‘affari’. 

Due ordinanze

Circa 300 carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Frascati e dei Comandi dell’arma territorialmente competenti, nelle province di Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo, stanno eseguendo le due ordinanze di custodia, emesse dal gip di Roma su richiesta della Dda. Una, insieme al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, nei confronti di 4 persone, 2 ai domiciliari e 2 destinatari della misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno perché accusati, a vario titolo, dei reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsità ideologica, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. A finire ai domiciliari lo psicologo del Ser.D. considerato promotore del sistema illecito che, attraverso false attestazioni, puntava a far ottenere misure alternative ai detenuti. L’altra indagine, che ha portato all’emissione di un’ordinanza nei confronti di 28 persone, è scattata dal monitoraggio all’interno del carcere di Rebibbia di un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano che, si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Ser.D. È stato accertato che il narcotrafficante, anche se ristretto in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati (solo uno dei due arrestato), incaricati di trasmettere messaggi e direttive all’esterno, abbia continuato a promuovere un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nel quadrante sud-est della Capitale.

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